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Narrazioni del sé e social network

Creato il 02 novembre 2012 da Davideciaccia @FailCaffe

Narrazioni del sé e social networkDimmi che social network frequenti e ti dirò chi sei. Anzi, lo capirai da solo… forse.

In principio era l’agorà, ma nell’era virtuale le proiezioni della funzione sociale di uno spazio d’incontro e di confronto si sono, per natura, evolute e digitalizzate. Pare che nel mondo, le persone che frequentano almeno un social network abbia ormai superato il miliardo, e di questi, il 90% usa Facebook. “È incredibile!”, direbbe AldoPalmisano. Ma se ci soffermiamo un attimo a riflettere, probabilmente le cause sono intrinseche nella natura umana.

di Etuttounsogno

Bisogna iniziare col dire che c’è un social network per ogni cosa: a parte il colosso Facebook, che non ha bisogno di presentazioni, e il suo cuginetto Twitter, su cui bazzicano gli amanti dell’aggiornamento facile e sintetico, ognuno di noi è utente di altri luoghi virtuali, e guardare la barra dei preferiti del proprio browser di fiducia, dà subito l’idea di chi siamo, quali sono i nostri interessi, e qual è la rappresentazione di noi stessi che vogliamo proiettare nella società (anche se vituale).

Esistono dei social network di una certa utilità, con uno scopo preciso, ed altri, diciamo così, più effimeri, in cui lo scopo principale è fare rete, avere contatti con altri utenti, per scambiarsi Pin, Tweet e iLikeIt sulle cose più disparate.

Narrazioni del sé e social network
BlablaCar è un social network per cercare o offrire passaggi in auto, l’evoluzione virtuale dell’autostop. Se lo usi sei sicuramenteattento al risparmio e/o all’ambiente, o semplicemente trenitalia ti ha deluso ancora.

Couchsurfing è la comunità mondiale dei viaggiatori InterRail style. Puoi cercare o offrire ospitalità per qualche giorno a persone che abitano nel posto che stai andando a visitare, o che vengono a visitare la tua città. In pratica è come avere un amico in ogni città del mondo. Molto figo, considerando che chi alloggia lo fa gratis, in cambio di una bella esperienza, di nuovi contatti o per conoscere e confrontarsi con gente di altri posti. Se lo usi sei un giovane (dentro) che ama viaggiare e conoscere il mondo, a costo zero.

Last.fm per chi ama scoprire nuovi artisti in fatto di musica, con la possibilità di ascoltare radio online per qualsiasi genere musicale nel mondo, anche e soprattutto, per ascoltare quel gruppo un po’ di nicchia, alternativo, scandinavo di cui hai visto una volta un live su Youtube alle quattro di notte dopo una festa a casa di qualcuno che non conoscevi.

Narrazioni del sé e social network

Anobii è senza dubbio uno dei miei preferiti. una specie di gigantesco circolo dei lettori. Ogni utente può costruirsi una libreria virtuale di tutti i libri che ha letto nella propria vita (a volte ti ricordi di alcuni titoli dopo molti mesi che ti eri ricordata una frase, o uno sguardo della protagonista descritto a pag. 124) Ci sono tutti i libri del mondo, dal manuale di grammatica francese del tuo primo esame all’università, alla saga intera del Signore degli Anelli, e se proprio non lo trovi, qualsiasi pubblicazione con un isbn sul retro, può essere aggiunta, con la copertina e l’edizione precisa, una pacchia per i letterofili. Oltre a costruirsi la propria libreria si può scrivere una recensione dei libri a cui teniamo in particolare (o anche a tutti se hai molto tempo libero) e scoprirne di nuovi spulciando nelle librerie altrui, sui gruppi o sul server. E, last but not least, puoi crearti una lista dei libri che vorresti leggere, una specie di evoluzione dei post-it sparpagliati tra le pagine della mia moleskine.

Mubi Social network di cinefili nel mondo. Come uscire dal cinema e chiacchierare del film appena visto con i tuoi amici, ma, ancora una volta, evoluti al 2.0.

Pinterest è un po’ un social network da femmine, a dire il vero. Ci puoi postare foto di qualsiasi cosa, ma non è un sito di foto. Direi piuttosto che somiglia ad un pomeriggio in giro per le vetrine con la tua migliore amica, passeggiando per una via del corso lunga milioni di pagine. E ci puoi perdere sicuramente più di un pomeriggio, prima di trovare l’idea geniale che ti camberà la vita. Non solo abbigliamento, make up, arredamento, cucina, puericultura, ma anche, talvolta soluzioni geniali ai problemi di ogni giorno. L’evoluzione dell’ora di economia domestica, ma con una vasta scelta degli interessi da approfondire.

Flickr Non poteva mancare nella lista degli interessi da condividere con il mondo, la fotografia. Fotografi professionisti o dilettanti, foto artistiche o della comunione del cugino, ritoccate o naturali, ci puoi trovare qualsiasi cosa. Ovviamente, la navigazione potrebbe essere senza fine, e ci si può perdere nei meandri di milioni di immagini a cui trovare un significato, collegare un ricordo, utilizzare come spunto per la prossima ispirazione artistica dietro il tuo obiettivo.

E ovviamente la lista sarebbe ancora lunghissima, ma cos ci spinge a frequentare un social network? sono solo surrogati della comitiva dei ragazzi del muretto? solo un modo per perdere/impiegare il proprio tempo mentre carica il video su Youtube? Non credo.

Proprio come nella vita non virtuale (la vita vera, che poi anche quella che passiamo online mica è finta!) la necessità di creare relazioni con altri esseri umani nasce dal bisogno intrinseco di conoscere se stessi. Come spiega la Cavarero, la necessità di raccontare storie, e farsele raccontare, è strettamente legato alla costruzione e alla scoperta del proprio sé. Non quindi solo una questione di interessi e gusti personali. Ma quando fb ci chiede A cosa stai pensando? quello che rispondiamo è un piccolo pezzo di noi stessi, un micro-sé, e la risposta che attendiamo con un mipiace, è l’approvazione dell’altro della nostra stessa identità, che è esattamente quello che chiediamo dalla nascita alla morte a tutti coloro che ci circondano. Riconoscere un tratto in comune, anche una piccola approvazione, da chi ci “segue” significa aver scoperto che un’altro si è riconosciuto in quel tratto, e quindi che quel tratto è stato riconosciuto anche a me stesso. Pertanto se l’altro approva, significa che davvero mi vede così. Il suo mipiace altro non è che la conferma di essere quello che sono. Il che, non è affatto poco. L’ansia da ILikeIt è esattamente l’ansia di Gnothi Seauton. Nessun virus della società virtualizzata, dunque, nessun vuoto interiore, ma il bisogno di vedere negli occhi degli altri noi stessi. “Raccontami la mia storia” perchè io mi riconosca in quello che tu vedi. “Raccontami la storia”, perchè io non muoia. Perchè raccontare, ce lo insegna Sherazade, (e tutta la tradizione letteraria occidentale ne è altrettanto piena) è sfuggire alla morte. Quindi  istinto di sopravvivenza allo stato puro.

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