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Marocco, inshallah!

Creato il 26 aprile 2014 da Aloccic1

Dopo un anno, fedele alla promessa che mi ero fatta, http://viaggidibarbara.wordpress.com/2013/03/28/7/ abbiamo preparato di nuovo le valige destinazione Marocco. Ancora una volta ci siamo affidati a Radoin, la sua squadra, competenza e onesta’.

http://www.radoin-saharaexpeditions.com

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Volo easy jet da milano prenotato a novembre 115 euro; allertiamo Radoin che prepara il nostro nuovo tour: le citta’ imperiali. Lo scorso anno fu Marrakech ed il deserto. Il ricordo di quel viaggio, le belle sensazioni che avevamo vissuto, la gente incontrata, il clima, il cibo…tutto ci aveva fatto dire a Radoin salutandolo “…la prossima pasqua saremo ancora qui. “
E cosi’ e’ stato ma con una variabile…questa volta con noi 5 amici/che di reggio emilia, che sedotti dai nostri racconti di viaggio e dal nostro entusiasmo ci hanno seguito nella scoperta di questo nuovo, per noi, scampolo di nord Africa. Io so, sento, che sara un viaggio diverso. Non posso ricercare in esso le stesse emozioni forti e introspettive a tratti che mi ha lasciato il deserto…ma sono attratta da questa gente, dalla loro vita fra la semplicità’ ed il benessere, la tradizione e l’innovazione, dai loro profumi, le spezie, gli sguardi curiosi e tanto altro.
Arriviamo a Marrakech puntuali alle 9 ora locale e qui ci accoglie Abdul, fratello di Radoin, nostro accompagnatore per i primi 3 giorni. Somiglia a Radoin, sguardo dolce, buon italiano, scambiamo le prime parole e ci sembra di aver rincontrato un amico di lunga data.
Saliamo sul comodo pulmino Hyundai e percorriamo i km che ci distanziano dal riad nel traffico caotico di Marrakech. Non lo ricordavo così complesso…Abdul si muove con destrezza in quel caos di gente, macchine e motorini. I primi fotogrammi della citta’ per chi non l’ha mai vista sono fatti di muri rossi, case senza tetto, palme e oleandri, fortificazioni con merletti, motorini con fino a tre persone. E’ caldo, la citta’ vive giorni di vacanza : le scuole chiuse, manifestazioni, il traffico. Tra tutto questo arriviamo al riad alida: http://www.riadalida.com/en/ . Percorriamo un vicolo che ci porta al suo portone osservando la vita indigena: donne che fanno la spesa, motorini che sfrecciano, facchini, bambini che giocano, taxi che invocano turisti. Il riad e’ molto bello. Come tutti ha un cortile/giardino interno: al centro una piscina. Prendiamo possesso delle camere, tutte ben arredate e confortevoli, ci viene offerto un the alla menta, sempre molto gradito! Facciamo conoscenza con il secondo fratello di radoin: Abdul II come lo abbiamo ribattezzato noi. Saldiamo subito, non vogliamo portare i soldi con noi e dopo alcune info partiamo per la scoperta della mediana e le attrazioni di Marrakesh. La prima tappa il Giardino di Majorelle,

http://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g293734-d477277-Reviews-Jardin_Majorelle-Marrakech_Marrakech_Tensift_El_Haouz_Region.html

progettati da e consacrati a YSL, stilista francese adottato da questa citta’ che ha amato tanto da volere che le sue ceneri fossero cosparse qui. Dopo l’ingresso (5 euro) si apre a noi un giardino ed il suo percorso guidato fra piante grasse fiorite, rose, piante di aloe, ninfee e buganvillee dai tanti colori. L’ombra ci offre riparo e gli occhi e l’olfatto traggono piacere dal luogo.

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Dopo un pranzo veloce in un ristorante/ paninoteca, facciamo tappa presso la tomba dei Saaditi non prima di aver comprato qualche bene necessario: alcuni acquistano la carta telefonica marocchina, altri un cappello contro il sole abbastanza cocente. La visita alla piazza limitrofa e al mausoleo visitati lo scorso anno e’ ancora molto vicina nella mia mente.
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Ritrovo i gatti placidi al sole, i floridi alberi di agrumi, la fila per la visita alla stanza delle 12 colonne. Puntiamo ora al palazzo Bahia

http://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g293734-d610173-Reviews-Bahia_Palace-Marrakech_Marrakech_Tensift_El_Haouz_Region.html

anche qui riaffiorano i ricordi recenti.

