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Napoli : continua l’inchiesta sul riciclaggio nei ristoranti del lungomare. A processo anche l’ex capo della mobile Pisani.

Creato il 25 dicembre 2011 da Nottecriminale9 @NotteCriminale
Giuseppe Parente
Napoli : continua l’inchiesta sul riciclaggio nei ristoranti del lungomare. A processo anche l’ex capo della mobile Pisani.
Il giudice ha quindi accolto integralmente le richieste dei pubblici ministeri Sergio Amato ed Enrica Parascandalo, rinviando a giudizio anche altri 17 imputati, tra cui spiccano i nomi dei fratelli Carmine, Marco e Massimiliano Iorio, imprenditori nel settore della ristorazione, nonché quelli dell’ex contrabbandiere ed usuraio Mario Potenza, con i figli Assunta, Bruno e Salvatore. 
Secondo l’accusa, Vittorio Pisani, amico di Marco Iorio, era al corrente del fatto che i Potenza erano soci dell’imprenditore e nonostante ciò non era mai intervenuto al fine di reprimere il reato di riciclaggio. 
Il processo comincerà il 24 gennaio 2011, davanti alla settima sezione del tribunale. Il giudice per le indagini preliminari si è riservato la decisione sulle istanze di revoca delle misure cautelari tra cui quella del divieto di dimora a Napoli, disposta nei confronti dell’ex capo della mobile Pisani. 
Tra un mese esatto, in aula, Vittorio Pisani, davanti ad un collegio di giudici, potrà replicare all’accusa di aver favorito con una specie di “soffiata” l’amico Marco Iorio. Napoli : continua l’inchiesta sul riciclaggio nei ristoranti del lungomare. A processo anche l’ex capo della mobile Pisani.Un processo che vede protagonisti 18 imputati, i reati contestati sono quelli di usura e di riciclaggio contestati ad un gruppo di imprenditori e di uomini d’affare tra spiccano due nomi, oltre a quello di Pisani, quello dell’ex contrabbandiere ed usuraio Mario Potenza e quello di Marco Iorio, imprenditore nel settore della ristorazione. 
Secondo l’accusa l’imprenditore Marco Iorio ed il suo socio d’affari Mario Potenza avrebbero usato soldi ritenuti di provenienza illecita per dare vita ad una sorta di network della ristorazione, poi una volta fiutato il pericolo di indagini, avrebbero separato le quote sociali ed avrebbero tentato di trasferire, in alcuni paradisi fiscali, i capitali accumulati. 
Deciso è stato anche il ruolo di tre commercialisti, di alcuni funzionari di banca, ma anche di contabili capaci di sostenere un progetto, su cui, si è abbattuta la scure di una indagine giudiziaria. 
Infatti le indagini condotte dai pm Amato e Parascandalo, hanno messo a fuoco anche le accuse lanciate dal boss di Secondigliano, Salvatore Lo Russo, oggi pentito, in virtù delle quali lo stesso boss avrebbe investito 500 mila euro nella creazione di una sorta di monopolio della ristorazione. 
Una ricostruzione, al momento tutta da verificare,anche alla luce della dichiarazione rilasciata da Bruno Potenza, il quale ripercorre la storia dei Potenza con il boss Lo Russo, dimostrando come la sua famiglia abbia subìto le pressione del camorrista precisando inoltre che il padre Mario tra il 2000 ed il 2001 ha prestato al boss di Secondigliano centinaia di milioni di lire, che non ha più riavuto, che tra il 2004 ed il 2005 il Lo Russo consegnò 500 mila euro al padre Mario, frutto di una vincita al casinò,soldi con i quali voleva garantire una rendita di 4 mila euro al mese ad una sua parente. 
Napoli : continua l’inchiesta sul riciclaggio nei ristoranti del lungomare. A processo anche l’ex capo della mobile Pisani.Nel 2006 il Lo Russo, si fece consegnare 400 mila euro e dopo il suo arresto, per evitare problemi, la famiglia Potenza fece recapitare gli altri 100 mila euro. 
Un pericoloso boss della camorra, Salvatore Lo Russo, da poco tempo pentito, che per anni è stato confidente dell’ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani, che in questa storia dovrà difendersi dall’accuse di falso, favoreggiamento, rivelazione di atti coperti.
In quanto,secondo l’accusa, avrebbe avvisato l’amico Marco Iorio dell’esistenza di indagine della Dda di Napoli sui suoi rapporti con i Potenza, lo avrebbe inoltre favorito con la rivelazione di atti coperti, consigliandogli di mettere le carte a posto, in vista degli accertamenti della magistratura. 
Dal 30 giugno l’ex capo della mobile di Napoli, Vittorio Pisani è sottoposto al divieto di dimora nella sua città di adozione. 
Fra giusto un mese la prima udienza del processo, un processo che vede protagonista la nuova borghesia napoletana, professionisti, e forze dell’ordine, insieme ad usurai e camorristi.

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