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La “fine” di un libro

Da Flavialtomonte

L’altro ieri ho finito di leggere “Il terrazzino dei gerani timidi” di Anna Marchesini.
L’orologio segnava le due e mezzo di notte, e a farmi compagnia nella lettura solo l’abatjour orizzontale del comò. Un’abatjour con l’accensione e lo spegnimento a corda, comoda e perfetta per le mie letture serali.
Il problema della posizione da prendere sul letto è ormai superato da anni. Non mi sbaglio più, e il libro obbedisce, si lascia guidare dalle mie mani, dai miei sensi, e l’altro ieri anche dalla mia sofferenza: la tristezza di chi sta per concludere la lettura di un libro simile ad un addio. Forse per questa ragione da bambina lasciavo in sospeso i libri più forti e coinvolgenti: avevo voglia di cibarmi dei libri prima che i libri si cibassero di me. Non volevo fare la fine di Alice nel paese delle meraviglie, e volevo stare ancora lì, a leggere e leggere con coscienza, aggiungendo un libro alla volta al mio scaffale come un puzzle infinito.
Aprire un libro e cominciare a leggerlo è una sensazione bellissima, chiuderlo un po’ meno. L’ultimo capitolo, si assapora più lentamente.
Un consumarsi lento che si conclude nelle ultime righe del capitolo finale. L’ha detto anche Anna Marchesini nel suo libro, parlando del suo amore per la letteratura. Leggevo, e sorridevo. I suoi pensieri li sentivo tanto vicini ai miei.
Prima di ora non ero a conoscenza della sua grande passione per i libri. Sapevo già della sua laurea in Psicologia e del suo mestiere di attrice, ma non della sua vita di autrice. Scrive e ama – ancora di più – rileggere, revisionare, da un semplice articolo ad un intero romanzo.
Finisco di leggere, senza sonno, sfoglio le ultime pagine che richiudo delicatamente.
Le informazioni dell’autrice sul retro dicono che al momento insegna all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, a Roma. Sorrido soddisfatta per lei e sussurro un “grazie” do un bacio al libro e lo riposo sul comò con la bambina della copertina a vista, spengo l’abatjour, mi rimbocco le coperte e la mia faccia si prepara a sognare, prima con gli occhi e poi con le labbra che mantengono quell’espressione gioiosa: è ancora presto per sentirne nostalgia.

I pensieri si distendono,
si distendono anche i ricordi,
e fuori da me
tutto si restringe
e si fa chiaro.


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