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La7 rompe con Santoro, Telecom conserva la gestione della rete telefonica. Ma è solo una maledetta coincidenza

Creato il 02 luglio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
La7 rompe con Santoro, Telecom conserva la gestione della rete telefonica. Ma è solo una maledetta coincidenza La polpetta avvelenata aveva un titolo: “Piano di interesse nazionale per il diritto di accesso a Internet”. Apparentemente una rivoluzione, forse un’illusione visto che in molti avevano pensato all’introduzione, finalmente, della banda larga. E invece no. Paolo Romani, meglio conosciuto come Ministro dello Sviluppo degli Affari di Silvio (il MiSvAS), aveva semplicemente trovato il modo per dire a Telecom, con parole diverse dall'aut aut, “niente terzo polo televisivo, nessuno spazio a Michele Santoro”. Come forse qualcuno sa, la liberalizzazione della gestione dei servizi telefonici è stata solo l’ennesima dimostrazione del fatto che questo è il peggior governo centralista degli ultimi 150 anni. Lontano mille miglia dall’essere un esecutivo di stampo liberale, ha accentrato su di sé tutti quei poteri che perfino la vecchia Democrazia Cristiana aveva pensato di delegare. Le presunte privatizzazioni dello Stato sono servite solo ad arricchire ancora di più il premier e il network dei suoi amici fidati che, nel frattempo, si sono costituiti in “cricche” più o meno lecite, più o meno sotto forma di malavita organizzata, più o meno di associazioni no profit a delinquere. Nonostante l’arrivo sul mercato di gestori di telefonia dalle provenienze più strane e indecifrabili (ce n’è perfino uno che a sede a Toronto, in Canada), alla Telecom è rimasta in dote la “rete”, quella cosa che permette a tutti i telefoni fissi di squillare nelle case e ai cellulari di usufruire del servizio dei satelliti. Inutile dire che a Telecom del traffico telefonico non frega assolutamente una mazza ma della gestione della rete si, e parecchio, visto che campa e prospera proprio grazie a uno dei monopoli residuali del nostro tempo. Paolo Romani, con il suo Piano di Interesse Nazionale (tutto ciò che riguarda Silvio ha evidentemente “interesse nazionale”), avrebbe dichiarato totalmente libero il mercato con una frase incomprensibile che suona, “razionalizzazione ed obbligo universale di gestione” e, di conseguenza, anche la famosa “rete”. La Telecom, che sul servizio ha investito e continua ad investire fior di milioni di euro, si sarebbe ritrovata senza la principale fonte di guadagno (e di potere) e con tutti gli azionisti pronti al suicidio di massa. Ma la storia, che non è solo maestra di vita ma anche il principale punto riferimento per i fatti e non per le supposizioni, ci ha inequivocabilmente dimostrato ancora una volta che chi si mette contro Silvio ha i giorni contati e che la forma politico-economica del “ricatto” è applicata in Italia al più alto livello scientifico. Sempre perché non disponiamo della copertura legale di nessun editore di riferimento, chiameremo ciò che è successo giovedì scorso una “coincidenza” di avvenimenti ai quali si può dare il significato che si vuole, noi ci limiteremo a raccontarli. In contemporanea, mentre Giovanni Stella dichiarava ufficialmente tramontata la trattativa con Michele Santoro, il ministro del MiSvAS toglieva il Piano di Interesse Nazionale dalla legge finanziaria. Il risultato di questi due fatti (perché tali sono) è che Santoro non avrà una televisione nazionale alla quale portare in dote Annozero e Telecom manterrà la gestione della “rete” di comunicazione fissa e mobile del nostro paese. Lo ripetiamo a scanso di equivoci, per noi si è trattato solo di una maledetta coincidenza...forse. Ma l’aspetto che di tutta questa vicenda ci intristisce maggiormente è che ieri, dopo che Silvio ha fatto eleggere il “suo” Segretario politico per acclamazione, esattamente come avveniva nell'Unione Sovietica di Brežnev, nella Romania di Ceausescu e nella Bulgaria di Videnov, Angelino Alfano ha detto “Questo deve diventare il partito degli onesti”, provocando una risata che ha rischiato l’effetto tsunami dalle coste adriatiche a quelle dell’oceano Atlantico fino al Pacifico e investendo perfino una sonnolenta Trafalgar Square e la Fifth Avenue. Strano il concetto di “onestà” del Pdl, ma tant’è. Dove Berlusconi non arriva a far male come imprenditore lo fa come politico. E forse, alla fine, è meglio che Santoro torni in Rai dove tutto sommato può ancora controllarlo, che se ne vada in una struttura che sfugge totalmente alla sua verifica di imprenditore di Mediaset e che può tranquillamente tenere sotto ricatto con un cambio veloce di cappello da presidente del consiglio. Antonio Di Pietro (il “Tonino” che c’azzecca sempre), ha dichiarato che, essendo stato eletto democraticamente da un organo statutario, Alfano deve essere considerato un interlocutore politico “valido” e che come tale deve essere rispettato. Ha taciuto però sulla circostanza che anche lui è stato eletto per acclamazione, come avveniva nella Mosca di Brežnev, nella Romania di Ceausescu e nella Bulgaria di Videnov. Anche questo è un fatto e noi ai fatti non siamo abituati a dar torto.

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