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LA MORTE DEL GESTO CREATIVO – parte terza

Creato il 24 febbraio 2013 da Giulianoziveri @giulianoziveri

big_012 Nel mio lavoro si presuppone che l’Artista abdichi alla sua funzione, in primo luogo consegnando alla Luce la pulsione creativa, rivelata per Mezzo del sacrificio necessario, che annulla il gesto vero nel sistema digitale. Da tale trasformazione e dal simulacro dell’immagine riapparsa in pixel, nutrito e conformato dallo stesso sistema, emana il Contenuto ineludibile dell’Opera, la cui essenza estetica si disincarna e in certo qual modo si “reincarna”, ovvero si realizza, nella tecnologia digitale.
Se il Fine dell’Opera d’Arte è coniugare l’ideale con il reale, ovvero il pensiero con la materia, ciò trova una congiunzione paradossale, ma perfetta, nello stesso sistema virtuale.
Non solo. Mezzo, Contenuto e Fine sgorgano dalla stessa matrice tecnologica, assumono la stessa forma nel codice binario, rivelandosi in piena corrispondenza. Nessuno di questi elementi prevale sull’altro.
Vorrei sostenere che l’Opera, collocandosi all’esterno e all’interno dell’estetica dell’Arte, pur valendosi di un supporto tecnologico potenzialmente standardizzante, si riappropria così dell’aura di unicità “persa nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” (W. Benjamin).
Tornando brevemente alla tecnica con cui lavoro, l’immagine ottenuta attraverso il procedimento a passaggi successivi accennato nel precedente articolo, con il ruolo determinante della Luce, verrà trasposta su una pellicola trasparente, ancora una volta per mezzo di uno strumento digitale (stampante a getto d’inchiostro).
Questa operazione (così come è avvenuto per la Luce) sarà praticata non da me-artista, ma da un tecnico che nulla ha a che fare con il senso dell’Arte, che contribuisce a sostenere la realizzazione dell’Opera senza esserne autore.
Testimone del mio tempo, dichiaro con ciò una ulteriore mia assenza come artista nell’Opera, a conferma definitiva del senso di rinuncia insito, alla luce delle mie precedenti riflessioni, nel concetto portante del significato dell’Arte oggi, ovvero “le Morte del Gesto Creativo”.
In questi lavori si sta partecipando alla relazione tra pittura e stampa, tra pittura e mass media, relazione già frequentata, per esempio, da Rauschemberg e Warhol con la tecnica serigrafica.
Con l’avvento dei media digitali questa relazione è entrata in una nuova fase e ha assunto un look diverso, nuovo, che nutre una nuova estetica: come sostiene Robert Storr (*), uno dei più accreditati e famosi critici d’arte contemporanei, si tratta di “una innovazione liberatoria, che trasforma i limiti e i difetti della tecnica digitale in pregi capaci di evidenziare le intenzioni essenziali dell’opera. Stampanti a getto d’inchiostro per produrre vere opere d’Arte e non per riprodurre immagini. Per gli esponenti ingrigiti delle avanguardie che hanno atteso con impazienza la morte della pittura (e con essa, la morte del gesto creativo, n.d.r. G.Z.), per i conservatori che hanno temuto questa eventualità e hanno, di conseguenza, odiato i media emergenti, è una pessima notizia!”

(*) si veda l’articolo di Robert Storr pubblicato il 24/10/2012 sul Corriere della Sera, pagina 32



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