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Nepal, terremoto: la lunga ricostruzione

Creato il 09 maggio 2015 da Cren
Nepal, terremoto: la lunga ricostruzione

Sabato è giornata di festa in Nepal; oggi al posto dello shopping nei grandi Malls o nei vicoli di Asan Tole, molti sono impegnati a spostare rovine, raccogliere pezzi di templi, far da mangiare agli sfollati.
A Bakthapur si stanno spostando tegole, legni e mattoni dell'alta pagoda di Mahadev e di quella di Durga, i danni più gravi della cittadina. A Basantapur si continua a lavorare per ripulire la Piazza; a Bungamati dove molto è distrutto, si cercano gli oggetti che adornavano la statua di Machendranath, Regolatore delle piogge, che doveva essere portato in giro nella Valle, su un grande carro, proprio in questi giorni per propiziare il monsone. Non resta niente dello Shikkhara a lui dedicato, né degli altri templi che riempivano la cittadina. La gente lavora per cercare di rimettere ordine, in mezzo a montagne di detriti. Tutti insieme per ricostruire, è questo che sta accadendo oggi, mi dice l'amico Prabhat, mentre impacchetta cibo per i villaggi.
Intanto un'altra frana è stata segnalata dal disastrato Langtang.
Il governo ha spedito migliaia di funzionari pubblici, ingegneri, medici nei distretti per supportare gli inesistenti enti locali. Del resto molti palazzi governativi sono inagibili e ministri e funzionari si riuniscono nei prati (vedi foto). Si tratta, superata l'emergenza, di far funzionare un paese disastrato, con milioni di persone senza casa, già con reddito pro capite di euro 900. Solo a Kavre ci sono 120.000 persone senza casa (48.000 distrutte e 20.000 danneggiate). Un compito immane che durerà anni, in cui tanta gente dovrà vivere in alloggi di fortuna, con tutte le conseguenze sociali ed economiche gravissime.
Il Nepal conta sugli aiuti internazionali che stanno arrivando lentamente. L'appello delle Nazioni Unite, ai governi, per raccogliere 415 milioni di dollari ha portato finora solo 5 milioni. Si tratta di far giungere in Nepal, tramite i donatori istituzionali (stati, Un, banche per lo sviluppo) almeno 5 miliardi nei prossimi due anni. Una marea di soldi che pone, per i nepalesi con poca fiducia nei governanti, qualche preoccupazione. Il governo è stato criticato nella gestione delle prime fase dell'emergenza ma, si è poi ripreso. Sempre Prabhat m dice che mentre venivano coordinate e diffuse tramite i siti del governo su twitter e nel web aiuti, quantitativi, luoghi raggiunti, le grandi INGO e le Nazioni Unite erano impegnate a twittare solo infografici.
Ricorda che nel 2011, dopo anni di lavoro e un sacco di soldi spesi, è stato pubblicato un ponderoso report " Guidance note of disaster prepardness and response planning 2011" che non è servito a niente, come decenni di soldi spesi per meeting, incontri, report e studi sulla "gestione dei disastri".
Mi ricorda che quando le Nazioni Unite criticano il governo nepalese per mancata trasparenza sulla gestione degli aiuti, dovrebbero mettere da qualche parte (è questo un dato introvabile) quanti soldi spendono in Nepal, quanti per la struttura (oltre 5.000 persone) e quanto corruzione hanno generato in questo paese, con progetti inutili, soldi dati e non controllati e così via. L'Aid Industry (comprese le INGO) quando criticano i funzionari governativi, dovrebbero ricordare che questi guadagnano cento volte meno dei loro dipendenti, spesso inutili.
Secondo lui, tante critiche sono dirette a convogliare i fondi per la ricostruzione nelle loro mani, come ad Haiti (vedi articoli nel blog) dove per ogni dollaro donato solo 1 centesimo è andato alle organizzazioni locali.
Mi invita a leggere questo bell'articolo dl Chief Secretary del Governo, Leela Mani Paudyal.( qui)


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