Detesto il calcio. Lo detesto per diverse buone ragioni. La prima è che il calcio moderno è solo un business privo di etica. Persino le condotte non proprio limpide dei moderni calciatori lo dimostrano. E poi, perché è un mondo pieno di falsi ideologici. Lo comprovano le recenti indagini sul calcio scommesse. E infine perché in un momento di grave crisi per l’economia italiana e per la sua democrazia, con una pericolosa erosione della sovranità del nostro paese, il calcio è come un pugno in un occhio.
La verità è che è profondamente triste registrare ancora una volta un dato incontestabile: l’orgoglio nazionale in questo paese lo si riscopre solo e soltanto intorno a una sfera che rotola in un campo di erba verde. Lo si riscopre solo dagli spalti di uno stadio e per partecipare a un rito collettivo che non apporta niente di utile alla società in un momento in cui quella società avrebbe bisogno di ben altro orgoglio.
Se ci guardassimo meglio attorno, scopriremmo che il calcio è solo l’oppio dei popoli dementi e non il trastullo meritato dei popoli furbi. Altrimenti non potrebbe spiegarsi il perché in un paese come l’Italia dove iniziano a farsi sentire seriamente i morsi della fame, la gente anziché occuparsi di cose serie – l’economia a pezzi, la democrazia compromessa – si concentri su una partita di pallone, la quale tutt’al più porta successo e onore ai calciatori che lo faranno rotolare sul campo, e grandi affari a chi piazzerà la sua pubblicità ai bordi di quel campo.
È veramente triste vedere gli italiani infiammarsi e muoversi solo per un torneo di calcio, quando la fiamma che dovrebbe ardere nei loro cuori dovrebbe incendiare le porcherie commesse dall’attuale classe dirigente che ci ha svenduto ai banchieri e all’Europa dei burocrati, e che così facendo, ha ridotto ai minimi termini la nostra sovranità affinché il tricolore diventi solo un pezzo di stoffa da sventolare – appunto! – in un campo di calcio.
Link Sponsorizzati
Ma del resto, era (ed è) questo l’obiettivo del vero potere. Castrare l’orgoglio di un popolo o indirizzarlo in ambiti non pericolosi come una partita di calcio, un torneo, uno sport. Da qui l’idea che il calcio sia il vero oppio dei popoli. Non smuove le coscienze, non le accende. Le comprime in una sfera che gira e gira e gira finché non finisce dentro una rete. Ecco! Questa è la massima aspirazione a cui il vero potere vuole che gli italiani ambiscano. Una partita di calcio, la vittoria in un torneo, l’orgoglio nazionale soddisfatto in un orgasmo pseudosportivo, mentre esso ci distrugge dentro e fuori, giorno dopo giorno, respiro dopo respiro, attimo dopo attimo.
di Martino © 2012 Il Jester