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La Libia e le semplificazioni idologiche

Creato il 22 marzo 2011 da Zfrantziscu
Vorrei tanto avere, sulla guerra portata in Libia dai “volenterosi”, la capacità di dividere il giusto dall'ingiusto come fanno molti qua e là sul web, soprattutto in Facebook. Uno strumento, questo, particolarmente usato per le asserzioni e non per i ragionamenti. Asserzioni come quelle secondo cui uno stato sovrano ha diritto a gestire i suoi affari interni e che non fanno una grinza. Se non fosse per un particolare: il resto del mondo può starsene con le mani in mano, mentre uno stato sovrano massacra i propri cittadini? Al che gli amanti delle asserzioni ribattono: il mondo però non si è mosso per il Darfur. Aggiungerei che non si è mosso per la Cecenia, né per il Tibet, né per la Cambogia, né per la Birmania, facendo finta che si trattasse di affari interni ai rispettivi stati sovrani. Si è mosso invece per il Kosovo e per Timor Leste. Ma il problema è questo: le pochissime volte che la cosiddetta comunità internazionale si è interessata agli affari interni di stati come la Serbia e l'Indonesia, ha fatto male o ha fatto bene. Assicurarsi che Milosevic non sterminasse i kosovari e Giakarta i timorlestiani è stato un bene o un male? E, oggi, fare in modo che Gheddafi smettesse di massacrare la Cirenaica è un bene o un male?Come spesso accade, l'ideologia non aiuta a capire le complessità. Aiuta quasi esclusivamente se stessa a riprodursi. La questione libica è invece ridondante complessità: la insopportabile grandeur francese, la sete di petrolio dell'Europa, una mai sopita vocazione colonialista, una paranoia (spesso razzista) dell'immigrazione di massa, il terrore molto giacobino che dalla Libia nascano due o tre stati, l'incertezza circa la qualità laica e non fondamentalista della futura Cirenaica, e si potrebbe continuare a lungo ad elencare gli elementi di una complessità che mal sopporta le semplificazioni ideologiche. Ma c'è sopra ogni cosa una domanda: è un bene o è un male che si impedisca a regimi dittatoriali o totalitari di bombardare i sudditi che tali non vogliono più essere?Ogni successivo ragionamento parte dal tipo di risposta. Con chi dicesse che è un male, non saprei come interloquire. Con gli altri, sì. Gli insorti di Bengasi, pur ringraziando per l'intervento aereo francese, hanno detto che avrebbero preferito ricevere armi e sbrigarsela per conto loro. Segno evidente che si sentono forti e in grado di raggiungere il loro obiettivo da soli. Va da sé che dal punto di vista della legalità internazionale non c'è poi molta differenza tra inviare armi a ribelli contro uno stato sovrano e impedire ai suoi governanti di sterminare “come topi di fogna” gli insorti. Sempre di interferenza si tratta.Una volta che si è d'accordo sulla questione di fondo, non c'è dubbio che sui modi, sugli interessi legittimi e ignobili, sui pericoli, sulle convenienze, sui timori, su tutto si potrà discutere. Utilmente ragionare, visto che oggi la Libia, domani forse la Cirenaica, la Tripolitania e il Fezzan, sono alle porte di casa nostra. 

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