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Omaggio a Blake Edwards

Creato il 17 dicembre 2010 da Cinemaleo

Il cinema ancora una volta in lutto. Ieri un altro grande ci ha lasciato.

 

Blake Edwards è morto ieri sera per delle complicazioni legate a una polmonite. Il regista aveva 88 anni, ed era ricoverato presso il St. John’s Hospita di Santa Monica, in California. Blake Edwards è morto ieri sera per delle complicazioni legate a una polmonite. Lo ha detto il suo portavoce. Il regista aveva 88 anni, ed era ricoverato presso il St. John’s Hospita di Santa Monica, in California. Al suo fianco c’erano i familiari e la moglie Julie Andrews (con cui ha adottato due orfane vietnamite).

“Una carriera intessuta di contrasti con il potere cinematografico. Lo contestano o lo vezzeggiano a seconda delle circostanze. Nonostante la guerra che i suoi simili gli fanno…  Edwards riesce sempre a lavorare, magari con difficoltà e rabbia, sviluppando il suo pessimistico e talvolta piccante discorso sulle debolezze, le meschinità, le presunzioni, le tendenze autodistruttive della natura umana. Qualcuno l’ha paragonato a Billy Wilder…”
(Fernaldo di Giammatteo, Dizionario del cinema. Cento grandi registi, Roma, Newton Compton, 1995)

Scrive Repubblica:

“Aveva 88 anni e non era più attivo da molti anni. Ma aveva vissuto almeno due stagioni creative strepitose, regalando al pubblico non solo grandi momenti di buonumore ma anche e soprattutto un’interpretazione originale, intelligente, spiritosa, brillante e talvolta aspramente corrosiva della comicità e della commedia. Era stato un grande erede della grande tradizione del cinema di commedia americano…

Durante gli anni 60 firma Colazione da Tiffany adattando il romanzo breve di Truman Capote che consolida il sodalizio fondamentale con il musicista Henry Mancini; poi il drammatico I giorni del vino e delle rose con Jack Lemmon derivato da un originale televisivo degli anni 50; quindi l’invenzione del personaggio irresistibile dell’ispettore Clouseau di Peter Sellers in La pantera rosa; per chiudere infine il decennio con la farsa travolgente di Hollywood Party. Dopo un lungo periodo di incertezze e contrasti che lo inducono anche a lasciare Hollywood, al matrimonio con Julie Andrews – già simbolo con i supersuccessi planetari dei musical Mary Poppins e Tutti insieme appassionatamente – si accompagna una nuova stagione di grande forma artistica e una ripresa di umorismo destabilizzante e critico con Ten, con SOB e soprattutto con Victor Victoria.

Un geniale cineasta che ha saputo conciliare leggerezza e profondità”.

Nel 2004 ha ricevuto l’Oscar onorario alla carriera con questa motivazione: “In recognition of his writing, directing and producing an extraordinary body of work for the screen”.

 


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