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I superbi soffitti di legno inciso e colorato arricchiscono i già maestosi ambienti in cui spiccano i colori delle pietre azzurre e blu sul bianco cangiante. Le piante di agrumi fanno da cornice a questi spazi visitati da molti turisti. Marrakesh e’ veramente tanto affollata da europei che si succedono nelle strade, trattano con i locali l’acquisto di merci, visitano palazzi, si mischiano fra la gente del luogo ed i loro costumi. Puntiamo ora il suk e piazza Jemaa el Fna.
Qui salutiamo Abdul che ritroveremo per cena. Ci dirigiamo seguendo i rispettivi interessi nella piazza gia’ piena di giocolieri, scimmie ammaestrate, incantatori di serpenti, donne che dipingono le mani con l’henné. E’ un circo colorato, chiassoso, un mosaico fra il turistico e l’autentico dove ogni occidentale può scegliere cosa prendere e costruire: un’immagine mentale, un ricordo fisico, un pensiero su dove si e’.
Ci inoltriamo nel suk,

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per alcuni di noi prima esperienza. Qui l’arte del trattare e’ un dovere culturale, un costume da rispettare e un modo per conoscere. Ci tratteniamo relativamente poco fra le merci. E’ ancora presto per compare; per di piu e’ caldo…troppo. Ci “perdiamo” nel dedalo di vie, merci, odori e voci. Per tornare nella piazza e poi al riad, ci inoltriamo in vicoli e strade che si incrociano, si contaminano di vita locale, gente, botteghe, bambini che giocano, donne vestite con tuniche e viso coperto. Torniamo al riad accusando molto il caldo.

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Dopo una doccia rigeneratrice usciamo a cena in un locale tipico che si affaccia sui tetti di Marrakech. Il colore ambrato delle sue case e dei bastioni, non si mimetizza di notte. L’oscurita’ appare dorata e sui tetti si stagliano i nidi delle cicogne che placide ci osservano mentre noi abbiamo lo sguardo in su, sul cielo che tocca Marrakech.
18-4
Dopo un’abbondante colazione, partiamo abbastanza presto per Meknes, una delle citta’ imperiali del marocco. La mattina la trascorriamo percorrendo per gran parte l’autostrada ed i circa 200 km che ci separano. Iniziamo così a familiarizzare con il paesaggio che ci porta a nord. La mia mente deve dimenticare l’arida roccia del centro sud alternata ad oasi che ha accompagnato la visita dello scorso anno. Il paesaggio del nord e’ solitario ma verde, a tratti collinare e coltivato: olivi, viti e grano. I contadini curano con un certo ordine i campi. Un ricordo lontano la mancanza di acqua e le estreme condizioni delle tende di alcune popolazioni nel deserto.
Arrivati a Meknes visitiamo subito il granaio testimonianza di antichi fasti economici e delle ricchezza di questa citta’ il cui hinterland agricolo e’ ancora oggi valorizzato da fiere come quella che stanno preparando in questi giorni sull’agricoltura.

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Raggiungiamo il riad al centro della Medina

http://www.riad-zahraa.com/

solo dopo aver visitato il mausoleo con una delle poche moschee visibili in marocco da chi non e’ mussulmano. La ricchezza degli stucchi e dei marmi si sposa con la luce filtrata, la maestosita’ dei suoi ambienti pur se non grandiosi nella dimensione degli spazi

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Stradine strette, vita quotidiana,

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negozi, portoni: dietro uno di essi il nostro riad, il suo giardino, le stanze arredate con stile marocchino e che si affacciano sul cortile interno.
Preso possesso della stanza, conosciamo la nostra guida Fares Said [email protected] 212063690514, un marocchino molto preparato, poliglotta che ci fa visitare con ironia, competenza e sapienza il centro/i della Medina.
Said ci spiega i segreti della Medina, le caratteristiche comuni fra le diverse citta’ imperiali, le chiavi di lettura di questo caos ordinato e razionale. Rimango colpita dagli spaccati di vita:

