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Michael Jackson - Xscape: recensione album

Creato il 22 maggio 2014 da Mysterics
Michael Jackson - Xscape: recensione album
Quando qualche mese fa avevo sentito della notizia di un nuovo disco di inediti di Michael Jackson, morto e sepolto da cinque anni, la prima reazione è stata cosa devono udire le mie povere orecchie. Non nominate il nome del Re del Pop invano. Non bestemmiamo! Perchè bisogna sempre lucrare sui fu cantanti e non li lasciano riposare in pace senza farli rivoltare nella tomba? Tanto più che un album postumo del divo della musica era già uscito subito dopo la sua dipartita e non ne sentivamo assolutamente la necessità di riscomodarlo ancora.
Quando poi ho visto chi doveva occuparsi del progetto l’ansia è salita ancor più, perchè Timbaland da dieci anni a questa parte fa sempre le stesse cose senza rinnovarsi mai. E alla notizia dell’esibizione ai Billboard Music Awards del cantante tramite ologramma ho sbottato direttamente. Va bene fare marketing e per portare un progetto in attivo fare della pubblicità con polemiche gratuite ma a tutto c’è un limite! E qui mi sembrava alquanto sorpassato.Poi mi sono ritrovato a vedere l’esibizione e ad ascoltare il disco e mi sono ricreduto in parte. Perchè resto del fatto che è una mera manovra commerciale per far soldi facili sfruttando il nome di Michael Jackson ma è anche vero che quando è apparso l’ologramma sembrava fosse tornato tra noi, per soli cinque maledettissimi minuti, e la lacrimuccia è scesa da sola. Sono sempre i migliori che se ne vanno.
Per quanto riguarda il progetto discografico, Xscape contiene otto brani rimasterizzati dal produttore Timbaland & Co ed altri otto (nella versione deluxe) nella loro versione originale e lasciati intatti così come erano stati creati da MJ. Il disco ovviamente è una compilation di scarti presi qua e là nel periodo tra l’83 e il ’99 ma c’è da dire che il materiale è talmente alto che anche con degli scarti il prodotto finale è tre spanne sopra qualsiasi album contemporaneo. Unica pecca di tutto il progetto sono proprio i pezzi "contemporaneizzati", come ama definirli L.A. Reid capoccia della Epic Records che detiene i diritti sulle canzone, e che ci fanno dire ma non si può avere una versione standard solo con i pezzi non ritoccati? I brani riletti dai vari produttori che hanno aderito al progetto e che oltretutto avevano già lavorato col cantante risultano un pò piatti e si salvano veramente poche canzoni. Tutt’altro discorso per gli originali, vere perle rare da ascoltare in rigoroso silenzio.Insomma, scarti si ma di un geniocompresissimo! E le previsioni di vendite ne confermano il tutto. Polemica o non polemica l’album è già primo in mezzo mondo e dovrebbe esordire mondialmente sulle 400 mila copie (al momento secondo con 157k in America e primo con 50k in Inghilterra). Nel complesso un buon lavoro ma che a mio parere è stato troppo snaturalizzato dall’utilizzo massiccio dei sintetizzatori dandone un’impronta troppo elettronica rispetto agli originali di base:
Love Never Felt So Good. Il lead singolo proposto in duetto con Justin Timberlake è un pezzo old school che ti prende da subito. Accattivante ed orecchiabile quanto basta per ben figurare nelle classifiche mondiali. Nella versione originale al piano però è molto più interessante. Figa anche la versione solo di Giustino – 7 (8.5 VO – 7 VJT)
Chicago. In questo caso la versione originale è completamente rivoluzionata e da una canzone cupa e sofferta si passa ad una più frizzante con un riff bello peso. Della voce che dire, si ritrova la grinta dei bei vecchi tempi andati. Manco a dirlo molto meglio la versione del ’99 – 6.5 (7.5 VO)   
Loving You. Una ballad d’altri tempi intensa ed impreziosita ancora una volta dalla voce di Michael che nella versione moderna viene velocizzata un filino troppo – 6.5 (7.5 VO)
A Place With No Name. Forse la miglior canzone riarrangiata dell’album. Adoro l’inizio con la tastiera e gli ansimi di MJ. Molto disco anni ’80 con finale in crescendo stupendo. Da cantare a squarciagola. Complimenti agli Stargate – 8 (7.5 VO)Slave To The Rhythm. Uptempo vista ai recenti Billboard Awards che rimanda alle tipiche produzioni di Timbo e scritta proprio da L.A. Reid. Voce graffiante ineguagliabile impreziosita dai suoi gorgheggi. Va da sé che l’originale è tutt’altra cosa – 6.5 (7.5 VO)
Do You Know Where Your Children Are. Scritta prima dei problemi avuti legati agli abusi sessuali è un’altra di quelle canzone da pelle d’oca che fanno riaffiorare l’animo sensibile del cantante. Nella nuova versione si eccede di sintetizzatore. L’assolo di chitarra sul finale è orgasmico – 7 (8.5 VO)Blue Gangsta. Breakbeat a palla e cori gospel per la nuova versione che non mi convince a pieno. Forse la meno incisiva di tutto il progetto. L’originale è tutta un’altra cosa. Con la voce di Michael meravigliosamente in forma – 6 (7.5 VO)
Xscape. La title track è una uptempo potente degna dell’era Invincible. La versione rivisitata da Darkchild perde però di potenza e sul lungo andare diventa ripetitiva e monotona. Quanto mi mancavano i suoi singulti – 6.5 (7.5 VO)
In definitiva un disco ben fatto e sopra la sufficienza che rende omaggio nel miglior dei modi al Re del Pop, ma gli originali sono tutt’altra cosa. Saranno passati anche quindici anni dalle registrazioni ma io personalmente preferisco di lunga le versioni iniziali. Alcune sono dei piccoli gioielli. Invece di quelli rimasterizzati unico pezzo veramente degno di nota è A Place With No Name. E adesso lasciamolo riposare in pace. Grazie!

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