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“La pelle che abito”

Creato il 28 settembre 2011 da Cinemaleo

“La pelle che abito”

2011: La piel que abito di Pedro Almodóvar

   uscita italia: 23 settembre 2011   uscita francia (cannes): 19 maggio 2011   uscita spagna: 2 settembre 2011

“La pelle che abito”
 
“La pelle che abito”

Alla sua uscita a Cannes ha suscitato non poche perplessità.

All’estero la critica si è divisa (El Pais: “E’ un film patetico e involontariamente comico”, The Guardian: “Un film forse non proprio magnifico, ma di una tale intensità…”, Hollywood Reporter: “Alle ossessioni di sempre – come il tradimento, l’ansia, la solitudine, l’identità sessuale, la morte – Almodovar aggiunge stavolta l’elemento fantascientifico con sfumature horror. Solo un talento come Almodovar può tenere insieme tutti questi elementi senza far saltare in aria un intero film”), in Italia è stata pressoché unanime nel giudizio negativo (la Repubblica: “…una specie di thriller estremo o di horror comico. Si ride molto, moltissimo, ma forse anche quando l’autore non l’aveva previsto”, Il Fatto Quotidiano: “…troppo barocco e postmoderno, compiaciuto e annoiato, questo thriller fantascientifico è tutta pelle e zero arrosto”, La Stampa: “…il gioco, pur imbastito con la consueta maestria, rimane fine a se stesso: intriga, ma non coinvolge”, Yahoo: “I dialoghi risultano troppo spesso prevedibili, un gioco verbale di inerzia che oscilla tra banalità e grottesco”, Comingsoon: “…il risultato non è all’altezza delle ambizioni dell’autore”, Cinematografo.it: “…il film è uno shar pei, Pedro tutto panza e niente sostanza”).

E’ consuetudine che ogni lavoro di Pedro Almodóvar provochi polemiche e discussioni. Il suo cinema così pieno d’inventiva, personale anticonformista e provocatorio, da molti è -giustamente- idolatrato, da alcuni è vituperato. Appartenendo al primo gruppo, salutiamo con gioia ogni sua nuova produzione, aspettandoci sempre qualcosa che ci sorprenda e ci scuota. Questa volta però le aspettative sono andate in parte deluse. Da encomio il suo tentativo di fare qualcosa di diverso: La pelle che abito è lontano anni luce da gioielli come Pepi Luci Bom e le altre ragazze del mucchio, La legge del desiderio, Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Tutto su mia medre, VolverIl problema è che La pelle che abito suscita nello spettatore noia più che emozione (1).

Certo non mancano le note caratteristiche del grottesco, del trasgressivo, dell’ambiguità sessuale nel rappresentare la vita con le sue assurdità (e il tutto espresso con i soliti colori vivissimi e la solita cura estetica) ma sono assenti sia l’ironia che il dramma. Il film (il suo diciottesimo) risulta stranamente lento e prolisso, a volte fastidioso, poco vivace nel racconto, eccessivamente freddo e trattenuto. Il cinema di Almodóvar è stato sempre surreale ma al contempo sempre verosimile, qui tutto appare invece poco plausibile… per non dire finto.

Il cast, come sempre nei lavori del regista spagnolo, è da encomio (ma è da sottolineare che la grande Marisa Paredes appare qui sacrificata in un ruolo di poco spessore). Ottima la colonna sonora di Alberto Iglesias.

“La magia del cinema di Pedro Almodovar -scrive Curzio Maltese- vive di paradossi e di uno in particolare: l’inverosimiglianza delle trame serve a esaltare l’assoluta autenticità dei sentimenti. In questo La pelle che abito fallisce troppe volte il bersaglio…”: concordo in pieno.

note

(1)   Alcuni sostengono che questo film non sia piaciuto solo perché non si accettano i cambiamenti: La pelle che abito con si apprezzerebbe perché troppo diverso dal «solito» Almodóvar. Assurdo: Amarcord è un pianeta diverso rispetto a La strada, Settembre lo è rispetto a Manhattan… ma sono sempre gioielli, da tutti riconosciuti come tali.

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