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lavoro e falsa identità

Creato il 14 febbraio 2013 da Propostalavoro @propostalavoro

lavoro e falsa identitàRoma un giorno come tanti. Sono le 11 del mattino in una delle tante famose piazze romane. I negozi sono semivuoti, le strade intasate dal traffico, il freddo incalza. Gli edifici di cinque o sei piani che si erigono sulla piazza, creano una zona d’ombra in meta di essa. A livello stradale

 

collocata ad angolo nella zona ombreggiata con verandina mobile e tavoli non ancora imbanditi è collocato uno dei tanti ristorante-pizzeria. Il gestore, al quale facciamo visita di cortesia, aveva subito un furto durante la notte, pare, ad opera di una banda di extracomunitari che hanno fatto man bassa nella zona. Seduti ad uno dei tavoli esterni, proprio di lato all’accesso al locale ci viene offerto un caffè, prontamente servito da un ridente faccino orientale. Si aggiunge al rito del caffè anche il cuoco del locale, un ragazzone dalla carnagione olivastra, che descrive con un italiano approssimato il suo disagio in cucina in seguito al furto appena subito.

Sono quasi le dodici e due ragazzi sui vent’anni dai chiari tratti asiatici si apprestano ad apparecchiare i tavoli, disposti sotto le stufe a fungo, con tanto di fiorellini al centro e posacenere. Il motore di un furgone, che si ferma proprio davanti all’ingresso, attira la nostra attenzione: è la ditta che consegna le tovaglie pulite. Alla guida del mezzo c’è un giovane moldavo accompagnato da un’altrettanto giovane donna insieme alla quale in qualche minuto effettuano la consegna e ripartono. Intanto un camion è in attesa di effettuare il suo parcheggio nello stesso spazio. È il mezzo della ditta di bibite e acque minerali . Effettuata la manovra necessaria, due giovani rumeni balzano fuori e tirano giù dal mezzo la merce da consegnare.Non è finita, si nota, in attesa per occupare lo stesso spazio, un furgoncino con la scritta “forno caldo” dal quale balzano giù due ragazzi moldavi che prelevano un gran cesto di pane caldo e lo portano in cucina.

Osservare dall’esterno una cellula del mondo del lavoro può essere davvero affascinante oltre che un’occasione per riflettere: se è vero, come è vero, che il nostro paese è in crisi, perché questi posti di lavoro non sono occupati dai nostri ragazzi? Perché l’agognata autonomia ed indipendenza economica faticano a concretizzarsi nel ruolo di lavoratore? Perché i nostri giovani passano dall’identità di studenti a quella di consumatori come se certi lavori non fossero nemmeno contemplati come tali? Dove sono i nostri giovani mentre sognano di diventare calciatori o veline? Dove sono oltre che in discoteca, nei pub? Dove sono oltre che nelle chat, con lo spinello e la birra? Dove sono gli adulti, i genitori, gli educatori visto che li hanno abbandonati nel deserto degli istinti?

L’identità personale è in preda ad una seria crisi anche perché deturpata dei valori costituenti, uno di essi è il valore del Lavoro.

 

Dott.ssa Elisabetta Vellone


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