Magazine Attualità

Marò: Arbitrato Ultima Carta Per Salvarli

Creato il 12 maggio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

La decisione di pochi giorni fa del Governo italiano di procedere nell’attivazione dell’arbitrato internazionale sul caso dei due Marò deriva dalla necessità di trovare una soluzione alternativa vista la chiusura della via diplomatica tra Italia e India.

L’arbitrato, come mezzo per la soluzione della questione, era già stato invocato dal Governo Monti, più precisamente dall’allora Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, ma il procedimento no si era mai attivato. Secondo le ultime dichiarazioni del Governo Renzi entro giungo presenteranno la domanda per l’attivazione.

L’arbitrato in realtà è solo il primo passo che non porterà di certo alla soluzione definitiva: questo perchè non si giudicherà sulla colpevolezza o meno dei due fucilieri italiani ma sul ordinamento statale secondo cui dovrebbero essere processati. La mossa del Governo italiano sembrerebbe avere l’obiettivo di impedire che venga applicata, in sede di processo, il SUA Act la legge per cui per i delitti in mare si può applicare la pena di morte.

La Vicenda.

Quello che è successo la notte del 15 febbraio 2012 è ormai noto a tutti. Ciò che è importante evidenziare è che l’Enrica Lexie si trovava nella zona contigua, la fascia di mare successiva alle acque territoriali, dove lo Stato costiero continua ad esercitare un controllo sia giuridico che economico sulle navi in transito in quelle acque, senza però avere una piena sovranità. Proprio sulla posizione del mercantile si sta giocando il futuro dei due fucilieri. Ormai è certo che l’imbarcazione si trovasse in quella porzione di mare e ne è conseguita la creazione di un tribunale speciale appositamente istituito dall’Unione indiana, anche se inizialmente i procuratori indiani costruirono le loro tesi sul fatto che il delitto si fosse compiuto in acque territoriali.

Il SUA Act.

La vicenda giudiziaria è proseguita sulla possibilità del procuratore indiano di incriminare i due Marò in base al cosiddetto SUA Act, la legge sulla repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della navigazione in mare, che può prevedere in caso di omicidio la pena di morte.

Il SUA Act è una legge antiterrorismo adottata dall’India  nel 2002 per dare applicazione alla Convenzione internazionale firmata a Roma nel 1988, dove per la prima volta si configura il reato di “terrorismo marittimo” e permette ad uno stato di estendere la sua giurisdizione al di fuori delle proprie acque territoriali. La necessità di adottare a livello internazionale la Convenzione deriva da quello che è accaduto alla Achille Lauro  da parte del Fronte per la Liberazione della Palestina. L’articolo 3 di tale Trattato internazionale prevede proprio la pena di morte quale pena per gli omicidi commessi in mare, disapplicato in Paesi, come l’Italia, che non contemplano nel proprio ordinamento tale pena ma che rimane in altri Stati, tra quali l’India.

L’opzione dell’arbitrato.

L’opzione italiana, vista la chiusura della via diplomatica, di istituire un tribunale arbitrale internazionale in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, sembra avere come obiettivo ultimo quello di riuscire a disapplicare proprio il SUA Act e definire chi sia il vero Stato e organo competente a giudicare l’accaduto. Infatti l’Italia avrebbe come vantaggio quello di riuscire a sospendere il processo penale indiano ma di contro potrebbe venir definitivamente approvata la competenza indiana e a questo punto il Governo italiano potrebbe trovarsi in un vicolo cieco e esaurendo così le carte da giocare.

Nel caso non venisse costituito il Tribunale arbitrale si può pensare di ricorrere alla Corte Internazionale di Giustizia, ma la via è ancora più incerta ed ardua, questo perchè lo stesso Stato italiano non ha mai formulato la necessaria dichiarazione di accettazione della competenza della Corte.

Le soluzione che non sono state fino d’ora contemplate da entrambe le parti riguardano l’istituzione di una commissione di conciliazione o una sorta di arbitrato diplomatico con il segretario della Nazione Unite, quest’ultima opzione è stata utilizzata nel caso della Rainbow Warriorla nave della flotta di Greenpeace affondata a largo delle coste della Nuova Zelanda dai servizi segreti francesi. Questi ultimi meccanismi per la risoluzione di controversie internazionali, anche se efficaci, necessitano di un previo accordo tra le parti, un accordo che per il momento è difficile trovare tra Italia e India.

Per il momento, quindi, il Governo italiano punta a disapplicare al caso dei due Marò il SUA Act, più che a risolvere definitivamente la questione, anche se la competenza a giudicarli rimanesse indiana.

Tags:arbitrato,governo renzi,india,marò,Pena di morte

Related Posts

AsiaMondoNews from EarthPrima Pagina

Indonesia: pena di morte ai narcos crea consensi?

MondoPrima Pagina

Fucilazione: nello Utah approvata legge che la ripristina

AttualitàNewsPoliticaPrima PaginaRoma

Riforma costituzionale, arriva il sì della Camera

Prima PaginaRetrònotiziaSocietà & Cultura

16 febbraio 1968: i Beatles in India


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :