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La Voce

Creato il 11 gennaio 2012 da Fant @fantasyitaliano

 

McCark sospirò al timone. L’odore di salsedine nel naso, il rollio del brigantino sotto i piedi. Si sfregò i baffetti con il dito e riportò la mano sulla maniglia della ruota. Le vele bianche dell’Orizzonte di Fuoco si stagliavano dinnanzi a lui, gonfie del vento che soffiava verso nord-est sollevando le onde contro la parete di roccia che, a dritta, torreggiava sul vascello. Gli strilli dei gabbiani confusi in mezzo allo sciabordare delle onde e al vociare dell’equipaggio.
McCark prese il fazzoletto dal taschino della camicia e pulì gli occhiali. Li inforcò sul naso.
«Quartiermastro.»
McCark si voltò, guardò in basso. Gli occhi d’acciaio del capitano lo fissarono. McCark si corrucciò. «Problemi, capitan Rage?»
Il capitano fece passare le unghie nere e spezzate della mano sulla basetta sinistra, grigia come i capelli. «Sapete in cosa ci imbatteremo fra qualche ora?»
McCark si massaggiò la spalla, fissò la distesa d’acqua a sinistra. «Non saprei dirvi, capitano. Stiamo costeggiando le pareti di roccia da…» Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il cipollotto d’argento, lo aprì con uno scatto. «Da un giorno e nove ore, dunque dovremmo raggiungere il porto…» Rimase a bocca aperta, portò lo sguardo sul capitano.
Il capitan Rage ringhiò una risata, la bava schizzò fuori dai denti marci. «Ve lo siete ricordato, allora. Un diavolo di cristiano come voi doveva ricordarsela già prima una cosa del genere!»
«Buon Dio… non avrete davvero intenzione di…»
«Dannazione eterna, ce l’ho eccome, quartiermastro!» Il capitano sorrise, sollevò la bottiglia color ruggine nella mano sinistra e tracannò un sorso. «Se giriamo attorno alle Onde di Dio impiegheremo due giorni in più per arrivare, e voglio sollevare le gonne di una donzella al più presto.» Diede uno sguardo alla ciurma che si affaccendava sul ponte. Snudò i denti in un ghigno. «E credo di non essere il solo.»
McCark prese la Bibbia dallo stesso taschino del fazzoletto e se la rigirò fra le mani. Deglutì. «Capitano, per amor di Gesù Cristo, sfidare quelle acque significa…»
«Sfidare Dio Onnipotente?» Gli occhi d’acciaio lo fissarono, i denti gialli in bella mostra. «Pregate quanto volete sulla vostra dannata Bibbia, quartiermastro, io attraverserò le Onde di Dio,» sguainò la squarcina e ne fece guizzare la lama davanti agli occhi di McCark, «a costo di affrontare il Signore io stesso!»
McCark si fece il segno della croce, la Bibbia sul cuore. «Capitano, vi prego di ripensarci. Non avrete né il favore di Dio né quello dell’equipaggio se-»
«La ciurma è già convinta.» Il capitano rinfoderò la squarcina. «Ho promesso loro di bere del rum anziché il solito grog annacquato se riusciremo ad attraversare le Onde.» Snudò i denti marci. «A quanto pare, l’unico diavolo su questa nave a temere Dio e certe favolette siete voi.»
Il capitano ringhiò una risata e si diresse verso il ponte. McCark strinse la ruota di legno con una mano e tenne la Bibbia sul cuore con l’altra. Rimase al timone a recitare Pater Noster fino al tramonto, quando, arrossate dal sole insanguinato, le Onde di Dio si mostrarono all’Orizzonte di Fuoco, che ammutolì.
Provenienti da ovest, onde alte quanto vele si sollevavano e percorrevano il mare sino a schiantarsi contro la parete di roccia. Uno spruzzo di schiuma eruppe all’impatto e si rovesciò sul ponte. Un pirata scivolò con un grido.
McCark rimise la Bibbia nel taschino, si fece il segno della croce e cercò con lo sguardo il capitano, intento a fissare le Onde di Dio dal parapetto di sinistra. «Capitano!» Il capitan Rage non si voltò, il ghigno marcio dipinto sul volto. «Capitano, vi scongiuro, è una pazzia! È una bestemmia! In nome del Cielo, torniamo-»
«Indietro?» Il capitan Rage si voltò, gli occhi d’acciaio spalancati dalla follia. «No, quartiermastro.» L’Orizzonte avanzò, dritto verso le Onde. «Questo brigantino affronterà le Onde di Dio, le supererà e attraccherà al porto più vicino, oppure colerà a picco!» Ringhiò una risata, si voltò e si mise a sbraitare ordini alla ciurma.
