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Mafia, Bari intitola strada a giudice Scopelliti ucciso nel ’91

Creato il 03 febbraio 2011 da Lalternativa

Il Comune di Bari ha intitolato oggi una strada al magistrato calabrese Antonino Scopelliti, ucciso il 9 agosto del 1991, nel suo paese natale nel reggino. A ucciderlo fu la ‘ndrangheta dopo che Scopelliti rifiutò 5 miliardi per ‘aggiustare’ il primo maxiprocesso alla ‘cupola’ di Cosa nostra, nel quale sosteneva l’accusa in Cassazione. Per l’omicidio erano a giudizio, alla fine degli anni Novanta, i capi della mafia siciliana ritenuti mandanti dell’uccisione: sono stati tutti assolti in Cassazione dopo un’iniziale condanna all’ergastolo.

Alla cerimonia di intitolazione della starda antistante il tribunale per i minorenni del capoluogo pugliese, hanno partecipato il sindaco di Bari, Michele Emiliano, Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato ucciso, il presidente nazionale del movimento ‘Ammazzateci tutti’, Aldo Pecora, e numerosi alunni delle scuole superiori baresi.

“Credo sia importante – ha detto Rosanna Scopelliti – ripartire da questa strada per avviare un percorso di memoria di quanti hanno dato il sangue per il nostro Paese: quanti passeranno da questa strada, tramite il ricordo di mio padre, potranno ricordare le innumerevoli vittime di tutte le mafie: magistrati, giornalisti, uomini e donne delle forze dell’ordine che sono i nostri angeli custodi”. “La presenza di questi giovani – ha detto Emiliano – mi conforta perché spesso gli esempi positivi vengono tralasciati dai media. Con Scopelliti ricordiamo la figura di tutti i servitori dello Stato che in silenzio e con semplicità hanno affrontato problemi grandissimi: queste persone amano il nostro Paese e il Tricolore tutti i giorni”.

“Questa famiglia – ha sottolineato Pecora – a distanza di 20 anni non ha ancora avuto giustizia, ed è la cosa più grave. E il fatto che siano i parenti a doversi improvvisare testimoni e anche detective, io credo sia una sconfitta per lo Stato”. Tuttavia – ha aggiunto – per contrastare la mafia in Italia si fa tanto: abbiamo dei magistrati che arrivano a fare azioni eroiche, e uomini delle forze dell’ordine che purtroppo sono costretti, con carenze di mezzi e strumenti, a fare il triplo del lavoro che farebbe un loro collega in Germania o in Francia”.

Quanto ”alla tutela dei testimoni di giustizia – ha rilevato Pecora – cioe’ dei cittadini comuni che denunciano, non sono d’accordo nel mandarli in lcoalita’ protette, perche’ dovrebbero poter restare nel loro territorio, certamente piu’ protetti, affinche’ la gente li veda e li voglia emulare convincendosi di voler stare dalla aprte della legalita”’. ”C’e’ ancora molto da fare . ha rilevato – sull’aggressione patrimoniale: lo Stato – ha detto – ancora non riesce ad aggredire i patrimoni preventivamente. Ma sarebbe bene che lo Stato riesca, non dopo sentenze passata in giudicato, a sequestrarti prima i beni al presunto mafioso, che poi dovra’ spiegare come ha fatto ad accumulare simili patrimoni”. ”Le organizzazioni mafiose – ha concluso – sono organizzazioni economiche: la piu’ potente del mondo dicono sia la ‘ndrangheta che ha un capitale stimato intorno ai 100 miliardi”.


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