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Letta attacca l’Ue: “molti ayatollah del rigore”

Creato il 22 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Photo credit: Niccolò Caranti / Foter / CC BY-SA

Il presidente del Consiglio Enrico Letta oggi ha attaccato la politica di austerità dell’Unione Europea. Il premier italiano ha detto che “per alcuni ayatollah del rigore non è mai abbastanza, ma di troppo rigore finiranno per morire le nostre aziende”. L’attacco di Letta è a tutto tondo e non risparmia nemmeno la Banca Centra Europea, asserendo che, dati gli interventi insufficienti del massimo organismo bancario europeo, “bisogna rafforzare la Banca europea investimenti“, che può “favorire le imprese con la possibilità di lavorare insieme alle tre grosse casse deposito e prestito, italiana, francese e tedesca che possono essere strumenti di garanzia per le Piccole e medie imprese“. L’Europa, quindi, dev’essere stabile, ma anche grazie ad un’unione bancaria, che Letta sostiene, “si può realizzare senza bisogno di cambiamenti dei trattati, può e deve essere completata con strumenti esistenti. entro fine anno è un percorso da completare”. Enrico Letta difende la politica economica dell’Italia, asserendo che “abbiamo i conti in ordine. Nel 2014, per la prima volta, deficit e debito saranno in discesa”. Il presidente del consiglio italiano chiama a possibile alleati oltre i confini nazionali: “abbiamo bisogno di alleati dentro il nostro paese e in Europa, la stagione del rigore occorre lasciarla alle spalle, ma la crescita deve essere basata sulla solidità dei conti”. Intanto anche l’Unione Europea risponde, indirettamente alle parole decise di Letta, al nostro Paese e lo fa per bocca del commissario europeo Olli Rehn, che solo una settimana fa aveva denunciato lacune e problematiche della legge di stabilità ed espresso il dubbio che l’Italia potesse non farcela a raggiungere gli obiettivi prefissi per lo sblocco delle risorse dell’Unione Europea per i paesi virtuosi: “bene le dimissioni annunciate dall’Italia, che sono però misure una tantum: per utilizzare il bonus investimenti resta l’esigenza di misure strutturali”.


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