McCark strinse la ruota di legno, deglutì. La prima onda sollevò l’Orizzonte, che s’innalzò sulla superficie del mare e vi ripiombò addosso. Spruzzi d’acqua salata investirono McCark, che strinse i denti e piantò i piedi al suolo per non cadere.
«Uomini alle vele!»
«Serve aiuto nella stiva!»
Un’onda inclinò l’Orizzonte a dritta. McCark si puntellò sul piede destro e spinse la ruota verso sinistra. «Pater Noster, Qui es in caelis…» Un muro d’acqua gli si abbatté addosso. Il piede scivolò e McCark rimase appeso al timone per le maniglie, la gola bruciante per il sale ingoiato. La ruota scattò verso destra e l’Orizzonte s’inclinò ancor più a dritta. Un grido si perse fra gli schianti delle onde.
«Uomo in mare!»
La risata del capitano ruggì nell’aria. «Che se lo prenda Dio!»
McCark si rimise in piedi, gridò e tirò il timone verso sinistra. Le braccia si contrassero per lo sforzo, la gola si serrò. L’Orizzonte virò, si sollevò a prua, ricadde in avanti e sollevò cascate d’acqua su entrambi i lati. «Buon Dio!» McCark riportò il timone diritto, le dita scivolose strinsero sul legno. La ruota tirò verso destra, McCark la spinse a sinistra. «Mio Signore, vi assicuro che se avessi… le mani… libere…» Il timone tornò diritto e un’ondata rovinò sui pirati sul ponte. Le urla degli uomini ingoiate dall’acqua. «Se avessi le mani libere, vi assicuro che sarebbero intrecciate in preghiera per Voi!»
Un’onda si erse sul lato di sinistra, torreggiò su McCark, oscurò la timoneria con la sua ombra. McCark sgranò gli occhi, spalancò la bocca, si aggrappò al timone e urlò. L’onda gli piombò addosso, la faccia e il petto abbattuti dalla mole d’acqua, la gola e i polmoni un incendio di sale. L’Orizzonte impennò di scatto a dritta e sollevò per le gambe McCark, che rimase aggrappato alla ruota con le mani. «Santo Iddio!» Il timone vorticò da solo verso destra, McCark perse la presa, precipitò incontro al parapetto e al mare sotto di lui. Gridò.
Una risata ringhiò nell’aria e una mano dalle unghie nere lo agguantò per il polso. «Dannazione eterna, sono più vecchio io di voi, quartiermastro!» Il capitano era appeso alla maniglia del timone, con il brigantino tanto inclinato verso dritta da far sembrare il pavimento una parete. Snudò in un ghigno i denti marci, fiumi d’acqua grondarono dalle basette. «Eppure qui sembro essere io quello ancora capace di manovrare questo demone d’un timone!»
Il capitano ringhiò, issò McCark verso di sé e spinse il timone a sinistra. Il brigantino tornò orizzontale e McCark sbatté la faccia contro il legno.
McCark si rialzò, si aggrappò alla spalla del capitano per non scivolare sullo strato d’acqua che copriva il vascello. Il rosso del tramonto lasciò il posto alla notte e le Onde di Dio infuriarono contro l’Orizzonte di Fuoco, che tremò e gemette al piegarsi del legno. Banchi di nubi oscurarono le stelle e fruste di vento si lanciarono incontro alle vele, le squarciarono e le ridussero a brandelli. I lampi incendiarono il cielo e i fulmini lo squartarono, piombando come lance nel mare.
McCark spalancò gli occhi, scosse il capitano per le spalle. «Capitano! Vi scongiuro non Lo sfidate oltre!» Un’onda travolse il brigantino, lo inclinò verso prua. Le urla dei pirati ingoiate dai tonfi dei corpi in mare. «Chiedete perdono! Chiedeteglielo! Gesù, capitan Rage, chiedete perdono al Signore!»
Il capitano ringhiò e spinse via McCark, che finì contro il parapetto di poppa. Gli occhi d’acciaio del capitan Rage si accesero dei fulmini del Cielo. «Mai, quartiermastro!» Sollevò il pugno destro verso Dio, reggendo il timone col sinistro. «Mai chiederò perdono a Lui, a quel tuo Signore Onnipotente che se ne sta lassù a guardarci!»
