Magazine Attualità

Non piove in Centroamerica, quale futuro per le scelte energetiche

Creato il 15 maggio 2013 da Eldorado

Non piove in Centroamerica. La stagione delle piogge non vuole arrivare e all’apice di questa estate lunga si registrano i primi scontati allarmi. A patirne le maggiori conseguenze per il momento è Panama, paese che, vuoi per convenienza, vuoi per opportunismo dipende quasi esclusivamente dall’energia idroelettrica. Una tegola che l’amministrazione di Ricardo Martinelli non avrebbe voluto affrontare, vista la grande necessità che ha il paese di elettricità per sostenere l’ambizioso programma di grandi opere. Lavori che ora sono costretti a rallentare, almeno fino a quando non arriveranno le piogge.

Nel frattempo è iniziato il razionamento dell’energia elettrica, con una serie di seri provvedimenti. Il governo ha chiuso la scorsa settimana le scuole di ogni ordine e grado per tre giorni, mentre fabbriche ed uffici lavorano ad orario ridotto. Città di Panama, abituata ad una movimentata vita notturna, si è vista nell’obbligo di chiudere i battenti alle dieci di sera: bar, ristoranti, cinema, discoteche, locali notturni hanno dovuto attenersi al decreto pubblicato dal governo che ordina la chiusura fino alle sei di mattina. I condizionatori d’aria, apparati imprescindibili a queste latitudini di alte temperature e di elevata umidità, dovranno rimanere spenti obbligatoriamente dalle dieci di mattina alle tre del pomeriggio in tutti i luoghi pubblici.

Si tratta di un’emergenza senza precedenti, che apre forti interrogativi sulla capacità del paese di poter mantenere la grossa infrastruttura che si sta costruendo attorno al Canale: nuove chiuse, strade, metropolitana, centri commerciali. Panama sta cambiando volto, però la natura sta già presentando una fattura ben salata ancora prima che le grandi opere siano completate.

I principali bacini idroelettrici del paese, i laghi di Bayano e di Fortuna, hanno superato il livello minimo e le timide piogge di questo inizio settimana non sono sufficienti per dichiarare scampata l’emergenza. Panama, sottile strisce di terra che unisce Centro e Sudamerica, sorge tra le acque di due oceani, con montagne ricche di fiumi ed ha basato il suo rifornimento proprio sull’energia idroelettrica, contando sulle forti precipitazioni che durante la stagione delle piogge –generosa ai Tropici- riempiono i laghi artificiali. Proprio il controllo delle acque dei fiumi e dei torrenti della regione del Chiriquí, che approvvigionano il paese, ha portato ad una lunga stagione di lotte tra le autorità governative e le comunità indigene locali che vantano i diritti sui territori dove scorrono le risorse idriche.

La questione, di cui abbiamo scritto spesso su questo blog, non è ancora stata definita, ma la scommessa del governo Martinelli di puntare tutto sull’energia idroelettica, con la forte partecipazione privata, mai come oggi appare un azzardo che attira critiche da tutte le parti. L’ex direttore delle Risorse idriche, Fernando Aramburu, attraverso Twitter getta –è il caso di dirlo- acqua sul fuoco: ¨Non è il  momento di cercare dei responsabili, ma di risparmiare energia e superare insieme la crisi¨. Commento politico, che non placa l’ira dei panamensi: se nella capitale si vive male, in provincia si sta peggio. Per quattro province è stato decretato lo stato di emergenza; si tratta di quelle prevalentemente agricole di Veragua, Coclé, Los Santos ed Heredia. Per quanto riguarda il Canale, prima voce di entrate per le casse panamensi, le autorità assicurano che non è rischio la sua attività e che si manterrà l’attuale traffico di quaranta transiti giornalieri.

Uno studio presentato dalla Cepal (la Comisión Económica para América Latina y el Caribe) solo in aprile ha avvisato che il Centroamerica è una delle regioni della Terra più esposte al cambiamento climatico. Se le cose non cambiano, con l’attuale regime di emissioni di biossido di carbonio nell’atmosfera, per la fine del secolo si prevede un aumento di quattro gradi delle temperature. Per le piogge stessa situazione critica, con una previsione di una riduzione che potrebbe arrivare fino al 35%. Questo significa che i bacini idroelettrici che forniscono l’energia rimarranno vuoti: un avvertimento che dovrebbe far pensare sulla reale utilità delle grandi opere basate sull’approvvigionamento delle risorse idriche e che dovrebbe far pensare seriamente allo sviluppo di un piano che privilegi le energie alternative, in paesi dove non mancano venti, sole e vulcani, dando spazio a soluzioni eoliche, solari e termiche.   


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :