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Non esistono più gli uomini di una volta? La colpa è delle classi miste e delle donne troppo studiose

Da Marypinagiuliaalessiafabiana
Foto storica di una classe femminile presa dal sito www.indire.it

Foto storica di una classe femminile presa dal sito http://www.indire.it

Maschio e Femmina a scuola non sono pari questo è il titolo di un articolo pubblicato oggi su Il Mattino e firmato da Claudio Risè, giornalista e psicanalista di formazione junghiana. Risè scrisse il Documento per il padre nel 2001 per la lista antiabortista di Giuliano Ferrara. Già le premesse non sono buone…

L’articolo parte con l’evidenziare la crescente preoccupazione di genitori, insegnanti e opinionisti (?) per i ragazzi. Qui il termine “ragazzi” non è usato come plurale, presunto neutro, che include anche il genere femminile, ma proprio nel senso di maschi. I ragazzi (riporto in corsivo le parole dell’articolo) “vanno male a scuola, non stanno attenti, sono scarsamente interessati a quasi tutto”, ma la summa di tutte le preoccupazioni, che non si capisce come possa essere dedotta da tali premesse, è l’estinzione del maschio. In pratica il classico “non ci sono più gli uomini di una volta”.

I maschi sarebbero, secondo chi ha scritto questo surreale articolo, in un “mare di guai” e questi guai sembrerebbero avere inizio tra i banchi di scuola dove i poveri maschi in via d’estinzione devono lottare per la sopravvivenza contro le “ragazzine studiosette”.

Queste perfide ragazzine studiosette, sviluppandosi fisicamente prima degli uomini, acquisirebbero un potenziamento delle attività intellettive segnando così una incolmabile distanza con i coetanei maschi tutti brufoli e ormoni impazziti.

Se lo spuntare delle tette e l’iniziare a sanguinare una volta al mese sono cambiamenti a cui le ragazze reagiscono in maniera passiva, senza nessuno sconvolgimento, anzi acquisendo maturità e buttandosi a capofitto nello studio; la barba e il cambio della voce sono invece eventi che turbano incredibilmente gli uomini che,poveretti, devono trascurare gli studi perché non sanno come “sopravvivere ai bombardamenti ormonali che da lì alla maggiore età assorbiranno gran parte delle loro energie e della loro attenzione anche se cercheranno di non farlo capire.”

È tutto merito della biologia se le donne sono più brave a scuola. Questa volta non sono le donne ad essere dipinte come “isteriche” dall’ormone ballerino, ma gli uomini, i quali, nel momento dello sviluppo, diventano pene-diretti e per loro non c’è più niente da fare. Di male in peggio.

“È sempre stato così! ” Tuona il giornalista. Ma prima le cose andavano meglio perché c’erano le classi differenziate. Adesso invece con le classi miste, dove uomini e donne possono addirittura essere compagni di banco, si rischia di non valorizzare le naturali differenze biologiche tra i due unici generi presi in considerazione facendo finta che gli altri non esistano.

Le classi differenziate dei bei tempi andati permettevano di valorizzare l’insegnamento perché ci sono “insegnanti che si trovano meglio con i maschi e altri con le femmine. Perché insegnare ai ragazzi richiede un maggior interesse allo sport e al movimento al parlarne e al cercare di farlo; così come insegnare e stare con le ragazze trae vantaggio da una maggiore attenzione ai temi sentimentali.”

Ogni giorno nelle classi miste delle scuole italiane si va quindi incontro al grave rischio educativo del professore appassionato di sport che insegna anche alle ragazze, le quali, è comunemente risaputo, non praticano alcuna attività sportiva. Nelle classi miste non possono essere trattati adeguatamente i “temi sentimentali”, qualsiasi cosa essi siano, perché questi si adattano perfettamente all’indole docile e romantica delle ragazze, ma  non vanno bene per gli uomini, i quali non abbisognano di sentimenti ma di movimento perché “per funzionare con i ragazzi devi fargli capire il lato avventuroso del sapere e movimentare lo stare a scuola”. Ma a quanto pare il corpo insegnante “ormai completamente femminilizzato” è ossessionato, pensate un po’, da “moduli di insegnamento uguali per tutti”. Cioè queste cattive insegnanti pretendono che i ragazzi, naturalmente avvezzi al movimento e all’avventura, se ne stiano con il culo incollato alla sedia come le colleghe studiosette, alle quali invece si possono tranquillamente propinare noiosi sermoni, preferibilmente sentimentali che si adattano meglio alla loro natura romantica.

Questa educazione unisex non danneggia solo gli uomini, anche se per questi si dimostra maggiore preoccupazione, ma anche le donne che, per effetto di una educazione non calibrata sulla loro natura femminile, potrebbero addirittura praticare sport o rifiutarsi di fare le sentimentalone. “Lo sa bene l’analista quando si trova ad aiutare donne non più ragazzine che scoprono di dover recuperare un femminile ancora sconosciuto”. Da giovani hanno fatto le “maschiacce” e da adulte devono andare in analisi alla ricerca del femminile, alla ricerca cioè di un qualcosa che non esiste, di un vuoto concetto riempito da pregiudizi e stereotipi sociali e culturali.

Cerchiamo di ricordarci che uomini e donne sono diversi altrimenti “saranno guai per tutti”, questa l’apocalittica conclusione di un articolo che è l’apoteosi del luogo comune e della banalità. Un riduzionismo biologico a tratti surreale che intende distinguere caratteristiche tipicamente maschili e caratteristiche tipicamente femminili, inscrivendo nell’ordine naturale delle cose la subordinazione della donna sentimentale all’uomo la cui virilità e intelligenza sono continuamente minacciate da ragazze studiosette che attraverso lo studio e la scuola vorrebbero tradire la loro naturale indole femminile.

Se ragazzi e ragazze APPAIONO diversi tra i banchi di scuola è probabilmente perché hanno ricevuto una educazione diversa. Non è colpa della biologia ma di insegnanti e genitori che spesso sono portati a essere più tolleranti con i maschi, perché vedono nell’insubordinazione e nella insofferenza alle regole un lato creativo, tipicamente maschile, da valorizzare. Solitamente tale tolleranza non viene concessa alle ragazze e alle bambine le quali devono sedersi composte e stare attente a non sporcarsi il vestito, interiorizzando precocemente, rispetto ai coetanei maschi, il concetto di regola, che le porterà probabilmente ad essere più docili e studiose. Ma non c’è niente di naturale in tutto ciò, se ci sono differenze tra uomini e donne, queste sono culturali, indotte, non esiste nessun femminile romantico, così come non esiste nessun maschile rude e avventuroso. E non esistono anche perché i generi non sono solo due, ma questo sembra che se lo dimentichino sempre tutt*!

Al rischio di un appiattimento della didattica su un’idea di uguaglianza che non tiene conto delle differenze, si dovrebbe reagire non proponendo una anacronistica e infondata divisione delle classi e degli stili di insegnamento in base ai generi, ma sostenendo una didattica modellata sulle potenzialità e i limiti di ogni alunno e alunna. Perché esistono delle differenze tra le persone, al di là del sesso e del genere, sono queste le differenze, le bellissime differenze individuali che vanno ascoltate e fatte parlare, tutte.



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