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la crisi ci salverà. forse.

Creato il 06 ottobre 2011 da Martahasflowers
la crisi ci salverà. forse.
 ne parlavo ieri sera con un amico.
di jebb-giacobici e della sua scelta di vita libera,
senza pesantezza di cose e di obblighi non voluti
(perché il nostro eroe, dopo aver constatato che aveva troppe clienti e che si stava trasformando in un travet, ha mollato milano, le cicliste metropolitane pazze di lui ed è scappato verso nuovi lidi di leggerezza).
poi questa mattina mi sono ascoltata tutto il discorso mozzafiato di steve jobs ai neolaureati di non so più quale università americana e alla fine, col magone e i brividi, avrei spento il computer (mac, per altro) e sarei balzata sulla mia scrivania annunciando al mondo il mio immediato e irrevocabile licenziamento da un lavoro che non amo e che mi sta avvelenando.
solo il pensiero mi avvicinava all'estasi.
perché la domanda, il sospetto, la follia (stay foolish, stay hungry) è questa: non è che stiamo sbagliando tutto, tutti quanti?
non è che in questi decenni ci siamo avviluppati a troppe cose,
confondendo il superfluo con il necessario,
e obbligandoci a soffocare dentro pur di possedere roba, 
di godere di attimi consumati all'istante dalla fatica e dai compromessi fatti per arrivarci?
tutto questo correre dove ci ha portato e dove ci porta?
ché poi, mi diceva il mio amico, ci sono sempre più persone che scelgono di scendere.
di fermarsi, di alleggerirsi e impoverirsi di cose,
per arricchirsi invece di tempo e di senso.
e dunque pensavamo che magari tutta questa crisi che stiamo vivendo,
che pare peggiorerà sempre di più e ci travolgerà,
forse alla fine, quando si rimetteranno insieme i puntini (cit.), potrebbe rivelarsi un'occasione,
la svolta verso una vita con meno roba ma con molta più serenità interiore.
basterebbe, basterà essere capaci di fare un clic con la testa,
di mettersi al centro di una rivoluzione degli obiettivi per la propria esistenza.
che è breve e va vissuta senza perdersi dietro al vuoto.
senza accumulare mattine in cui davanti allo specchio ti dici che non ha nessun senso profondo per te quello che stai andando a fare.
bello, figata: la svolta, il clic...
poi ho pensato ai miei tre figli.
alle possibilità che ho il dovere di offrire a loro.
agli studi che avranno il diritto di poter fare.
qui o altrove.
a quello che ho avuto io...
mi è venuta paura e il clic mi si è inceppato in testa.
ho ricacciato le lacrime in gola e mi sono rimessa al lavoro.
travet che più travet di così non si può.
mesta e pure un po' umiliata.
Grazie a V., nuovo amico.

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