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L’Ermetismo del Black Metal: A Night with Guru Of Darkness

Creato il 13 aprile 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il aprile 13, 2012 | MUSICA | Autore: Di Stefano Leonardo

L’Ermetismo del Black Metal: A Night with Guru Of DarknessL’heavy metal nel corso degli anni ha partorito diversi sottogeneri, tra i quali il black metal. Quest’ultimo trova modo di nascere ed espandersi nella nordica penisola scandinava, e da lì si diffonde un po’ ovunque, toccando anche le sponde italiche e scendendo fino alla più esotica zona dello stivale, ovvero la Sicilia. Le tematiche centrali di tale genere sono da ricercarsi nel disappunto verso la società odierna e i suoi dettami, i quali portano ad una sempre maggiore crescita di una società di massa che allontana l’uomo dal produrre un pensiero che sia proprio, un’idea che sia diversa da quella indotta dal mondo circostante. Infatti, l’ermetismo, la misantropia e la sfiducia verso l’uomo moderno caratterizzano i blackster, i quali di contro, preferiscono un approccio alla vita maggiormente introspettivo e più libero da precetti di tipo socio-politico-religioso. I Guru Of Darkness sono una band black metal siciliana, formata da cinque ragazzi, i quali sono cresciuti con la passione per la musica, ascoltando formazioni come Venom, Mayhem, Darkthrone, Satyricon e molte altre. Nel 2004 la band isolana prende forma, anche se il progetto viene già pensato dal chitarrista Baron Cimitière almeno dieci anni prima di quella che poi è stata la concreta formazione del gruppo. Il gruppo siciliano ha all’attivo un album, Mater Meretrix, ed un lavoro realizzato per le case discografiche, le booking agency e la vendita: Journey to Destiny. Tuttora sta lavorando alla produzione di un nuovo disco. Ho avuto la possibilità di incontrare e conoscere due membri del gruppo, Tsade (voce) e Baron Cimitière (chitarra), i quali sono stati molto disponibili nel farsi da me intervistare. Così facendo, in un’invernale serata catanese caratterizzata da una leggera pioggia, all’interno di un pub del centro storico, i due rappresentanti dei Guru Of Darkness, tra un bicchiere di birra ed un’amichevole risata si sono raccontati.

Da cosa derivano i vostri nomi d’arte? E qual è il loro significato?

Tsade: «I cinque componenti della band hanno rispettivamente il nome di: Tsade (voce), Baron Cimitière (chitarra), Enlil (chitarra e tastiere), Davmass (basso), Asmodeo (batteria). Il significato del mio nome d’arte è da ricercarsi nella cultura dei tarocchi egizi, lo scelsi perché rappresenta un bilanciamento tra luce e tenebre, anche se il suo significato può variare a seconda del contesto geografico. L’immagine ch’io ho del personaggio è quella di un eremita rinchiuso nella sua torre con i suoi libri attorno. Quindi, un personaggio molto ermetico, orientato sulla sete di conoscenza».

L’Ermetismo del Black Metal: A Night with Guru Of Darkness

Baron Cimitière: «Il mio nome appartiene alla cultura voodoo. La mia idea era quella di allontanarmi dai classici nomi d’arte presi dal mondo esoterico, e poi il mio nome si presta meglio all’idea della paura ancestrale dell’uomo nero».

Tsade: «Invece, il nome del chitarrista Enlil viene preso da un’entità sumera, legata al processo di genesi e fine dell’universo, così per come lo conoscevano i sumeri. Inoltre, tale entità rappresenterebbe il Dio dell’atmosfera».

Baron Cimitière: «Il nome del bassista Davmass è frutto di un neologismo, è stato creato rielaborando il nome della messa di Davide. Ed anche il nome del batterista Asmodeo è stato frutto di neologismo, in quanto al cognome Amodeo è stata aggiunta una “s” dopo l’iniziale. Inoltre, il nome Asmodeo è collegabile ad una divinità infernale».

