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Luigi Davì – gymkhana-cross – Hacca edizioni

Creato il 02 novembre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Luigi Davì – gymkhana-cross

Hacca edizioni

Luigi Davì – gymkhana-cross – Hacca edizioniDavì pubblica i racconti di Gymkhana-Cross nel 1957, nella collana dei “Gettoni” di Einaudi diretta da Elio Vittorini. A ventotto anni il giovane collegnese apprendista meccanico da quando ne aveva quattordici, ha attraversato la guerra in calzoni corti e vive le prime scintille di rinascita, e sta per entrare a far parte – per pochi anni – di quella Fiat che già marcia a grandi passi per far crescere Torino e le sue industrie.
Ci fu un tempo, dunque, in cui la classe operaia aveva un suo piccolo paradiso. Giornate lunghe in fabbrica – si lavorava anche il sabato, e senza tante recriminazioni – ma anche serate spensierate a caccia di fanciulle assai poco disponibili, bevute all’osteria con gli amici – le memorabili cappe di fumo stagnante appena sopra il mezzo litro di vinaccio allappante – e poi tante chiacchiere, tante illusioni, mentre gioventù passava e le ambizioni si tramutavano in un onesto matrimonio con prole e casetta in periferia. Il mondo raccontato da Luigi Davì in questa raccolta di storie minime – minimali¬ste, si direbbe adesso – è proprio quello di un ipotetico giovanotto d’altri tempi che, seppure con nomi diversi, sembra rincorrersi attraverso tutte le piccole vicende di vita quotidiana che costituiscono l’antologia ideale di un mondo antico e appartato, appena dietro l’angolo e an¬cora ben visibile nelle foto in bianco e nero dei nostri genitori. Vita di fabbrica – con scherzi goliardici inclusi e voglia di costruire qualcosa, al di là dei “pezzi” di lavorazione.
Hacca edizioni[...] Sono proprio quelle nuove stagioni senza storia che Luigi Davì cercò di scandagliare nei suoi acquerelli post-bellici e pre-industriali: un mondo di poche esperienze nuove e di prospettive limitate tra città e periferia – Torino, ma anche Collegno e squarci piuttosto riconoscibili della vicina Val di Susa – lavoro e tempo libero senza week-end forsennati verso il mare, il tutto circoscritto in un giro d’orizzonte che segnò un po’ ovunque le tappe di un’Italia nuovamente da svezzare. Sono i nostri genitori – per qualcuno di più giovane i nonni – questi personaggi che contribuirono, nel loro minimalismo senza scossoni, a creare il benessere che di lì a poco ci avrebbe storditi. Una partita a bocce, un mezzo litro in compagnia, una passeggiata al chiaro di luna – “via le mani da lì!” – uno scherzo in caserma o in fabbrica, una gita in montagna: la semplicità che un tempo si chiamava vita e ora è passato, memoria, malinconia. – dall’introduzione di Sergio Pent

Luigi Davì nasce a La Salle (Valle d’Aosta) nel 1929; da ragazzo si trasferisce a Leuman (Torino), dove, terminati gli studi, lavora in fabbrica come operaio meccanico. Pubblica i primi racconti sull’«Unità» di Milano nel 1949; collabora a «Il Contemporaneo» e il «menabò». Dopo l’esordio nei “Gettoni” con il volume Gymkhana-Cross (1957), pubblica Uno mandato da un tale (1959), Il capolavoro («menabò 4», 1961), L’aria che respiri (1964), Il vello d’oro (1965, Premio Prove-Città di Rapallo per un inedito 1964). Nel 1970 realizza un originale televisivo intitolato Civiltà dei consumi (trasmesso con il titolo ”Ultimo giorno”) e un testo teatrale, Ballata del periferico, messa in scena nel 1972 presso il Teatro Erba di Torino.

Luigi Davì – gymkhana-cross – Hacca edizioni – Pagine: 320 – ISBN: 978-88-89920-71-8 – Anno: ottobre 2011 – Prezzo: € 14,00

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