«Capitano vi prego!» Uno scossone spinse a dritta McCark, che si aggrappò al parapetto con un grido. Gli occhiali caddero in mare. L’onda salata gli incendiò la gola. «Capitano…» Tossì, un conato di vomito lo costrinse con le ginocchia a terra. «Per l’Amor del…» Vomitò una boccata d’acqua; il sale delle onde gli bruciò gli occhi. «Per l’Amor del Cielo, capitano!»
Il capitan Rage snudò i denti marci e ringhiò un risata, gli schizzi di bava fra gli spruzzi del mare. Indicò con l’unghia nera le nubi, le basette grigie grondarono cascate d’acqua; gli occhi d’acciaio incendiati dai lampi e dai fulmini sfidarono il Cielo. «È tutto qui, Padre Eterno?!» Ringhiò una risata. «È tutto qui, Signore dei Cieli?!» Ne ringhiò un’altra e un’altra ancora. «Non riesci a fermare un uomo? Non riesci a fermare un pirata?» Digrignò i denti marci in un ghigno. «Non riesci, a fermare, Me?!»
Un tuono scosse il cielo e vibrò nel legno del brigantino, che risuonò di assi spezzate e urla di uomini e schianti di onde. Un fulmine si abbatté sull’albero di mezzana, che esplose in una tempesta di fiamme e schegge di legno; un altro investì il brigantino sul fianco sinistro e lo lanciò a dritta. Il capitano perse la presa sul timone e cadde, ringhiando una risata, fra le Onde di Dio.
McCark lo seguì con un grido. Un’onda lo travolse e il mare nero lo ingoiò. McCark vorticò su sé stesso nell’acqua, che gli entrò nel naso e gli invase la gola. Strinse la Bibbia nel taschino con la destra e con l’altra mano sbracciò in cerca della superficie. La gabbia toracica torchiata dalla forza dell’acqua.
Portò la testa fuori in una boccata d’aria. Tossì, si sbracciò per tenersi a galla senza lasciar andare la Bibbia. Un’onda più alta dei suoi alberi inghiottì l’Orizzonte di Fuoco, che sprofondò in una tempesta di assi in frantumi.
«Signore Misericordioso!» McCark annaspò, cercò con lo sguardo il capitano, o chiunque altro, fra le onde che lo portavano su e giù, su e giù. «Capitano!» Il fragore di un tuono rombò in risposta, seguito dallo sciabordare di un’onda che gli si abbatté addosso. L’acqua piombò come pietra sul cranio.
McCark strizzò gli occhi sull’oscurità del mare, li richiuse. Portò le mani al taschino della camicia. Vuoto.
Singhiozzò. L’acqua gli si insinuò in bocca, nel naso. McCark singhiozzò di nuovo. “Signore, perdonateci…” L’incendio di sale gli scorticò la gola; l’acqua gli stritolò la gabbia toracica. “Pietà di noi, Signore. Pietà!” Strinse i denti, aprì gli occhi; contrasse le mascelle, si dimenò, stropicciò il taschino vuoto fra le mani.
Si fermò. La testa pesava, gli occhi gonfi pulsarono. “Pietà, Signore…”
Lance di luce attraversarono l’acqua nera. Il canto di una voce di bambina risuonò nell’aria e un bagliore dorato circondò McCark, il quale, senza muovere un muscolo, si sollevò. Si ritrovò fuori dal mare, a mezz’aria. Vomitò l’acqua raccolta in gola e in petto. Trasse una, due boccate d’aria e spalancò gli occhi, scalciò nel vuoto. Il mare si placò e il canto riecheggiò nel cielo punteggiato di stelle bianche.
Un globo di luce dorata, identico a quello che lo circondava, emerse dal mare in lontananza, seguito da un altro, un altro e un altro ancora. All’interno, con gli occhi sbarrati quanto i suoi, i membri dell’equipaggio osservavano attorno a sé, con le bocche spalancate.
La voce di bambina smise di cantare. «Capitan Rage…» Il nome riecheggiò nell’aria.
La figura del capitano emerse dall’acqua dinanzi a McCark, che sussultò. Nessuna luce circondava il capitan Rage. Le basette, pallide come fiamme spettrali, fluttuarono nell’aria accanto alla faccia come immerse nell’acqua; crepacci di rughe affondavano nella pelle attorno agli occhi d’acciaio, diramandosi lungo le guance e la fronte. Le pupille due puntini neri fissi sul cielo.
La salita del capitano si fermò; un fascio di luce scaturì da una stella in cielo e lo investì. Il capitan Rage non si mosse.