A quando il primo contatto e conseguente amore per un genere tanto distante dal panorama musicale cosiddetto “mainstream”?

Tsade: «Dipende da noi stessi, in quanto ognuno di noi ha una età diversa dall’altro. Quindi, c’è qualcuno di noi che si è avvicinato prima al mondo black metal e chi dopo. Comunque tutti noi abbiamo incominciato ad ascoltare il black metal intorno ai tredici/quattordici anni».

Baron Cimitière: «Per esempio, io, Enlil ed Davmass abbiamo incominciato ad ascoltare il black metal negli anni Ottanta. Era un genere totalmente underground e c’erano poche band come i Venom, Bathory, ecc. Gruppi che divennero successivamente i capisaldi della scena, i punti di riferimento storici».

Tsade: «Io invece mi avvicinai al black metal negli anni Novanta, dopo il boom di notorietà del genere, dovuto agli eventi anticlericali, le chiese bruciate ed i vari omicidi. Tutti avvenimenti che fecero scalpore agli inizi di quella decade».

L’Ermetismo del Black Metal: A Night with Guru Of Darkness

A cosa è legato il black metal, quali sono i concetti principali del genere?

Tsade: «Il black metal è legato all’occultismo, al paganesimo ed anche al satanismo. Ovviamente, dipende dai gruppi la scelta del filone da seguire nello specifico. Quindi, le varie formazioni prendono una matrice e la reinterpretano a modo loro, non per forza bisogna ripetere ciò che hanno fatto gli altri in passato. Per esempio, per noi la grande passione che abbiamo per il genere si rispecchia chiaramente nei nostri lavori e non ne abbiamo vergogna, perché è una sorta di tributo verso ciò che desideravamo fare».

Baron Cimitière: «Magari in una prima fase abbiamo celebrato maggiormente quelli che sono stati i nostri ascolti e i nostri miti, ma dopo è venuto spontaneo sposare un modus operandi più personale, infatti nei prossimi lavori si potrà notare una personalità più marcata».

Tsade: «Sì, lavori più identificativi come Guru Of Darkness».

Mater Meretrix in italiano letteralmente “casta peccatrice”, quindi un ossimoro. Questo per evidenziare la contraddittorietà e ipocrisia tipica dell’uomo? Quale messaggio volete lanciare con questo disco?

Tsade: «In linea di massima andiamo contro l’uomo, ma nello specifico della title track attacchiamo l’istituzione cattolica. È interessante il fatto di essere stati dei precursori nell’aver scritto certe cose, prima dei vari scandali cha hanno riguardato i preti pedofili, e soprattutto prima che i suddetti scandali diventassero oggetto mediatico. Tra l’altro la title track la scrissi nel periodo in cui morì Papa Giovanni Paolo II. Comunque, il nome del disco lo dobbiamo ad un’idea di Baron Cimitière».

Baron Cimitière: «Sì, inizialmente avevo pensato a questo dualismo della chiesa, che da un lato benedice e dall’altro può rappresentare una prostituta immacolata, in quanto è stata la ragione di tante guerre, tanti soprusi, la santa inquisizione e, infine, la sua ipocrisia. Anche nella stessa Apocalisse vi è scritto che la meretrice dai sette colli si prostituirà con i potenti. Da tutto ciò è poi scaturita da parte di Tsade l’idea per la stesura della title track».

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Quanti blackster si possono trovare lungo lo stivale ed in particolare in Sicilia? Quanti appassionati hanno deciso di tenere fede al Nero Culto?

Baron Cimitière: «È difficile quantificare da un punto di vista numerico…».

Tsade: «Devi considerare che molti blackster hanno uno stile di vita piuttosto ermetico, non tutti partecipano ai concerti nei pub o agli eventi live, perché il genere musicale ti permette di abbracciare uno stile di vita o di pensiero abbastanza ampio, anche se a prima vista potrebbe sembrare il contrario. Comunque, ritornando al punto della questione, in Sicilia non ci sono più di un migliaio di blackster, contando anche quelli che non partecipano agli eventi live».