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le botteghe che forniscono servizi e merci, i bambini che giocano come facevo io in mezzo alla strada
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 , quelli che vanno a comprare il latte e tornano con un sacchetto trasparente annodato, i sarti, i fabbri, i rigattieri, i venditori di petali di fiori, i gatti di quartiere
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, i ragazzi che indossano finte griffe e le donne sotto le tuniche…tutti pezzi di un mosaico che si incastrano e rendono questo luogo uno spaccato unico di vita che mi ricorda alcuni momenti della mia infanzia…avendo le medesime sfumature. Torniamo con la guida alla porta principale della Medina, la piazza adiacente si e’ animata come quella di Marrakech: gente che passeggia, turisti, venditori e funamboli si esibiscono mentre le luci del tramonto scendono velando i colori degli edifici.
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Raggiungiamo una bottega dove artigiani realizzano oggettistica su pietra dura con fili di argento. Alcuni di noi acquistano dei pensierini fatti a mano dopo la presentazione di questa arte tipica di Meknes.
Raggiunto il riad facciamo cena nel cortile chiacchierando con Adbul e qualcuno di noi esce per farsi con lui un giro per le tortuose strade della Medina.
Meknes…città imperiale, meno caotica di Marrakech e della fastosa Fes ma un piccolo scrigno di vita quotidiana.
19/4
Partenza per fez. Sono diversi km di non autostrada. Tappa obbligatoria Volubilis dove si concentrano resti romani. Mentre attraversiamo campi coltivati coperti da un cielo un po grigio, Nicola che legge la Loney, suggerisce a Abdul una fermata intermedia. Moulay Idriss, una città arroccata, la cui connotazione religiosa e’ ancora molto forte e abbastanza tradizionalista tanto da delimitare la parte visitabile solo dai mussulmani. Il centro e’ allietato dal mercato, dunque bancherelle improvvisate e non colorano questa mattina cromaticamente poco varia.

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Asini, persone, macchine e carretti si succedono in queste stradine dove i bambini giocano e portano al forno pubblico il pane appena impastato dalle donne di casa. Raggiungiamo la piazza, e la’ il limite visitabile chiaramente delimitato da un cartello. Si affaccia un uomo con un buon italiano che si prodiga nel farci da guida. In fondo abbiamo poco tempo e per ottimizzare accettiamo. Percorrendo in salita scalinate e stradine raggiungiamo uno splendido punto panoramico da cui ammirare il centro, i campi che lo circondano, la vegetazione tipica, le case di calce bianca, le moschee e i minareti.

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Veramente un bella immagine raggiunta osservando le facciate delle case, i loro portoni colorati e un po di vita ! Scendendo tra le botteghe si staglia il minareto, verde e circolare, unico nel suo genere in Marocco.
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La vita del mercato si e’ intensificata e torniamo in macchina arricchiti da questo scorcio tra il religioso e il quotidiano in cui ancora una volta il marocco si e’ rivelato attraverso tante immagini.

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La famosa Volubilis e i suoi resti romani e’ la tappa intermedia. Percorriamo il parco fra colonne, antiche terme, mosaici non conservati benissimo e il decumano.
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Personalmente non apprezzo molto l’archeologia ma immaginare i fasti di questi luoghi in epoca antica non e’ poi cosi difficile vista la mole degli oggetti ritrovati.
Raggiungiamo fez dopo diversi km. Il nostro riad e’ da 1000 e una notte.

http://www.riadghita.com/

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Incontriamo la nostra guida e mangiamo veloci un kebab in una paninoteca per poi iniziare la visita della città di fes partendo da una delle tante porte di ingresso e procedendo nella Medina, luogo di commercio e di incontro. La Medina e’ immensa…un dedalo gigantesco dove perdersi e ritrovarsi, incontrando animali e persone, arti da noi scomparse, case tipiche, usi e costumi, luoghi sacri. E’ come vivere dentro ad un set cinematografico dove tu, turista non sei neanche una comparsa.
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Ti fai prendere dai colori, dagli spaccati che ti ricordano film del medioevo, dai suoni e le voci. In questo dedalo umano ed architettonico, entrando e uscendo da un’arte all’altra, facendo attenzione a ciò che si pista e immaginando la vita oltre quei portoni, le porte, i vicoli stretti a spesso angusti. Fra la gente si fanno largo asini e facchini affaccendati nelle loro arti. Incontriamo anche un corteo nuziale. I tanti invitati trasportano i regali dentro a “preziosi” contenitori incelophanati: vestiti, corredo, dolci…tutti molto eleganti e truccati danno vita a danze e musiche. Incrociamo diverse botteghe che realizzano portantine sfarzose per le spose, per i regali, abiti da cerimonia con lustrini e ogni possibile gadget per rendere unico questo momento secondo i loro parametri culturali. Trascorriamo il pomeriggio fra queste strade spesso coperte per riparare dal sole certamente cocente in estate dove e’ possibile trovare di tutto e dove si possono ammirare ad esempio artigiani del rame e dei metalli che forgiano ancora a mano i loro manufatti,

