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La soia transgenica sfratta migliaia di contadini in Paraguay

Creato il 29 marzo 2012 da Eldorado

Grandi estensioni di terra in mano a pochi proprietari, incremento delle coltivazioni di soia, deforestazione, sfratto delle famiglie contadine: la questione agraria nel Paraguay rischia di convertirsi in un problema sociale di difficile risoluzione. Attualmente, almeno trecentomila persone stanno deambulando senza meta nelle campagne paraguayane alla ricerca di un posto dove finalmente fermarsi.

Ieri, una marcia di contadini, riuniti nella Liga de los Carperos e nella Federación Nacional Campesinos, è giunta fino alla capitale Asunción per chiedere una riforma agraria che possa dare una risposta al loro peregrinare. Molti di loro hanno già deciso di rimanere nella capitale, dove occuperanno terreni abbandonati e parchi finché il governo  non riuscirà a dare loro una risposta.  Sotto accusa da parte dei contadini è soprattutto il sistema dei grandi latifondi, che li ha lasciati senza lavoro e li ha costretti ad un’esistenza da nomadi e da fuorilegge. Ogni qualvolta che piantano le tende (da qui il nome la Liga de los Carperos, sorta di campeggiatori abusivi) nascono gli scontri con la Polizia e con il Ministero dell’interno che, chiamati a mantenere l’ordine, vengono accusati dal movimento contadino di velare esclusivamente per gli interessi dei grandi proprietari terrieri. La questione è seria ed ha le sue radici nel lassismo istituzionale che ha permesso negli anni passati l’acquisto da parte di imprenditori stranieri, soprattutto brasiliani, di vaste estensioni nelle regioni dell’Alto Paraná e di San Pedro, sconvolgendo il sistema agricolo paraguayano, con la creazione e sfruttamento della coltivazione della soia. A Ñacunday, un mese fa, circa 8000 contadini hanno occupato le terre di un facoltoso fazendero brasiliano, reclamando terreni per soddisfare le loro esigenze di sopravvivenza. Da allora, alle autorità non è rimasto che cercare proprietà dello Stato su cui dirigere i nuclei famigliari in maniera provvisoria, in attesa di una legge che possa infine determinare il futuro del settore agricolo.

La soia transgenica sfratta migliaia di contadini in Paraguay
La situazione è comune in tutto il Paraguay. La monocoltivazione della soia ha smantellato il sistema produttivo contadino tradizionale. Nell’ultimo anno il Paese è arrivato a produrre 8,4 milioni di tonnellate di soia, ma allo stesso tempo ha creato un tasso di povertà assoluta del 20%. Il Paraguay è diventato il quarto produttore mondiale di soia transgenica, riservando due milioni di ettari a questa coltivazione, che non richiede manodopera perché quasi totalmente meccanizzata. Secondo uno studio dello statunitense Richard Doughman, un solo agricoltore è sufficiente per gestire 200 ettari di campi di soia. Di fronte a questa situazione, i proprietari terrieri paraguayani e stranieri hanno modificato lo sfruttamento delle loro terre, dedicandosi quasi esclusivamente a questa coltivazione, disfacendosi inoltre delle grandi mandrie di bovini che in precedenza pascolavano liberi e producevano carne e latte in grande quantità. Oltre a generare una crisi sociale, la soia ha infatti dimezzato la produzione di carne bovina in un paese famoso per la sua tradizione ganadera, obbligando i paraguayani ad un cambiamento nelle loro abitudini alimentari. Non sono in rischio solo il latte e la carne, ma anche tutte le altre coltivazioni tradizionali, dal mate alla canna da zucchero, dal riso alla frutta, che si vedono giorno dopo giorno diminuire le estensioni di terreno su cui crescere.

Dietro l’escalation della soia ci sono le solite industrie agroalimentari: Monsanto, Cargill, Shell Agro, Bayer, Dupont che, appoggiate, da un nutrito gruppo di parlamentari conservatori, impediscono l’attuazione della ridistribuzione delle terre auspicata dal presidente Lugo. La vendita di semi transgenici rappresenta un affare al quale nessuna di queste aziende vuole rinunciare, senza importare il grande rischio di catastrofe alimentaria ormai alle porte.


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