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No Tav. Ancora proteste in Val Susa

Creato il 22 luglio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Chiomonte, No Ta, Val Susa, manifestanti. Movimento Cinque Stelle, Val Clarea, alta velocità

Thanks to Ocelon1444.

Ancora proteste No Tav in Val Susa. Un tempo si chiamava “cortina di ferro” e divideva l’Est dall’Ovest europeo, ora la chiamano “zona rossa” e sta a delimitare l’area bollente, quella dove con maggior probabilità verranno a scatenarsi gli scontri violenti. Ebbene, proprio ieri i sindaci No Tav della Val Susa e dintorni hanno superato la linea che appunto demarca la “zona rossa”. E l’hanno fatto al grido di: “Vogliamo riprenderci le nostre terre”. Per alcuni un grido di sofferenza, per altri di riscatto e di rivincita dopo il troppo tempo trascorso in questo Paese ad accarezzare il silenzio. Qualcuno, in queste parole, ricorderà, come in filigrana, la scena d’attacco di Braveheart con Mel Gibson. Là, a rivivere la Scozia di William Wallace, eravamo nella pellicola d’un film, ora siamo nella realtà, quella nuda e cruda si direbbe, quella che vede gli scontri, la violenza, le tregue e il dialogo in prima linea.
Ed è così che proprio nella giornata di ieri il cantiere di Chiomonte è divenuto nuovamente teatro per gli scontri e i disturbi fra le forze dell’ordine e i militanti No Tav. Sebbene la cronaca ci abbia ormai abituati nei mesi a vedere quell’area infuocata dalle violenze della protesta, ieri la zona rossa s’è prestata ad una marcia pacifica per gli amministratori della Val Susa. Non certo un’Armata Rossa e neppure un reggimento dell’esercito napoleonico, ma quel centinaio di persone in movimento ha smosso l’opinione pubblica. Fra i manifestanti si sono riconosciuti il sindaco di San Didero, Loredana Bellone, e il senatore del Movimento Cinque Stelle, Marco Scibona. Ad animare la marcia, l’intenzione di superare i confini della zona rossa, che era stata chiusa recentemente da un’ordinanza della Prefettura: un’area che andrebbe dalla Val Clarea alle recinzioni del cantiere.
Il bisogno sentito da più parti di superare i confini imposti dalla legge, sarebbe da interpretarsi come l’esigenza di far sentire il proprio disappunto di fronte ad una decisione del tutto riconosciuta illegittima ed inopportuna. La voce dei sindaci e degli amministratori locali torna dunque a farsi ascoltare come un grido, mentre tutto attorno spesso tace e ci si piange addosso solo più dinanzi alle pagine di cronaca nera. Un grido che sembra voglia dunque scuotere l’opinione pubblica dal torpore in cui è calata pian piano.
Dopo un momento di dialogo con le forze dell’ordine che facevano da scudo alla zona rossa, queste ultime hanno in seguito concesso ai manifestanti pacifici di oltrepassare il confine imposto dalla legge. Quanti erano dunque lì a protestare, si accalcarono a ridosso delle recinzioni. Il senatore Scibona del Movimento Cinque Stelle ha commentato: “Sono al fianco di chi protesta. Le ordinanze si basano su presupposti illegittimi e scavalcano il potere sovrano del Parlamento”. E sulla medesima linea s’è imposta Luana Garofalo, consigliere presso il comune di Bussoleno: “Riteniamo inaccettabili le restrizioni a muoversi sul nostro territorio”.
La marcia di ieri è stata una marcia pacifica, anche se tra le fila delle forze dell’ordine qualcuno sta già insinuando che alcuni esponenti di gruppi politici sostengano – di nascosto – la lotta armata su questi territori. E sembra proprio che queste considerazioni derivino essenzialmente dagli scontri violenti avvenuti un paio di notti fa. Una pioggia di polemiche è scaturita in seguito a quelle ore di violenza. Da una parte le forze dell’ordine pretendono un maggiore sostegno dalla politica; dall’altra i manifestanti No Tav denunciano come la violenza dei militari sia “preordinata” e che gli scontri degenerino appunto per l’eccessiva aggressività delle forze armate.
Rimane del resto da sottolineare la denuncia del sindacato di polizia, secondo il quale – fra i manifestanti – si insinuerebbero dei veri e propri professionisti della lotta armata, e che lo si voglia o no, la politica parrebbe ridursi a guardare soltanto. Il vicesegretario dell’Ugl (il sindacato di polizia), Luca Pantanella, avverte Roma mettendo in guardia le istituzioni, perché vigilino bene su queste aree ad elevato rischio di terrorismo. In altri termini, il sindacato chiede allo Stato un intervento più proficuo e costante.
Sulla questione del “palpeggiamento” dell’attivista Marta Camposana, lo stesso Pantanella informa che metterà a disposizione dei poliziotti denunciati un’opportuna assistenza legale. Sul medesimo fronte, gli stessi No Tav non accettano di tacere, ed evidenziano la presenza ben poco imparziale dei magistrati Padalino e Rinaudo durante gli ultimi scontri dell’altra notte. “Sono dunque dei magistrati combattenti” ci tengono a gridare a gran voce. La presenza dei due magistrati sarebbe invece da contestualizzarsi nel merito delle indagini da loro condotte negli ultimi mesi. Volevano vedere coi propri occhi i risvolti effettivi della protesta, anche se i manifestanti No Tav non ci stanno a credere a queste giustificazioni e scrivono sul web: “Non sono il massimo quanto a verifica puntuale ed imparziale delle violazioni di legge”.

Articolo di Stefano Boscolo


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