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i tintori, e panni stesi di ogni tipo dopo il trattamento e la conceria. Quest’ultima visita ci ha toccato molto. Dall’alto della terrazza della cooperativa, osserviamo respirando l’odore di menta a noi offerta per evitare lo sgradevole olezzo, il lavoro di tanti uomini dentro a delle pozze male odoranti dove vengono conciate le pelli…ora come allora….

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ossia centinaia di anni fa.

Gli operai si adoperano praticamente immersi nella calce ed escrementi di piccione, per rendere le pelli lavorabili, colorate, utili per i nostri tanti accessori. Una visione toccante, che mi ricorda alcuni film ambientati nel medio evo o al massimo nel 500. Questi uomini con la forza delle braccia e delle gambe, immersi in queste sostanze biancastre o colorate, conciano la pelle…ed io come gia’ accaduto, dopo aver visto in India le donne asfaltare le strade al sole, faccio nuovamente memoria che non devo lamentarmi, una volta a casa, del mio lavoro!
Compriamo una cinta di pelle di cammello, un accessorio necessario a Nicola che l’aveva dimenticata a casa. Al di la’ dell’utilità’, avrei fatto fatica a non acquistare nulla dopo aver visto le condizioni lavorative di questo operai.
Facciamo visita anche ad una cooperativa di tessitori ed in una erboristeria dove acquistiamo a prezzi onesti prodotti quali l’olio di argan, the verde, curry. Unvers des herbes, 2120535637976 [email protected]
Usciamo dalla Medina oramai al tramonto, Fued la nostra guida tel. 00212666768820 ci saluta dopo averci portato su di un punto panoramico.

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Da la, ripercorriamo con lo sguardo la strada fatta. Per ore abbiamo camminato senza quasi vedere la luce e non ci siamo resi conto delle distanze. Le mura bianche, i tetti dei luoghi religiosi verdi, colore dell’islam, la terra arida, le palme e le agavi da contorno. Questa l’immagine da cartolina che rimarra’ da suggello alla nostra visita di questa splendida citta’.
Mangiamo nell’accogliente oltre che bel riad. In cortile, conosco dei marchigiani che risiedono vicino al mio paese di origine e che, come noi, stanno viaggiando con il team di radoin; per di piu sono stati in india con il nostro stesso tour operator indiano Karni tour. Dire che il mondo e’ piccolo e’ poco.
La cena e’ ottima, la compagnia di Abdul anche. Dopo aver capito, durante questi giorni, la nostra disponibilita’ Abdul si ferma con noi dopo cena e raccontando aneddoti e barzellette arriviamo lietamente all’ora del sonno. Un letto con baldacchino allieta i miei sogni imperiali.
20/4
La giornata di oggi la trascorremmo gran parte in auto verso Marrakech. Tra un autovelox e l’altro, raggiungiamo la grande città senza tappe intermedie se non le tecniche. Il pomeriggio e’ libero ed ognuno di noi lo passa facendo cio che vuole. Dividendoci per gruppi ed interessi visitiamo nuovamente il suk; questa volta la temperatura e’ piu gradevole e complice una partita di calcio, riusciamo a vedere le merci esposte con una relativa calma.
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Gran parte dei commercianti e’ attento ai 90 minuti di gioco e noi possiamo osservare e trattare in modo divertente gli ultimi pensierini. Abdul questa sera ci porta in un palazzo sontuoso a fare cena. E’ un ristorante con un’anima molto turistica con danzatrici orientali e musica. Stucchi e affreschi allietano la nostra vista, mentre chiacchieriamo pensando che manca un giorno al nostro rientro.
Salutiamo questa sera Abdul. Lui domani accompagnerà delle ragazze italiane nel deserto. Con noi sara il fratello che abbiamo conosciuto il primo giorno. Piacevole, divertente, serio, professionale, Abdul e’ un ragazzo gentile che ha reso il nostro soggiorno ancora piu intenso.
21/4
Mentre aspettiamo il terzo fratello di Radoin, facciamo una breve visita alla strada laterale il nostro riad alida. Qui gli unici turisti sono quelli che dormono nei riad. Botteghe e mercanti meno attaccati al turista che in centro, taxi, uomini che in fretta cercano accordi e poi vanno via, bambini che giocano, donne con il velo affaccendate a fare la spesa, motorini e carretti che sfrecciano.
Partiamo per Essaouira, località sull’oceano, costa ovest, distante circa 2.30 ore di macchina. Qui al termine della visita incroceremo Radoin, un saluto veloce, un ritrovarci dopo un anno con piacevolezza ed ironia.
Il tragitto e’, una volta lasciata la città, un susseguirsi di paesi alternati a campi di argan e zone desertiche in roccia. Attraversando i paesi, nessuno di essi testimonia povertà estrema, costeggiamo scuole a campi di terra rossa e roccia con semplici porte da calcio. E’ un susseguirsi di cooperative per realizzare l’argan, vero oro liquido per la cosmesi.
Arriviamo a Essaouira. Una parte di noi vuole fare mare e si ferma nei stabilimenti. Io, nicola e antonella esploreremo il paese. Davanti a noi una spiaggia enorme, i bastioni, il porto, la potenza dell’oceano che impetuoso e scuro si mostra. Attraversiamo la piazza del porto e superati i primi locali iniziamo ad esplorare il cuore di Essaouira. Ho adorato il poco tempo trascorso in questo luogo. Un mix di Francia, di Portogallo, di marocco che si affaccia verso l’oceano.

