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Mental Coaching e gesto tecnico: come fai a dire che non lo sai più fare?

Creato il 13 settembre 2010 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

L’allenamento mentale a supporto dell’esecuzione tecnicaQuest’estate sono stata nella bellissima Sicilia per praticare uno sport che mi piace da pazzi: il kitesurf. Ok, non sono ancora un fenomeno per ora, diciamo che quest’anno sono migliorata molto…  anche perché, da brava coach, mi piace modellare l’eccellenza: ho infatti avuto l’occasione di conoscere delle persone che  con il kite ci sanno fare veramente qualsiasi cosa!

Una di queste persone è senz’altro Gianluca, il mio istruttore. Discutendo insieme di allenamento mentale nella pratica sportiva mi è rimasta impressa una sua domanda, che è stata: “c’è un salto che non riesco più a fare, non so perché ma ad un certo punto non mi è più riuscito, cosa mi è successo? Continuo a domandarmi perché non sono più capace”.

Che domanda buffa, per un ragazzo che con tavola e vela sa fare evoluzioni incredibili!

(Per chi non conoscesse questo sport, basta guardare la foto ed il video per capire)

In realtà la domanda non mi ha stupito più di tanto, noi sport coach notiamo spesso nel nostro lavoro che anche i campioni migliori a volte si convincono di non riuscire “più” ad eseguire un determinato gesto che riuscivano a compiere fino a ieri. Lo stesso discorso vale per coloro che pensano di non riuscire a perfezionarsi in un determinato gesto.

Di certo serve del coaching strutturato e non basta un articolo per lavorare su questa tematica, perché può coinvolgere molteplici aspetti e processi mentali che sono assolutamente personali,  ci tengo comunque a darti qualche spunto di riflessione se anche tu, come moltissimi sportivi, stai vivendo un momento simile.

La prima cosa a cui prestare attenzione è il fatto che è impossibile dimenticare come si fa un movimento, il tuo corpo possiede una memoria storica a livello muscolare e la tua mente sa quello che deve fare,  semplicemente perché l’ha già fatto! Pensa ad abilità come nuotare o andare in bicicletta…

Lo schema motorio, cioè l’insieme delle neuro associazioni che ti consentono di eseguire un dato movimento, se portato ad essere automatico con l’allenamento, diventa perenne. Perciò, se ti sei allenato ad eseguire un gesto e poi ad un certo punto non sei riuscito più ad eseguirlo, l’intoppo non sta nella tua capacità, ma nel fatto che credi di non essere più capace!

La ripetizione motoria funziona diversamente dalla ripetizione mnemonica: se impariamo dei concetti a memoria tendiamo a dimenticarli in breve tempo, ma per gli schemi motori questo non accade: una volta appresi, essi rimangono integri nel tempo.

Ciò che cambia, se non li utilizzi, sono i parametri spazio/temporali: ad esempio, i muscoli possono non essere più così veloci, cambiano i tempi di reazione ed arrivi tardi ad eseguire il gesto.

Perciò, se Gianluca ha già svolto quel salto, ha tutte le possibilità di ripeterlo nuovamente, tanto quanto ce l’hai tu nell’eseguire il servizio, nel calciare un rigore, ecc…

Probabilmente, quello che è capitato è che ad un certo punto si siano verificati degli errori, che ripetuti varie volte hanno creato un “ostacolo” nella mente, un ostacolo che ha lavorato come un bravo carpentiere ed ha costruito alla fine un muro chiamato convinzione. Ti sei convinto di aver perso la capacità di essere efficace in quel gesto.  Ma io dico: non è mica un mazzo di chiavi che puoi perdere in giro!

Se vai dietro quel muro, scopri che è solo una parete di carta, che puoi strappare e demolire facilmente in un istante. Se strappi quel muro, scopri che la tua capacità è intatta, si tratta solo di allenarla, come sai benissimo fare.

Ad un certo punto capita che in seguito ad una serie di avvenimenti ci si convinca di non riuscire a fare più una cosa che si sapeva fare molto bene.  La buona notizia è che questo meccanismo è semplicemente il frutto della “pigrizia” del nostro cervello.

La mente a volte “mente”, per farci risparmiare energia. Non lo fa per cattiveria, lo fa per preservarci e non capisce che a volte abbiamo bisogno di fare uno sforzo in più per ottenere quello che vogliamo e quindi ci fa credere che non sappiamo fare qualcosa. Più questa cosa è impegnativa, più tenterà di farcelo credere!

