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Manipolazioni dei corpi e abusi nel mondo della danza

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Lo scorso dicembre, sul Corriere della sera.it si legge la vicenda di una ballerina del Teatro della Scala licenziata perché ha denunciato cosa si nasconde dietro le quinte del sipario: l’anoressia.

Il fato che la vicenda dell’anoressia delle ballerine che ci lavorano e del licenziamento di chi denuncia quest’orrore sia accaduto nel Teatro alla Scala di Milano è un fatto gravissimo prima di tutto per il suo rilievo nazionale e internazionale,  in secondo luogo perché “fa scuola”, e i modelli che propone hanno, dunque, visibilità mondiale, non solo italiana ed europea. Le ballerine, le artiste che calcano il suo palcoscenico sono autentici esempi da seguire per le giovani bambine e ragazze che amano la danza e che vi si accostano, sognando di diventare delle étoiles.

Che cosa recepiscono le ragazze che intendono far carriera nel mondo della danza?
Che per farcela il loro corpo va non solo allenato, come è giusto e normale che sia, ma modificato.
L’estetica è una componente essenziale della danza, ma l’eccessiva magrezza che in quell’ambiente viene incoraggiata non ha nulla di artistico.
E’ una mortificazione, una violenza.
E’ ancora una volta la sottomissione dolorosa e patologica del corpo a modelli estetici che di “normale” non hanno nulla.

La ballerina di cui si parla nell’articolo, Mariafrancesca Garritano, dopo aver denunciato che nell’ambiente della Scala ben 7 ballerine su 10 soffrono di anoressia, è stata licenziata.
Il sistema, dunque, fomenta la competizione tra le ballerine, inducendole a dimagrire fino alla patologia e, non appena una di esse racconta, denuncia il fatto, la espelle, licenziandola.
Quest’omertà favorisce il silenzio, la rassegnazione, il perpetuarsi del comportamento negativo per paura. Paura di perdere il posto, paura di veder vanificati anni di sacrifici, di sforzi, di carriera.

D’altronde, per quanto riguarda questo aspetto, non c’è molta differenza con quel che accade alle donne in tutti gli ambiti lavorativi e sociali, laddove diseguaglianze e discriminazioni di genere sono sempre, dolorosamente presenti.

Appena si denuncia un abuso, appena si prova a ribellarsi ad un comportamento discriminatorio di qualsiasi natura, si viene cacciate, licenziate, o, al meglio, messe in un angolo e bloccate nella carriera. Il fatto che questo sia accaduto in un luogo di importanza mondiale è rilevante perché rivela la preoccupante condizione femminile del nostro Paese.

Se volete documentarvi di più una nostra nuova lettrice ha aperto un blog parlando della violenza e della discriminazione delle donne nel lavoro (QUI), argomento che riprenderemo fuori da questo post.

Siamo nel 2012 e la logica dell’abuso, della violenza, della manipolazione dei corpi femminili in nome di “modelli” imposti da altri è ancora ben lungi dal tramontare. Così come il rischio di perdere un posto di lavoro, di qualunque natura sia, nel momento in cui si denunciano scorrettezze e/o disparità di trattamento.

 



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