Ci sono differenze tra nord e sud?

Tsade: «A Milano e in generale al nord, il genere è stato un po’ demonizzato per le vicende legate alle “bestie di satana”. Anche se a dir la verità hanno demonizzato tutto il metal in generale».

Baron Cimitière: «Infatti, la chiesa ha sfruttato queste vicende a suo vantaggio, riuscendo a far confessare pubblicamente i colpevoli delle vicende legate alle “bestie di satana” e in ultimo a farli pentire. Facendogli credere di essere posseduti. Quindi, in cambio della libertà hanno voluto che loro manifestassero pubblicamente il loro pentimento».

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Baron Cimitière: «In questo modo vengono demonizzati soltanto i generi più estremi, quando in verità i messaggi subliminali si possono trovare anche negli album pop, prendi Madonna, i Beatles, Michael Jackson».

Per chi non è appassionato, assistere ad un concerto black metal potrebbe significare trovarsi dinanzi a musicisti di nero vestiti che urlano il proprio malessere. La mia impressione è che gli scream siano una necessità scaturita da un malessere indotto da una società molto incline all’egoismo, al qualunquismo. Quindi, in questo genere c’è molta più introspezione di quanto possa sembrare. Cosa ne pensate in proposito?

Tsade: «Intanto il black metal estremizza un genere, ovvero l’heavy metal, il quale a sua volta estremizza il rock, e quest’ultimo è l’estremizzazione del blues. Quindi, è una normale evoluzione musicale che ti porta in questa sorta di codice comunicativo con dei precisi stili. Per ciò che ci riguarda, uno dei primi approcci al genere lo abbiamo avuto ascoltando brani storici dei Mayhem, Enthroned, ecc, e se non si ha dimestichezza, difficilmente si riesce a comprendere, vi è bisogno di più ascolti. Comunque, ciò che mi affascinò quando iniziai a suonare e scrivere i pezzi, fu la possibilità di sbattere in faccia la negatività di cui siamo circondati, a tutti coloro che non la vedono o non la vogliono vedere. Perché c’è gente che preferisce non guardare questo alto tasso di negatività che permea il mondo. Perlomeno questo è il mio punto di vista».

Baron Cimitière: «Queste esigenze attingono a radici ancestrali. Basti pensare al periodo preistorico, gli sciamani avevano una sensibilità tale, da indossare le pelli degli animali per compenetrarne l’essenza, per entrare in contatto con la natura. Si pensi ai rituali apotropaici, quando gli uomini superavano un livello di difficoltà identificandosi con esso stesso. Oppure, la catarsi del teatro greco, in quanto attraverso la tragedia l’intero popolo riusciva a superare le difficoltà quotidiane, poiché la tragedia stessa rappresentava una lezione di vita che permetteva al fruitore di raggiungere un alto livello di coscienza. Invece, per quanto riguarda i giorni d’oggi, ognuno ha dei modi diversi di esternare le proprie opinioni e considerazioni sulla vita. Noi Guru Of Darkness ci troviamo d’accordo nell’esternarle attraverso i nostri testi e la nostra musica».

L’Ermetismo del Black Metal: A Night with Guru Of Darkness

Quindi, l’immagine del blackster può solo in superficie apparire abbastanza truce e sinistra, celando in realtà una sensibilità così marcata da riuscire a toccare delle corde che magari altri non riescono a raggiungere?

Tsade: «Tra i blackster vi è una sensibilità al di fuori del comune. Per alcune emozioni è come se avessimo dei ricettori più amplificati. Il black metal per certi aspetti potrebbe essere considerato come una lama a doppio taglio, perché non è facile ascoltare e capire subito il significato, il messaggio, e le emozioni che ci stanno dietro».

Cosa significa fare black metal in Italia e più in particolare in Sicilia? Quali sono i pro e i contro della scena locale e nazionale?

