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Milan - Juve (a margine)

Creato il 01 marzo 2012 da Alboino
Non si spengono gli echi della polemica montata sabato scorso al termine della partita di calcio tra Milan e Juventus. Ancora questa mattina leggendo i vari giornali nazionali, le pagine sportive pullulano di commenti sugli accadimenti di quell’incontro e ciò che ne è seguito; qualsiasi interpellato, e non solo commentatori sportivi, si avventurano in analisi che a mio modesto parere nulla hanno a che vedere con la reale portata di quanto successo. Tutti, chi più chi meno, puntano il dito contro la terna arbitrale, l’Associazione Italiana Arbitri e i mezzi adoperabili per “aiutare” i direttori di gara. Nessuno, se non pochi attenti osservatori cercano di analizzare la situazione del calcio italiano e della Juventus in particolare che mai in questo momento come hanno osservato commentatori stranieri è la raffigurazione esatta della società italiana. Forse è meglio chiarire un po’ i termini della questione se non si vuole che il movimento calcistico italiano cade ancora una volta nella melassa indefinita che lo si è portato in questi giorni facendo passare un modo di pensare, una certa morale tutto sotto l’egida di un arbitraggio poco felice di Tagliavento e dei suoi collaboratori.
Premetto che sono d’accordo con Michel Platini e i vertici della UEFA che si oppongono alla moviola in campo poiché il calcio è bello per come è concepito, anche con i suoi errori, e eventuali modifiche sostanziali sminuirebbero di molto la bellezza di questo sport. Certo si può accettare tutto nel calcio, anche gli errori arbitrali se tutto ciò però restasse nell’alveo di una cultura sportiva che noi a differenza di inglesi e tedeschi per primi non possediamo. Infatti che cosa si rimprovera al dopo partita di Milan - Juventus? L’arbitraggio che forse è l’ultima delle questioni che andrebbero affrontate. La verità, il reale, invece sta da qualche altra parte, quella parte che non si vuole affrontare e che è sempre stata costitutiva del calcio in Italia e di cui la Juventus nel corso dei decenni ne è stata espressione massima. I fatti lo dimostrano: campionati vinti in malafede e che poi con l’intervento della magistratura sono stati assegnati al legittimo vincitore, un dominio in Italia incontrastato che non trova però riscontro in Europa dove la società torinese ha potuto poco nella gestione del “potere”; e del reale, dove la Juventus nelle persone dei massimi dirigenti sta cercando di riprendersi lo scettro di leader incontrastato  in Italia sempre e solo con i suoi mezzi. Mezzi che non annoverano la correttezza morale e l’onestà intellettuale.
Milan – Juventus, la partita, non è criticabile sotto l’aspetto dei novanta minuti, in un incontro di calcio di tale portata ci può stare tutto ciò che è accaduto; infatti se anziché la Juve fosse stata un’altra squadra a duellare (metti ad esempio il Lecce) penso che oggi nessuno starebbe a pontificare su quanto successo. Ma perché allora tutto è diverso con la Juventus? Semplice: per quanto si diceva prima: per una correttezza morale non nel dna della società torinese e per una onestà intellettuale dei propri dirigenti completamente mancante. Due prodromi tipici dell’espressione caratteriale italiana. Allora il problema non è la partita, l’arbitraggio ma come si arriva alla partita e come si arriva (già dimostrato dalla magistratura in calciopoli) a “gestire” la situazione creata.
Milan – Juventus nasce mesi prima dell’incontro, quando a Torino si comincia a percepire che la squadra si incammina nella fase calante, che un organico come quello juventino non può competere per l’intero campionato con l’armata milanista e allora cominciano i primi mugugni contro il “sistema calcio”. Mugugni che presto diventano vere e proprie lamentele intimidatorie (è lo stile Juve!!!): dapprima l’amministratore delegato Giuseppe Marotta si lamenta di un calcio di rigore non dato alla Juventus e generalizza dicendo che la Juve è penalizzata nell’assegnazione dei calci di rigore (piccola parentesi: per avere un calcio di rigore devi attaccare in area avversaria e sperare nell’errore del difensore, ovvio che più attacchi in area porti più sei soggetto ad avere falli dai difensori ma se in novanta minuti ti limiti a contropiedi e ripartenze è difficile che il difensore ti faccia fallo in area di rigore); alle esternazioni di Marotta seguono quelle ancora più veementi dell’allenatore Conte all’indomani della partita contro il Parma su un arbitraggio poco soddisfacente. Queste dichiarazioni come si suol dire creano l’ambiente adatto (quello della sottocultura calcistica come abbiamo detto, tipico della società bianconera) per una pressione abnorme ed aggressiva in tutto il movimento calcistico italiano. Tant’è che nello stesso periodo delle dichiarazioni dei vertici juventini capita di dover giudicare il “misfatto” di Ibrahimovic accaduto nell’incontro tra Milan e Napoli. Ovvio che Ibra ha sbagliato e che merita la squalifica ma forse 3 giornate non sono tante? Quanto per la stessa situazione e forse ancora peggio l’anno precedente lo stesso Ibra giudicato dalle stesse persone era incorso in 2 giornate di squalifica. Ma due quest’anno non bastano perché il match con la Juve è alla terza giornata di squalifica e se i dirigenti juventini hanno creato con le proprie dichiarazioni l’ambiente adatto è difficile che il giudicante non si lascia intimorire almeno un po’ e così le giornate rimangono 3 e uno dei più grandi campioni attualmente in circolazione rimane fuori dall’incontro con tutte le sue possibili potenzialità di “distruggere” la Juve. E con tutto ciò quando (polemiche e dichiarazioni ne sono seguite a bizzeffe) quando si arriva al match giocato cosa volete che sia una svista arbitrale. La partita è stata già giocata in altri campi e con altri linguaggi.
Volete un precedente? Campionato 1997-98 match che vale un titolo tra Inter e Juve. La Juve vince 1 a 0 ma quello che fa titolo è il rigore netto negato a Ronaldo nello scontro con Iuliano. Anni dopo provvederà la magistratura a ridare all’Inter quello che era stato tolto.
SONO TORNATI!!!

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