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Olivetti: le forze spirituali e il servizio alla comunità

Creato il 27 febbraio 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

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Nel momento in cui “l’azione politica cristiana è legata solo apparentemente alle forme spirituali e non si risolve in un corpo organizzato, in una Comunità concreta, nel suo ordinamento che si svolge in ordini spirituali, a nulla valgono gli sforzi isolati degli uomini di buona volontà”: nel 1960 Olivetti scriveva un breve testo intitolato “Le forze spirituali”, (originariamente incluso nel volume “Città dell’uomo” e ora ripubblicato dalle Edizioni di Comunità nell’antologia “Il mondo che nasce”), in cui si dichiara convinto che “la sola soluzione alla presente crisi politica e sociale del mondo occidentale consista nel dare alle forze spirituali la possibilità di sviluppare il loro genio creativo”.

Nelle proposizioni fondamentali del Movimento di Comunità è scritto che il “nuovo Stato” dovrà essere organizzato secondo leggi spirituali. Una disposizione che non rimane cosa astratta: infatti nel programma politico di Olivetti “si fa un riferimento preciso non solo ai valori spirituali e alla loro potenza, ma al modo stesso, alla forma, alle forze in cui questi si esplicano nella società terrana anzitutto, e nell’amministrazione delle cose pubbliche in particolare”. Le forze considerate da Olivetti sono quattro: Verità, Giustizia e Bellezza, che vengono in qualche modo comprese nell’Amore. Se uno solo di questi elementi è assente “non si può parlare di civilità”.

La Verità nella società umana rappresenta il valore della cultura libera e dell’indipendenza di ricerche e conoscenze scientifiche. Una società che non crede in questi valori, afferma Olivetti, “non crede nemmeno nel proprio avvenire e non potrà mai avviarsi verso una meta comune e affogherà la comunità nazionale in un vita limitata, meschina e corrotta. Senza questa comprensione dei valori scientifici e spirituali vediamo l’attività dello Stato disperdersi, disintegrarsi, sconnettersi in mille provvedimenti caotici, dispersivi, che non conducono ad alcun fine organizzato e consapevole, se non a quello fraudolento di ingrandire la potenza del proprio partito, favorendo clientele e interessi particolari”.

Riguardo alla Giustizia, Olivetti affronta il tema della redistribuzione e del rapporto tra capitale e lavoro: alla comunità torna una percentuale esigua della ricchezza prodotta dall’attività economica. A tale proposito, “troppi lavoratori si chiedono se non c’è qualcosa di fondamentalmente ingiusto e tragico nel fatto che la ricchezza che essi creano non venga utilizzata per meglio soddisfare i bisogni e risolvere i problemi della loro comunità”.

Sulla bellezza, il nostro ci ricorda che i tesori artistici, ricchezza concreta dell’Italia, videro la luce “come opera della fede, della cultura, del disinteresse”. La bellezza diventa in certo qual modo l’espressione materiale dell’armonia e dell’equilibrio dei valori spirituali. Ma “se le forze materiali si sottrarranno agli impulsi spirituali, se l’economia, la tecnica, la macchina prevarranno sull’uomo nella loro inesorabile logica meccanica, l’economia, la tecnica, la macchina non serviranno che a congegnare ordigni di distruzione e di disordine”. Un disordine che “ancora prevale. Ne siamo colpevoli quando incontriamo – e la tristezza ci avvince – il diseredato, il disoccupato, quando nei rioni delle nostre città e nei borghi vediamo giocare in letizia nugoli di bimbi che hanno soltanto a loro difesa il sole, caldo e materno, e nulla sappiamo del loro avvenire: è ancora disordine quando vediamo le nostre città crescere senza piani, senza spazi verdi, nel rumore e nella bruttezza”.

Lo scritto si conclude – in classico stile olivettiano – con un’esortazione che è insieme messaggio di fiducia e speranza: “noi sogniamo una Comunità libera, ove la dimora dell’uomo non sia in conflitto né con la natura, né con la bellezza, e ove ognuno possa andare incontro con gioia al suo lavoro e alla sua missione”. Questa società sarà basata su una “nuova spiritualità” che “non potrà mai nascere da un uniforme livellamento della vita e del mondo ma, cominciando con un rifiuto motivato e cosciente del potere centralizzato, la molteplicità e l’individualità dell’uomo finalmente libere saranno proiettate nel futuro”.

MC


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