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La vita spiegata a mio padre

Creato il 17 marzo 2013 da Lacocchi @laCocchi
Di mia madre parlo sempre.
Perché la mamma è la mamma, e in questo caso la mia mamma, è un caratterino non indifferente, e io spero di aver preso da lei.
Io non sono certo stato un tipino semplice: parlate voi con un'adolescente brufolosa che l'unica cosa che voleva fare era scappare a girare il mondo, che sbatteva le porte, che urlava.
Poi parlate voi con una che è andata in depressione, che l'unica cosa che voleva fare era dormire al buio sotto le coperte per giorni interi, che si trascinava per casa senza una speranza, non studiava, non usciva, aveva gli attacchi isterici.
Ecco, parlateci voi.
Io e madre più che parlare, urlavamo. Abbiamo urlato per molto tempo. Qualche anno sicuro. La volta che abbiamo urlato di più non ci siamo parlate per qualche settimana.
Poi abbiamo smesso. Poi siamo passate a capirci silenziosamente. A capirci a chilometri di distanza, a chiamarci nello stesso momento perché ci dobbiamo salutare e "mamma come cazzarola si fa la besciamella?"

Tra tutti questi litigi, grandi chiacchierate e lacrime e sorrisi, c'è sempre stato lui: mio padre.
Padre ha vissuto tutta la vita circondato da donne. Quattro donne e pure una gatta. E poi è arrivata una nipote. Beato fra le donne.
Questo ovviamente ha reso papà silenzioso ascoltatore di discorsi da donne, di cuori infranti e mal di pancia mensili, di tagli di capelli sbagliati, di "COSA MI METTO STASERA!" e di papà mi accompagni qui alla festa lì a scuola qui a danza poi a Milano a cercare casa a Bologna a traslocare a fare il saggio di danza là.
E' sempre stato uno silenzioso, lui. Uno di quelli che solo ogni tanto rompe il silenzio e ti chiede come stai, o se sei sicura di quello che stai facendo.
Papà, scusaci papà, è sempre stato l'ultimo della famiglia a sapere le cose di noi quattro.
Perché prima si parla con la mamma, poi con le sorelle, poi si ascoltano i consigli e poi "Ok, ora lo dico a papà". 
Ma non perché meno importante. Perché le cose, al papà, se si è figlia, si spiegano in modo diverso.
Si spiegano più gentilmente, più velatamente, ci si gira attorno un po' di più.
Che come lo dici a tuo papà che cambi casa, di nuovo, cambi città, nuovamente, e che, soprattutto, vai a convivere? EH?
Che per lui probabilmente resterai sempre la figlia di cui ha poche foto perché ogni volta si nascondeva nella maglietta e diceva "le foto no, papà!" 
Quella che ha fatto la fiancata della macchina nuova appena presa la patente e ha dato la colpa al muro del garage troppo stretto.
Quella che ogni domenica "Andiamo a messa?" "Beh papà anche no."
Quella che quel giorno che ha lasciato il ragazzo storico si è chiusa in camera a piangere e lui è arrivato e le ha detto: "Andrà tutto bene. Vedrai."
Allora la settimana scorsa sono tornata a casa. E ci siamo seduti, io e papà, e abbiamo parlato della mia vita.
Allora mi sono schiarita la voce e ho detto: "Papà. Mi trasferisco."
"Non ti sei già trasferita?"
"Si, ma mi trasferisco ancora."
"E dove vai?"
"A Edimburgo."
"A fare?"
"Non lo so, troverò un lavoro nuovo, che non mi faccia diventare isterica. Ho un lavoro freelance, ce la faccio a pagare l'affitto. Poi vedrò."
"E quando vai?"
"Aprile? Primi di aprile dovrei traslocare."
"E con chi vai?"
"Con quello che hai conosciuto a Natale, quello dall'Australia, che ha problemi con il bidet ma che finalmente non mi fa le corna e mi vuole bene."
"Ah, mi piace lui. Ok. E la casa?"
"Ehm. Papà. Noi mi sa che andiamo a convivere" e qui, per spiegare il perché della convivenza, parte la solita storia del perché convivere in Inghilterra: bollette, spese, case divise con sconosciuti, bagni in comune, sono stufa, voglio il mio bagno, almeno ci conosciamo e sappiamo chi siamo.
"Ah. Ok. E sei contenta?"
"Eh, penso di sì papà. Si vedrà?"
"Beh, allora, dai, ok. Se sei felice tu, siamo felici anche io e la mamma."

Poi ha bevuto un goccio d'acqua, che dopo il caffè la beve sempre, mi ha riguardato, e mi ha detto:
"E quindi Edimburgo. Lontana, Edimburgo, ma non fa freddo? Ché alla fine sempre la solita storia con il tempo in quel paese è e non è che faccia caldo, e quando fa caldo cosa ci sono, 15 gradi? Controlliamo il tempo? Dai, guarda, c'è il sole per i prossimi 15 giorni.
NON E' CHE VAI IN AUSTRALIA POI VERO?"
"Per ora vado a Edimburgo, poi vediamo, papone. Non ti preoccupare."
"No, ecco, così vengo a giocare a golf."
E mi ha fatto un sorriso, che, sono convinta, voleva dire "ok, vai. Ma magari le stanze, a casa, ve le prendete separate?"

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