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Noi contro gli zingari

Creato il 18 ottobre 2013 da Davideciaccia @FailCaffe

Il destino dei Rom sembra essere segnato nella storia: emarginati, disprezzati quando non odiati, subiscono ancora una volta le conseguenze della nostra frustrazione. Fra errori passati e presenti.

rom

Qualche giorno fa anche sulla mia bacheca è apparso un post che devo dire ha fatto molto discutere.

Per chi si fosse perso la notizia: all’inizio di Ottobre qualcuno ha messo su internet la foto di una signora seduta accanto ad un passeggino: “gli zingari hanno rubato una bambina bionda“. L’appello, che invitava a far girare l’immagine per identificare al più presto rapita e rapitrice, non è stato neanche per un attimo messo in dubbio da chi, leggendo, commentava e condivideva il post. Nel frattempo la portata virale del caso ha assunto proporzioni considerevoli grazie ai cyberattivisti della domenica.

Nel frattempo, come potrete approfondire dalle pagine di cronaca

La rappresentanza Rom ha immediatamente contattato su facebook sia l’autrice della Fotografia che gli altri italiani responsabili dei commenti tramite cellulare. La bambina fotografata è la figlia naturale e legittima di una famiglia residente in zona Quaracchi – Osmannoro in Provincia di Firenze. È stato chiesto di scrivere la verità e chiedere scusa al padre, alla madre ed a tutto il popolo rom.

[...] 

Nelle giornata del 9 ottobre 2013 il padre della bambina informava il legale responsabile dell’Associazione Nazione Rom che una pattuglia dei Carabinieri nucleo Radio Mobile stava cercando “una bambina bionda rubata dai Rom Firenze”.

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Scriveva l’Economist: perchè il governo è così duro con il crimine e così indulgente con la corruzione?

La crisi in Italia più che in ogni altro paese alimenta la frustrazione delle persone, e trova sfogo contro i più esposti e i più deboli. In un paese in cui ci si riempie la bocca dei diritti degli omosessuali, degli immigrati, degli animali, praticamente nessuno si sente in dovere di parlare dei diritti dei Rom.

Questa etnìa è formata da comunità oramai diverse in storie e tradizioni ma tutte derivanti dalla antica lingua romanì. In Italia la comunità è composta da 160 000 persone, ma è bastato qualche episodio di delinquenza per compromettere la dignità di tutti quanti. Henriette Asséo scrive addirittura che qualche biologo criminale sta elaborando un “fenotipo rom” il quale pare essere predisposto naturalmente alla delinquenza.

I nomadi sono quelli che «rubano i bambini», anche se una ricerca commissionata da Migrantes e in corso di pubblicazione ha assodato che negli ultimi 20 anni in soli due casi si è accertato un «presunto tentativo di rapimento»; sono quelli che «rubano per strada e nelle case», anche se un’altra inchiesta ha messo in luce che la percentuale di delinquenza non è superiore a quella di altre etnie e degli stessi italiani; sono quelli che «non vogliono vivere nelle case e nella decenza», ma poi quando costruiscono delle abitazioni “vere”, come è avvenuto alla periferia di Milano, si invoca l’abbattimento e non il condono; sono quelli che «sfruttano i figli per l’accattonaggio», mentre è vero esattamente il contrario e cioè che i bimbi sono considerati dei piccoli principi ai quali spetta il posto privilegiato, che è quello accanto alla madre.

[Annachiara Valle  - Contro i nomadi emergenza razzismo]

Ma le grandi comunità Rom non sono praticamente più nomadi da quasi 4 secoli e  la maggiorparte di quelle che vivono in Italia, nonostante il mantenimento delle proprie tradizioni ed il bilinguismo, hanno la cittadinanza italiana e non hanno nulla a che fare con la delinquenza.

Russka-romani-chaj_015Il dramma che stiamo affrontando è uno di quelli che la storia ha voluto dimenticare, i Rom sono da sempre perseguitati; la Germania nazista settant’anni fa ne uccise almeno 500 000 persone e solo 40 anni dopo il governo tedesco riuscì a riconoscere la stessa responsabilità che era stata quasi subito riconosciuta al popolo ebraico (e in Italia?). All’inizio del 2000 erano decimati e sparsi per il continente quando l’Europa ha fatto il pasticciaccio ed ha adottato il concetto di “minoranza transnazionale europea”. Quello che serviva a giustificare e avviare un programma di intervento finanziario per l’integrazione dei rom nei vari stati è stato un colossale passo falso. In questo modo le popolazioni, che spesso erano da secoli fisse in un paese, sono state separate ufficialmente dai loro territori.

Un popolo senza uno stato, lo avevano capito anche gli ebrei, non ha nessuno che salvaguardi la propria libertà ed i propri diritti. Oltre al danno, la beffa: pochissimi dei soldi stanziati per l’integrazione delle comunità rom sono effettivamente serviti alle comunità; la maggiorparte, fra quelli intercettati dai governi più attenti, si sono persi nelle macchine burocratiche dei singoli stati.

Ora i Rom, che non appartengono a nessun luogo preciso, sono ai margini di tutte le società. Odiati, disprezzati, vivono di riflesso la crisi della nostra società, a cui non a torto neanche per un attimo hanno pensato di voler aderire.

…laggiù, il mio cuore freme sempre di ammirazione all’idea che si possa sbattersene così del mondo e praticare , nel centro del post-modernismo dell’epoca postindustriale, la raccolta dei tempi andati: le donne portano le fascine, alcuni tipi tirano carretti pieni di ferraglia, la marmaglia va in cerca della plastica nelle discariche, e davanti alle capanne in compensato, relitti di macchine senza ruote abbandonti, tappeti messi ad asciugare, ovunque volano sacchetti di plastica. in fondo, fanno quello che fanno tutti: sopravvivono…

[Andrzej Stasiuk - Sulla strada per Babadag]


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