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Les 7 jours du talion (2010)

Creato il 22 maggio 2011 da Sonjli
Les 7 jours du talion (2010) Il dottor Bruno Hamel e la moglie Sylvie lasciano andare l'amata figlioletta di otto anni alla scuola pomeridiana tutta sola. La povera Jasmine non farà più ritorno a casa. Un pedofilo l'ha catturata ed ha brutalmente abusato della sua ingenuità e del suo piccolo corpo. Il ritrovamento, la cattura del criminale e il dolore che ne deriverà faranno scattare la pazzia nella mente di Bruno che festeggerà in modo macabro il nono compleanno di Jasmine.
Quando ho cominciato la visione di questo film in lingua francese mi sono sorte due domane: ma è un remake di The tortured? Ma soprattutto: I francesi fanno un remake!?
La prima risposta è no. Non è un remake ma una la lucida e cattivissima interpretazione del dolore che solo un genitore potrebbe provare e non una porcata del genere. La seconda risposta è ancora no. Il film è in francese ma di origine Canadese. Ma a questo punto mi chiedo se questi gioielli cinematografici possano essere realizzati solo se si parla in francese. La canzone "vorrei la pelle nera" nella mia testa comincia a trasformarsi in "vorrei la lingua gallica".
Siccome sono in vena, ripeto la domanda che mi feci per The tortured: "E' possibile affrontare un argomento tanto delicato senza colpire fuori dall'obiettivo o non percorrendo le strade del retorico e dell'ipocrisia?" Ebbene, il regista Daniel Grou, ma soprattutto lo scrittore Patrick Senécal (Se non avete visto 5150 Rue des Ormes, non perdete altro tempo) hanno saputo creare un mostro di follia senza dare nessuna risposta e lasciando allo spettatore indifeso tutte le sue scelte.
Les 7 jours du talion dura quasi due ore e non aspettatevi di guardare un film horror in piena regola seppur pregno di scene racapriccianti al limite del sopportabile. No, questo è un viaggio lento e riflessivo nella mente di un padre che non trova la pace interiore. Bruno è un dottore giovane e rispettato e ama la sua famiglia che rispetta i canoni della famigliola perfetta. La moglie Sylvie è abbastanza marginale come fgura nella trama e non si capisce mai se la decisione di Bruno sia stata presa in combutta con la lei o da solo. Proprio questa ambiguità di scelte e decisioni è continuamente lasciata fuori dal racconto e si può rimanere turbati o meno, a seconda della propria sensibilità.
Tanto per capirci la peggiore\migliore scena in tutta la pellicola è il ritrovamento del corpo di Jasmine che tocca dei tabù durissimi e scardina con classe una delle regole non scritte del cinema d'orrore. A voi, se volete dare del tempo al film, scoprire questo momento perturbante e profondo.
La svolta del film è il rapimento del pedofilo ad opera di Bruno con un delinquentello locale pagato proprio da quest'ultimo. La scena del rapimento è una mancanza di sceneggiatura abbastanza importante perché non è possbile capire come l'evento sia effettivamente capitato. A parte questo la vicenda prende una piega da "torture porn" in piena regola, ma girata da Grou così realisticamente e senza concentrare le immagini sulle peggiori sevizie, che l'immaginazione inizia a viaggiare alla velocità della luce. Terribilmente d'impatto la tortura delle frustate con la catena che strizza l'occhio con furbizia alla "Passione" di Gibson. I sette giorni che mancano al compleanno di Jasmine passeranno nel martirio fino all'epilogo finale.
Senza mai dare tregua allo spettatore che viene continuamente bersagliato dal dolore (o pazzia?) di Bruno, anche attraverso una fotografia sintetica e una scenografia da streghe di Blair, ci si ritrova a conoscere l'investigatore Mercure che sta cercando di fare in modo che la situazione non precipiti. Proprio Mercure, colpito anche lui dalla morte violenta della moglie e ossessionato pericolosamente da questo evento, sarà l'ago della bilancia di tutta la vicenda. Purtroppo nella seconda parte del film, dove c'è la ricerca del dottor Hamel, c'è il secondo scivolone della sceneggiatura. Infatti ad un certo punto Bruno decide di rapire una signora che si è macchiata del peccato di aver detto al telegiornale di aver cancellato la morte della figlia, anch'essa uccisa dallo stesso pedofilo. Se nel senso della pellicola tutto fila liscio, il rapimento è insensato e trattato con un leggerezza tale da far rischiare il tracollo. Senécal si salva con la turbante apparizione di Jasmine nello chalet preso in prestito da Bruno per attuare la sua vendetta.
Per fortuna che il finale rende merito alle due ore passate davanti allo schermo. Tutto viene risolto con due domande di un giornalista che sembra rivolgersi direttamente verso di noi. Io non sono riuscito a rispondere. Se volete dare una possibilità a Les 7 jours du talion, fatelo in una serata libera da pare mentali e poi provate a rispondere pure voi... se ci riuscite.

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