Prendi la consapevolezza che è la nostra mente a funzionare in questo modo e non sei tu che soffri di amnesia sportiva!

Prima ti ho parlato di “errori”, di “ostacoli”, di “muro”.

Qualsiasi sia il modo in cui ti rappresenti nella mente il concetto di errore, se stai vivendo questa situazione sappi che probabilmente, consciamente o non, lo stai sopravvalutando.

L’errore fa parte di un processo, è semplicemente un risultato diverso da quello che ti aspettavi.  Ridimensionalo, non si merita tutta questa importanza.

L’errore è un risultato, punto. Va preso in considerazione e studiato per migliorarti e poi va lasciato andare, per tornare a focalizzarti sul risultato che vuoi ottenere.

Anche da qui nasce il processo involutivo che ti conduce al: “ non ci sono riuscito un’altra volta… allora non sono più capace!”.

La cosa peggiore che puoi fare è dare un significato a questo errore, perché così facendo lo leghi a te con un doppio filo e lo carichi di emozioni disfunzionali. Le emozioni disfunzionali pesano, pesano più di un elefante! Riesci ad immaginarti mentre ti muovi legato a doppio filo insieme ad un pachiderma? Peggio di così!!

In realtà, non ci sei “ancora” riuscito! Alleggerisci i pensieri! In realtà, hai prodotto dei risultati diversi da quelli che volevi, tutto qui!

Partendo da queste consapevolezze, riprendi ad allenarti su quel determinato gesto portando con te la convinzione che:

1 se lo hai già fatto allora lo puoi rifare,

2 la tua mente tende al “risparmio energetico” ed ha bisogno che tu la stuzzichi con un atto di volontà perché si riattivi al tuo servizio,

3 l’errore è un risultato e come tale va trattato.

Sicuramente sono presenti in questo processo altri elementi da migliorare come la linguistica ed in particolare l’uso delle domande, per non parlare di ancoraggi disfunzionali. A proposito di questo tipo di ancore rimani collegato al blog, presto ne parleremo (nel frattempo, per saperne di più su questo argomento leggi gli articoli di Roberto Merli sugli ancoraggi ).

Prima di lasciarti ai tuoi allenamenti, ti suggerisco di prendere ad esempio due grandi campioni e modellarli: uno che sia un grande esempio sportivo ed un altro che sia grande esempio di atteggiamento.

Il primo che sceglierai dovrà essere un grande campione dello sport che pratichi, cerca su youtube dei video che lo riprendono fare il gesto che vuoi perfezionare, studialo e ripeti il gesto come se fossi lui, come ti suggerisco nel mio articolo sulla visualizzazione.

Il secondo campione lo scelgo io per te, ed è… un bambino.

Hai in famiglia o nei dintorni un bimbo piccolo che sta imparando a camminare? Osservalo!

Se non hai questa possibilità, chiedi ai tuoi familiari di raccontarti com’eri a quell’età.

Fatti raccontare con quanta tenacia e determinazione ti sei rialzato dopo innumerevoli cadute, fino a muovere i primi passi. Fatti raccontare come davi tutto te stesso, come eri concentrato nel tuo compito e con che testardaggine andavi avanti, nonostante a volte non ce la facessi.

Scoprirai che a livello di sensazione ricordi quei momenti, perché durante la tua infanzia di momenti di questo tipo ne hai avuti tantissimi. Anche qui vale la regola: lo hai già fatto, puoi rifarlo. Puoi ritornare bambino e ritrovare l’atteggiamento di quando eri piccolo.

Alcune persone pensano che i bambini si divertano quando “cazzeggiano”, o fanno cose per loro già facili… in realtà, se li osserviamo bene, i bambini si divertono quando trovano da fare qualcosa di totalmente sfidante, si impegnano al 1000% per farlo e ci riescono. Il loro impegno è totale. I bambini sono ossessionati da quello che vogliono imparare ed insistono fino a riuscirci. Osserva i bambini che hai intorno e riscoprirai questa grande dote. Ritrova il bambino che è in te e divertiti a migliorare la tua performance!

Se sei un kiter, appassionati con questo video di Erik Volpe, campione del mondo di freestyle. Se non sei un kiter, ti verranno i brividi da quanto è bravo!

Silvia Pasqualetti
Di Silvia Pasqualetti


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