Tsade: «Io credo che dipenda dalle band, dal loro contesto, da ciò che vogliono esprimere. Per un gruppo del centro Italia può significare qualcosa rispetto ad un gruppo del sud al quale può significare qualcos’altro. Le differenze sarebbero da riscontrare da band a band. Comunque, ovunque il gruppo black metal si costituisca, il messaggio che trasmette è più o meno sempre quello. L’unica cosa che può esservi di diverso tra paese e paese è che la band di una certa nazione si trova ad affrontare realtà socio-politico-economiche diverse, rispetto altre band di altri paesi».

Nello specifico, il pregio o difetto della scena nazionale?

Baron Cimitière: «Il problema italiano è da ricollegarsi all’esterofilia».

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Tsade: «Anche se è presente una buona realtà italiana, l’Italia non la supporta. Invece, in Gran Bretagna sono educati diversamente, lì prendono un prodotto e lo portano in alto, anche se il prodotto è mediocre. Lì si supportano e sostengono a vicenda, da noi il sostegno manca, anzi c’è dell’ostracismo. In passato abbiamo fatto un tour nei paesi centro-orientali d’Europa: Austria, Slovacchia, Polonia, Serbia e Bulgaria; ed abbiamo notato che in questi paesi c’era molta partecipazione, si sentivano i boati del pubblico, gli applausi e molto entusiasmo. Invece, a volte qui da noi c’è gente che ai concerti sta a braccia conserte, e si sentono solo timidi applausi».

Baron Cimitière: «Questo fa capire molte cose. In Italia, le persone che suonano un genere spesso sono le stesse che poi vanno ai concerti. Quindi si sente una rivalità tra band, una sorta di guerra dei garage».

Tsade: «Probabilmente è uno specchio socio-politico del nostro paese».

Avete mai suonato nella patria del black metal, ovvero la Norvegia? Qual è stata la vostra migliore performance e miglior ricordo, anche a livello di calore e affetto da parte dei fan?

Tsade: «Purtroppo ancora non ci è capitato di suonare in Norvegia, invece il miglior ricordo fuori dal nostro paese lo abbiamo avuto a Belgrado, Varsavia e Cracovia, quindi la Serbia e la Polonia. Davvero un ottimo riscontro».

Baron Cimitière: «Invece in Italia siamo stati accolti benissimo in Calabria, davvero una bella risposta da parte del pubblico, soprattutto a Catanzaro e Cosenza».

Tsade: «Anche qui in Sicilia una certa soddisfazione la si può riscontrare».

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Sapete darci qualche informazione sul nuovo disco? Quali saranno le tematiche trattate?

Tsade: «Ci stiamo lavorando, lo stiamo curando il più possibile perché sappiamo che si deve soddisfare e ci deve soddisfare. C’è una ulteriore personificazione del sound, però non gireremo mai le spalle al mood evil che ci ha caratterizzato fin dai primi passi».

Baron Cimitière: «Il nostro stile sarà sempre quello. Per esempio, il mio look subirà qualche cambiamento, ma non troppo. A proposito del mio look. Vorrei aggiungere qualche spiegazione in merito, in quanto il vero Baron Cimitière sarebbe un becchino della tradizione voodoo, vestito con un frack ed un teschio in mano. Invece, il look del mio personaggio sfata questo luogo comune, poiché il mio abbigliamento è caratterizzato da un sacco di colore nero ed il volto truccato come a raffigurare un teschio».

Tsade: «Invece, il mio personaggio rappresenta l’espressione fisica del dolore».

Riguardo i temi trattati nel nuovo disco. Quali saranno?