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Qui tutto cio che e’ stato passato e’ diventato traccia e vita nel presente, in un’attualita’ pulsante, fatta di turismo si ma anche di vita indigena, fra botteghe con artigianato di tutti i tipi, ristoranti di pesce, mercati rionali, viuzze strette vissute da gatti e bambini, merce colorata, spezie profumate, panni stesi, terrazze e finestre colorate, donne che ai margini vendono erbe selvatiche e cantanti rasta. E’ stato bello mangiare in un ristorante affacciandoci dalla terrazza e vedere Essaouira e la sua vita dai tetti, camminare tra la pioggia e il sole perdendosi nei vicoli, le piazzette, i suoi scorci. Nel nostro passeggiare arriviamo ai bastioni, vi saliamo e ci affacciamo fra i merli verso l’oceano, gli scogli e gli scorci delle case bianche. Saremmo rimasti di più in Essaouira, magari fino al tramonto, percorrendo altri vicoli, arrivando nelle barche del porto, camminando un po nella spiaggia. In cuor mio ripercorro tornando verso Marrakech tutto il “mio” marocco…quello che sta terminando e quello dello scorso anno: dalle cascate al deserto, dalla montagne alle citta’ imperiali ed ora anche l’oceano. Poi…oasi…casbe…vallate…mercati…bambini che ti chiedono bon bon e giocano in mezzo alla strada o in infradito e con la divisa nera verso la scuola fra la polvere del sahara, le tende berbere, la musica della comune del deserto, i suk, le botteghe con la carne appesa, i tostatori di mandorle e i venditori di latte nelle buste trasparenti, i sarti e i ferravecchio, i conciatori e i tintori, le donne con i loro vestiti che coprono e le insegne dei negozi di lingerie, gente gentile e spaccati di vita, i gatti liberi di quartiere, gli stucchi dei palazzi, il cous cous e le arance con la cannella, la terra rossa, le palme, la magnificenza delle case apparentemente umili all’esterno…e tanto tanto altro.
Trascorro le ultime ore a Marrakesh tra la cena, le ultime battute con aldul II e la valigia, pensando che sono un po triste…perché mentre lo scorso anno ero certa che sarei tornata e l’ho fatto, questa volta la certezza non la posso avere. Ci sono tanti altri luoghi che voglio visitare, ed ilMarocco per ora mi ha dato tanto. Quello che mi porto dentro, tutti questi ricordi li devo anche molto a radoin e i suoi fratelli che sanno farti toccare, se vuoi, la bellezza e l’autenticita’ del loro paese, come pochi sanno fare.
Io pero’…in fondo al mio cuore…spero…che questo sia per me…ancora… un arrivederci…
Marocco, inshallah!

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