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L’ultimo uomo della Terra – Ubaldo Ragona

Creato il 14 ottobre 2015 da Maxscorda @MaxScorda

14 ottobre 2015 Lascia un commento

L'ultimo uomo della Terra
Un tempo sapevamo fare il cinema. Non e’ una novita’, si sapeva, sapevamo fare anche ottima fantascienza e questo e’ gia’ piu’ strano. Non tragga in inganno il titolo "L’ultimo uomo della Terra" perche’ stiamo parlando della trasposizione cinematografica di "Io sono leggenda", uno dei romanzi di fantascienza e non solo, tra i piu’ straordinari di tutti i tempi, a dir poco una pietra miliare del genere, uno di quei libri che passassero cento vite, non si dimenticano.
E’ la storia di Vincent Price, forse unico sopravvissuto in un mondo in cui i pochi vivi si sono tramutati in vampiri causa un virus portato in tutte le nazioni del mondo dal vento. Scienziato impegnato a trovare una cura, prima perde la figlia, poi la moglie e lo incontriamo tre anni dopo la catastrofe, impegnato di giorno ad uccidere i vampiri girando palazzo per palazzo e sopravvivere alla notte dove gli stessi vampiri gli circondano casa tentando di stanarlo. L’epilogo sara’ sorprendente con una nuova speranza seppur diversa da quella immaginata.
Primo delle tre versioni sul grande schermo, la seconda fu "1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra" con Charlton Heston e l’ultima di qualche anno fa con Will Smith unico a mantenere l titolo del romanzo ma non il suo spirito, facendone un polpettone buonista tra il ridicolo e il deprecabile, molto peggio del precedente che dal romanzo prende una vaga ispirazione puntando ad altro, percio’ piu’ apprezzabile come opera autonoma.
Ragona invece resta sul pezzo con le ovvie diversita’, specie sul finale irriproducibile al cinema per via della carica emotiva e concettuale che non puo’ passare dalla carta stampata alla celluloide, eppure la tragedia di un uomo, il protagonista, resta immutata, palpabile, dolorosamente potente anche grazie al grande Vincent Price che regala una prova da grandissimo attore, oltre il genere col quale siamo abituati a pensarlo. Forse un po’ troppo avanti con gli anni ma l’esperienza serve eccome, a trasmettere il dramma di chi sopravvive suo malgrado anche a se stesso. Regia essenziale, quasi minimale, regala una Roma straordinaria col quartiere EUR perfetto teatro di un luogo magico e senza tempo, sospeso tra antico e moderno, perfetto per rendere la visione del film ancora oggi attualissima. Poi la luce dell’alba, evidentemente per limitare ogni presenza estranea, regala un’incredibile atmosfera che sa di magico e drammatico nel contempo. Senza dimenticare che per stessa ammissione di Romero, il film e’ il vero genitore dell’iconografia zombie da lui usate sin dal primo "La notte dei morti viventi"
Un gioiello imperdibile, cinema italiano davvero inimitabile.

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