Tsade: «I testi del nuovo disco sono tutti pronti. In quest’ultimo album non ci saranno racconti fantastici come accade in una traccia di “Mater Meretrix”, ovvero in “Back from Suicide”. E poi, nel nuovo disco vi sarà una nuova registrazione di “Fields of the Crosses”. Comunque, le nuove tematiche non si soffermeranno troppo sul filone delle catastrofi che dovranno avvenire secondo i Maya nel 2012, ma andrà oltre. C’è un focus on su determinati argomenti ed uno zoom out su altri. Provare ad analizzare le cose sia da un punto di vista microcosmico che macrocosmico. C’è un’esigenza di evoluzione e di autocoscienza della bassezza in cui si vive attualmente. È un discorso evoluzionistico. Ci sarà una frase nella title track, nella quale canterò: “Antichi oracoli dissero, nel 2012 gli ultimi giorni. Ma io riderò quando nel 2013 sarete sempre gli stessi”. Nel disco vi saranno anche tematiche più intime. Vi sarà la title track, la quale potrà essere considerata come un inno a se stessi, nel senso sia individualistico che spirituale del termine. Ascoltare il nuovo disco sarà come fare un viaggio dal tramonto all’alba».

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La sensibilità è uno degli elementi base del genere. A dispetto di quelle che possono essere le apparenze. Qual è il vostro giudizio in merito alla società e i suoi standard?

Tsade: «È una società in continua evoluzione, che ancora ha parecchia strada da percorrere. Nei secoli l’uomo ha affrontato un percorso, ed ha sbagliato varie volte ad imboccare la giusta strada davanti i bivi che gli si ponevano. Comunque, il male peggiore è la sete di potere che non risparmia nessuno, anche se pensandoci bene, il male è difficile da racchiudere in determinati settori».

Baron Cimitière: «Oltre la sete di potere ed il denaro, c’è qualcos’altro di ancora più meschino. Esiste un’ideologia che permea l’uomo fin dalle più remote radici, ovvero l’accumulo di potere giustificato con la religione, usare in maniera infima la religione, come strumento che ti permette di mascherare la tua sete di potere e le azioni che da questa scaturiscono. Questo è il motore delle guerre e delle ingiustizie».

Per adesso avete all’attivo un solo videoclip Moloch Eyes e la co-produzione di Tsade nel film di Steve Sylvester The Devil’s Graal. Avete in mente qualche altro progetto audiovisivo?

Tsade: «Devo dire che questo film a cui sto lavorando è un gran progetto partorito da me e Steve, al quale tengo moltissimo. Posso dire di aver avuto l’onore di conoscere una vera leggenda. Quando avevo quindici anni e mi capitò di ascoltare un suo disco, rimasi piacevolmente colpito, pensando che in Italia c’è veramente gente con tanta capacità e potenzialità non sfruttata, come è il caso di Steve, che avrebbe meritato molto di più, soprattutto all’estero. Molti dei piccoli traguardi che l’Italia ha raggiunto nel metal, li deve a Steve Sylvester. È stato uno dei precursori in assoluto».

Baron Cimitière: «Steve ci ha inoltre fatto un regalo, cantando nella traccia finale del nostro disco».

Tsade: «Per quanto riguarda il film. Ci stiamo lavorando e si pensa che uscirà in dvd e nelle sale. Comunque, il progetto è molto “blindato”, quindi non possiamo rivelare molto, toglieremmo la curiosità a tutti coloro che vorranno vederlo».

E per quanto riguarda i nuovi videoclip dei Guru Of Darkness?

Baron Cimitière: «Stiamo progettando un nuovo video. Stavolta, a differenza del video di “Moloch Eyes”, vorremmo avere più voce in capitolo, per ciò che concerne la parte scenografica».

Tsade: «Comunque, ancora non sappiamo bene come impostare il video, come e con chi farlo».

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Quale traccia pensate di scegliere per il nuovo video?

Tsade: «Bella domanda (ride NdR). Ancora non lo sappiamo, dobbiamo valutare attentamente. I brani che si prestano sono molteplici. Ancora ci dobbiamo pensare».

Baron Cimitière: «Molto probabilmente faremo un’anteprima del nuovo disco, rilasciando un paio di brani».

Quali differenze vi sono tra la demo Journey to Destiny e il primo disco Mater Meretrix? Sia a livello contenutistico che sonoro?

