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Neri Pozza dice no ai premi letterari

Da Marcofre

La casa editrice Neri Pozza comunica la propria decisione di non partecipare più ai premi letterari, e spiega le ragioni.
Purtroppo non conosco bene la situazione, quindi rischio di scrivere delle ovvietà.
Ma.

In Italia un premio letterario non si nega a nessuno: è un fatto. Esistono una valanga di comuni che, per rendere il soggiorno estivo dei loro ospiti più “culturale”, organizzano premi letterari di dubbia qualità. Critici raccogliticci, il cui fine è premiare la casa editrice del luogo, oppure lo scrittore amico dell’assessore alla cultura.

Non di rado si richiede una tassa di iscrizione subito, mentre la pubblicazione delle opere premiate, o segnalate, è rimandata alle calende greche. Se e quando avviene.

Il celeberrimo clientelismo non risparmia niente e nessuno. Il risultato: disastroso per chi ha qualcosa da dire perché non ci si muove con l’intento di premiare il merito, ma l’amico-scrittore dell’assessore, oppure il discepolo prediletto del barone universitario.
Una tragedia?

Non credo. O meglio: che la situazione non sia rosea si sa; che i grossi gruppi editoriali (Mondadori da una parte, Rizzoli dall’altra), abbiano delle mire sui principali premi, e investano moltissimo su di essi, è risaputo. E’ comprensibile quindi che una piccola casa editrice si sia stufata di sputare sangue e portare a casa poco o nulla.

Neri Pozza ha nel proprio catalogo molti titoli di autori stranieri (gli italiani ci sono eccome), e da sempre persegue la qualità; mi pare ovvio che abbiano scelto di portare alle estreme conseguenze la loro politica editoriale.
Rappresenta questo uno scossone per l’editoria? Nemmeno per sogno.

Semmai, è il segnale di come certi canali, creati per portare all’attenzione del pubblico le nuove narrazioni, abbiano esaurito la loro funzione o, se non vogliamo usare questa espressione, diciamo che faticano sempre più.
E’ necessario prendere atto che anche grazie alla Rete, chi organizza questo tipo di manifestazioni, debba programmare un vigoroso cambiamento di rotta.

Vedere certi premi che per avere un po’ di notorietà, ricorrono a esponenti della televisione, per tentare (senza successo), di svecchiarsi o parlare al grande pubblico, è deprimente. Credo che una delle punizioni più spaventose, sia costringere una persona a guardare (ovviamente a tarda notte), la premiazione di scrittori al Campiello o allo Strega. Zero ritmo, zero capacità di coinvolgere, spiegare, indicare le ragioni di questo o di quello. Se parlassero di detersivi o investimenti in borsa, avrebbero lo stesso impatto sull’interesse dello spettatore.

Solo una passerella per offrire un po’ di visibilità ad assessori, o località ormai incapaci di rinnovare il proprio blasone. Se almeno servisse a premiare nuovi scrittori, spinti da piccole case editrici: niente di tutto questo.
I soliti marchi. Per questo si decide di tirarsene fuori. Ci saranno altri mezzi, altre occasioni per emergere: il mondo cambia, ogni giorno un po’. Anche quello del libro: e questa è una bella notizia.

(Notizia carpita da Blogolo nel buio).


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