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Niente più bugie su Lady D

Creato il 14 ottobre 2013 da Coloreto @LoretoCo
Naomi Watts, dopo l’interpretazione di “ Diana- la storia segreta di Lady D”, evita lo sguardo del principe William. Anche stavolta chi ha voluto raccontare la principessa del Galles non è riuscito ad afferrarne l’essenza.
Niente più bugie su Lady DLa memoria di Lady Diana Spencer resta sepolta sotto una fitta coltre di bugie, strumentalizzazioni e tradimenti. Proprio lei che è riuscita a cavalcare l’onda dei mass media, facendo prendere dimestichezza alla famiglia reale con parole quali: “sondaggio di popolarità” e “opinione pubblica” (termini così ingombranti da non poter più essere ignorati, così rivoluzionari da mettere in discussione secoli di protocollo, incombenti fino al punto di restituire una nuova sovranità alle aspettative dei sudditi di Sua Maestà) da questa trappola non ne uscirà mai vincitrice finché qualcuno non deciderà di separare il personaggio di Diana dalla donna Diana. La principessa di Galles, detta “la donna più fotografata al mondo” è rimasta imprigionata per sempre, come avviene nelle migliori favole e come fu nella realtà della sua vita, nell’eterna ricerca di un principe azzurro che sul suo bianco destriero prima o poi venisse a salvarla. Mortificata in questa sua ricerca di protezione da parte di un uomo è stata fatta passare per avida seduttrice, ossessionata dalla sua stessa immagine pubblica e accusata di utilizzare lo strapotere raggiunto per vendicarsi dell’ex marito e umiliare così la tradizione della famiglia reale britannica, infangandone il buon nome. Lady Diana è rimasta prigioniera di chi ha sempre voluto raccontarla ma senza mai riuscire ad afferrarne l’essenza. Sposa tradita, donna sola, depressa sino all’autolesionismo che alza la testa in cerca di riscatto: ecco chi è Lady Diana. È un personaggio chiave del secolo scorso. Rappresenta uno dei più potenti idoli degli anni ’90 ed è lo specchio di ciò che una donna della sua generazione sarebbe stata pronta a diventare se solo avesse avuto coraggio e determinazione. Eppure tutto quello che film e libri riescono a tirar fuori delineando questo personaggio sono solo liste di amanti, voti di prestazioni sessuali e l’insignificante figura di una giovane single che non riesce a porre freno ai propri appetiti. La Diana dei rotocalchi è una donna triste, una “principessa triste” che abbraccia il dolore del mondo e diventa “la principessa del popolo”. La passione con la quale si getta a capofitto su campagne umanitarie precedentemente trascurate come quelle in favore dei Lebbrosi o dei malati di AIDS ed il modo in cui è riuscita a sollevare l’attenzione sulla questione delle mine antiuomo le conferiscono un nuovo titolo: “principessa dei cuori della gente”. Diana appare al mondo come una donna che conosce il dolore avendolo sperimentato su se stessa e che generosamente ama il prossimo. E’una figura materna e caritatevole, quasi spirituale, benedetta dalla vicinanza a Madre Teresa di Calcutta. E’ l’icona di una donna rinnovata, liberata, guidata solo dalla propria coscienza e dai propri ideali. Che Diana Spencer fosse stata davvero così pura non lo sapremo mai ma sappiamo che questo era lo spirito degli anni novanta che lei incarnava. Un momento storico in cui l’Europa poteva lavarsi la coscienza conferendo premi in denaro e riconoscimenti alle associazioni umanitarie e a chi parlava in loro nome per potersi pulire la coscienza di tutti i meccanismi che segnavano la distanza tra il primo e il terzo mondo. Moltissimi personaggi del mondo dello spettacolo ancora oggi sono impegnati in queste stesse campagne eppure nessuno vede in loro l’angelo che il mondo vedeva allora in Diana. In The Queen ( Stephen Frears -2006) il personaggio di Elisabetta II è fortemente combattuto tra ciò che una regina è stata educata a scegliere e ciò che da lei, dopo “l’uragano Diana” il popolo ed il mondo intero si sarebbero aspettati di veder cambiare. Frears esprime sommessamente che dopo Diana niente sarebbe più stato lo stesso. E allora perché un pubblico ormai svezzato da estenuanti cliché e da un’infinità di reportage tutti uguali a se stessi, banali e privi di reali contenuti avrebbe dovuto provare il minimo apprezzamento per un film come “Diana – la storia segreta di Lady D.”? Innanzi tutto il segreto che il regista Oliver Hirschbiegel vorrebbe svelare non è un segreto per nessuno. Si tratta semplicemente dell’unica storia d’amore della principessa che non è stata venduta ai giornali. Ciò non fa di questa relazione un segreto quanto piuttosto una prova di rispetto. Realizzare un film che nessun membro della famiglia reale approva o vedrà non è certo aver riguardo per questa memoria ne omaggiarla. Disegnare un stereotipo di questa donna, imitando pedissequamente i filmati originali che tutto il mondo ha già visto sino allo sfinimento e trasporli in una banale storia d’amore può essere definito semplicemente un esercizio di stile di scarsa utilità, che rivela una totale mancanza si sensibilità artistica , di fantasia e di spirito di ricerca ai fini di una conoscenza più approfondita dei fatti e delle persone. “Diana- la storia segreta di lady D.” è un film che nasce senza uno scopo. I dettagli, veri o presunti, suoi amori non ci attraggono più ne mai più potranno scandalizzarci. Il film non sazia nessuna vera curiosità. Tutti sanno, infondo, com’è che va a finire e tutti sanno che è ancora troppo presto per rivelare il non detto riguardo alla sua misteriosa morte. Jessica Chastain ha dignitosamente rifiutato il ruolo lasciandolo in eredità ad una Naomi Watts che nonostante il grande impegno ed un intenso lavoro di make up non riesce mai a mascherarsi sotto il personaggio che le viene richiesto d’interpretare. La donna fragile e timida non fa mai capolino sotto lo sguardo seducente e maturo innato nell’attrice. I suoi 45 anni sono decisamente eccessivi per rappresentare una donna morta nel tunnel parigino dell'Alma a soli 36 anni. Dopo avere girato «Diana», Naomi Watts ha raccontato che una sera, quando ha visto il principe William nello stesso ristorante dove lei cenava, ha girato la testa dall’altra parte sperando che lui non la vedesse. Deve esserle apparso chiaro che voler ripercorrere un frammento qualsiasi della vita di sua madre senza che questo fosse servito, anche solo per un attimo, a farlo commuovere o a farlo sorridere è un oltraggio. Non avere ispirato la minima curiosità e non aver intaccato i sentimenti di chi ha incondizionatamente amato Diana non può che dare la consapevolezza di essersi appena guadagnata il risultato più basso mai raggiunto nella storia della propria carriera.
Rossana Russo 

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