«Capitan James Jimmy Rage» disse la voce di bambina, che rise. «Dio non è contento di voi, capitan Rage.» Dal mare, immobile come una lastra di vetro, emersero tre alberi dalle vele nere, spiegate. «Ma Dio ricorda, mio capitano, ricorda l’uomo che eravate un tempo.» Il vascello, integro, si sollevò in aria, con l’acqua che scorreva lungo le fiancate fino a cadere in mare. Lo scafo non era più di legno, ma d’acciaio, di un rosso cupo come il sangue. Tre file di sportelli si aprirono sulla fiancata, da cui fuoriuscirono le bocche di cannoni neri come le vele.
La voce di bambina rise, e una lacrima solcò le rughe del capitan Rage. «E anch’io lo ricordo, capitano…»
Il bagliore che lo circondava s’intensificò e McCark volò sin sul ponte dell’Orizzonte di Fuoco, seguito dagli altri pirati.
McCark spalancò la bocca. Corde spesse quanto braccia s’innalzavano da terra sino alla cima delle vele, lanterne dalle fiamme bianche pendevano da pali d’acciaio lungo i parapetti; una porta di legno massiccio, affiancata da due rampe di scale, era sormontata dalla timoneria, su cui attendeva una ruota nera dalle maniglie di sangue.
Il capitan Rage atterrò in mezzo all’equipaggio, senza staccare gli occhi dalla stella da cui scaturiva il fascio di luce che lo circondava.
«Vi sarà data una possibilità, capitan James Jimmy Rage, per lavare via il sangue dalle vostre mani…» Il capitan Rage strinse i pugni. «…e dalla vostra cintura.» Il capitano chinò il capo, chiuse gli occhi; le basette fluttuanti sulle guance solcate dalle lacrime.
«Trovatemi» disse la voce di bambina.
Un’ondata di vento gonfiò le vele, l’Orizzonte di Fuoco puntò la prua verso il cielo e schizzò incontro alle stelle. McCark si avvicinò e si sporse dal parapetto: il mare si allontanò, la parete di roccia svanì sotto di lui e, mentre il cuore gli balzava in gola, i contorni della Norvegia, dell’Inghilterra e dell’Europa si delinearono ai suoi occhi, che si spalancarono di fronte alla vista del mondo intero, che fluttuava, assieme alla luna, in una notte eterna, illuminata dal globo solare e dalle sue fiamme dorate.
McCark si fece il segno della croce, con gli occhi fissi sui pianeti e le stelle che scorrevano via dietro la poppa dell’Orizzonte e gli sciami di pietre che schizzavano nel vuoto e i vortici neri, come buchi nella notte eterna, che le risucchiavano assieme alle luci dell’universo.
«Trovatemi, mio capitano» disse ancora la voce di bambina. «Cercatemi fra le stelle e fra le terre e fra i mari ignoti agli uomini.» La voce rise. «Trovatemi, e sarete perdonato.»
L’Orizzonte di Fuoco si fermò. I pianeti smisero di correre via e un globo di fiamme, identico al sole ma di un bianco accecante, ruotava su sé stesso in lontananza, circondato da mondi dalle tinte blu, rosse e verdi.
«D’ora in avanti…» sussurrò la voce di bambina. «…voi sarete il capitan Cercavoce.»
McCark si voltò. Il fascio di luce sul capitan Rage si spense. I membri dell’equipaggio si guardarono in giro, incerti se osservare il capitano, immobile al centro del ponte con il capo chino, o la notte eterna che li circondava.
McCark si avvicinò al capitano, si guardò attorno. Deglutì. «Capitan Rage, i-»
Le unghie nere del capitano afferrarono McCark per il bavero. Il volto ancora chino. «Non l’hai sentita?» Lo lasciò andare. L’equipaggio si immobilizzò, gli sguardi si congelarono su di lui. Il capitano alzò il capo, gli occhi d’acciaio fissi sulla notte eterna. «Mai più su questo vascello si udrà quel nome.» Si voltò, osservò i pirati uno ad uno, sino a fissare McCark. «Ora è il capitan Cercavoce a guidarvi.» Raggiunse la porta affiancata dalle rampe di scale. «Verso quale porto, per il momento, lasciamolo decidere a Dio…» Entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle.
McCark si massaggiò la spalla sinistra, scosse la testa. Aprì la bocca; la richiuse. Si fece il segno della croce e, portando la mano al petto, si fermò. Infilò la mano nel taschino della camicia.
Dentro c’era la Bibbia.
E con essa i suoi occhiali.


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