Tsade: «Su “Journey to Destiny” abbiamo un suono di batteria realizzato al computer, in quanto all’epoca mancava nella band la figura del batterista. Poi, non appena Asmodeo entrò a far parte della band, prendemmo quattro brani di “Journey to Destiny” e li registrammo nuovamente per il full length. A livello di contenuti, il primo lavoro era più legato a tematiche mortuarie, l’ottanta per cento dei testi tratta di argomenti legati alla morte. Per esempio in “Call of Nenia” si analizza la vita dal punto di vista dei defunti, come se fossero loro a compiangere noi. Oppure in “Back from Suicide” si narra di un uomo che torna dal suicidio perché probabilmente sente di aver lasciato qualcosa di incompiuto nella sua vita. Quindi si nota qualcosa di contraddittorio, perché il suicidio è l’atto cosciente di porre fine alla propria vita».

Cantare in italiano? Ci avete mai pensato?

Tsade: «Non ci interessa più di tanto perché vogliamo che i nostri pezzi vengano compresi da più gente possibile, l’inglese ci permette di varcare i confini nazionali ed essere fruiti e compresi anche da chi non parla italiano».

Baron Cimitière: «Ci hanno provato qui in Sicilia, a cantare addirittura in dialetto. Questo gruppo ebbe anche un bel riscontro da parte del pubblico, ma non ebbe lunga vita».

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L’oscurità e i tipici scream sono più una valvola di sfogo, necessità o scudo per distinguervi da una massa così superficiale?

Tsade: «Ormai per noi è diventata una necessità, perché è una valvola di sfogo, butti fuori tutto ciò che ti porti dentro e ti lasci andare totalmente. Poi, quando si sale sul palco ci si trasforma completamente, impersonando quelli che sono i nostri alter ego. Sul palco c’è l’essenza di ciò che si vuole dire, di come ci si vuole esporre ed esprimere».

Riuscite a vivere di musica? Il vostro desiderio è quello di vivere con la musica, oppure vi interessa soltanto esprimere i vostri concetti attraverso le canzoni?

Baron Cimitière: «Ognuno di noi la pensa in un determinato modo. Per quanto mi riguarda, sento una necessità di esprimermi in musica ed un desiderio di poter vivere con l’arte. Obiettivamente, mi sembra difficile poter trovare questo equilibrio. Per vivere di musica, dovremmo cambiare genere, oppure affiancarne uno più commerciale, ma che ci debba piacere».

Tsade: «Per me è primariamente una necessità. Sicuramente il sogno recondito di tutti i musicisti è quello di diventare una rock star, ma vedo tale traguardo abbastanza lontano, perlomeno per noi. Poi, personalmente ho sempre suonato per me stesso, in passato ho fatto varie demo, ho fatto colonne sonore per cortometraggi indipendenti italiani. Figurati che facevo demo e non li facevo uscire neanche per le recensioni, mi bastava il fatto di ascoltarle e gustarle da solo».

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Una domanda volutamente provocatoria. Credete in Dio? Siete atei, oppure avete fede in un Dio oscuro. E se così fosse, quali sarebbero i suoi precetti da seguire?

Baron Cimitière: «Una parte di me vorrebbe credere, un’altra crede e poi vi è anche una parte avversa la quale rasenta l’ateismo. A seconda delle circostanze e del mio stato d’animo varia il mio credo».

Tsade: «A me invece piace assorbire pensieri e concetti non solo dalle forme religiose, ma anche da stili di vita, da idee».

Lascio a voi le ultime parole.

Tsade: «Dateci un ascolto perché non ve ne pentirete, in quanto ci teniamo davvero a dare il massimo in ogni disco e concerto che facciamo. Diamo sempre il massimo di noi stessi, lavoriamo tanto per creare qualcosa che possa soddisfarci e soddisfare, ci teniamo a curare molto ciò che facciamo in ogni minimo dettaglio. Se volete ascoltare un lavoro genuino, sapete dove andarlo a trovare».

2009 Pictures by Extreme Video / Davide Alfonzetti / Bianca Candiano



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