Magazine Diario personale

Per leggere bene… c’è da faticare! Poche ciance e lamentele!

Da Lepaginestrappate @paginestrappate

Un po’ di tempo fa, avevo letto un post di un ragazzo. Uno studente di Lettere. Brutta brutta e kattiva* editoria, diceva suppergiù, pubblichi solo schifezze! E dove sono i bei libri? Quelli che anni fa pubblicavi?

Io gli avevo risposto con una lista di titoli con meno di uno-due anni di età, tutti sperimentati come ottimi. Gli ho scritto: guarda quella casa editrice, e quella e quel’altra. C’è bella roba, ti assicuro.

I titoli – che non erano nemmeno di nicchia o introvabili, semplicemente non a vertici di classifiche – non li aveva mai sentiti nominare. Ma in ogni caso, mi assicurava!, l’editoria italiana produce roba pietosa. E lui era molto deluso.

Certo. Lo so. Non ve ne siete accorti? Di come i peggio best seller scalino classifiche di vendita, scalzati soltanto a volte da esemplari di scrittura media, sempliciotta, sempre molto accessibile. Eggià. Che brutto mondo.

Ci sono tanti lettori che vedo lamentarsi, qui e lì.

Ragazzi, studenti, blogger, critici. Gente per strada, lettori di lunga data. Giovani e meno giovani.

Ma proprio tanti.

E le case editrici pubblicano solo schifi, e questo e quello. E quella gentaglia urènda che legge le Sfumature. E che schifo. E questo e quello. Ma non è possibile che si vada solo a raccomandazioni. E gli autori bravi non li pubblicano. Ed è tutto una porcata.

Io non mi lamento, francamente.

Sarò ingenua?

Il fatto è questo: ignoro quei titoli (quando non mi divertono le loro trame improbabili). Così come ignoro la tv più spazzatura e commerciale e non ho mai guardato una puntata del Grande Fratello in vita mia, ignoro i libri spazzatura e più commerciali. Non è poi così difficile. Solo di tanto in tanto mi arrischio a spulciare qualche cosa che so già potrà non piacermi, ma più per mia curiosità verso tutto quello che trovo in libreria, nel bene o nel male.

E c’è tanta tanta editoria di qualità e pubblicazioni ottime, continuamente, ogni giorno. Ho ancora da leggere tanti di quei bei libri che avrei un bel coraggio a lamentarmi di non avere a disposizione sufficienti romanzi.

Mi sentirei a dir poco presuntuosa a dire che non trovo più romanzi di qualità, quasi avessi letto tutti quelli meritevoli esistenti. Io ho spesso l’imbarazzo della scelta, quando devo scegliere il successivo romanzo da leggere. Rischio il capogiro.

Ma chi dice che non ci sono più libri di qualità se li è letti tutti?

E poi c’è questo fatto. Il fatto del realismo del mondo. E qui vi devo confessare una cosa che faccio. La faccio per tenermi ancorata alla realtà. Per non svolazzare in aria come un palloncino gonfio di snobismo (cosa che comunque rischio già troppo spesso di fare). Bene, quando mi assale un po’ di nausea nel vedere la pessima qualità delle pubblicazioni più vendute, la mediocrità dei titoli e stili narrativi in voga… apro facebook. E accedo a un gruppo. Un gruppo che ha migliaia di persone che adorano libri come le Sfumature. Che esprimono in maniera sgrammaticata o grammaticata amore confessato e illimitato per quei romanzi. Per gli Harmony. Per gli erotici più improbabili e i romance che spopolano al momento.

Do un’occhiata e capisco due cose: la prima è che se l’editoria pubblica certi romanzi, è perché è un commercio e questa è la domanda da parte del pubblico. La seconda cosa è che quello studente di Lettere non conosceva le novità migliori in circolazione, non conosceva autori autorevolissimi e folgoranti contemporanei. Lamentava l’assenza di grandi autori del passato. Le persone in quel gruppo, invece, si aggrappano a qualsiasi straccio di informazione sulle loro Uscite Del Cuore.

Alla fine ognuno legge per motivazioni proprie e differenti, e forse la cosa migliore è guardare nella propria libreria e vedere quello che c’è, invece che lamentarsi di quello che non c’è o di quello che c’è nelle altrui. Così penso io.

Insomma, c’era quel detto, no? “Per bella apparire devi anche un po’ soffrire”. Roba da ripetere come un mantra durante la ceretta o dopo dieci ore sui tacchi alti.

Alla fine è così anche per tutto il resto.

Per mangiare bene devi darti da fare. Niente quattro salti in padella e la prima cosa arraffata al volo al supermercato.

Per vedere un bel film, il multisala ha spesso poco da offrire. Almeno in cittadine piccole come la mia.

Per ascoltare buona e varia musica, devi cercare la stazione radio giusta, o l’album non in cima alle classifiche. Ti tocca pure evitare centri commerciali, grandi negozi d’abbigliamento e bar ruspanti.

E per leggere buoni libri, c’è da far qualcosa di più che acciuffare quelli accanto alla cassa al supermercato o esposti tra i più venduti in libreria. Se proprio ci si vuole lamentare, che si superi la pigrizia del vegetare.

C’è un po’ da faticare, sì, ma ne vale la pena. C’è da fare qualche passo avanti – se proprio è troppo faticoso, consiglio un po’ di stretching a mezza via, un sorso d’acqua, un respiro profondo! – e superare l’esposizione dei top ten delle vendite. Eggià. Chi l’avrebbe mai detto?! E ravanare tra gli scaffali. C’è da allargare la mente a nomi meno vip o, alternativamente, da sollevare un po’ gli occhi dai libri di testo per scoprire qualche nome non associato a una tomba. Cercare i volumi di quelle case editrici o quelle collane che ospitano libri di qualità, scelti, selezionati. Sicuri. Affezionarsi. Informarsi. Imbarazzarsi per la difficoltà di scelta.

Solo allora, libri alla mano che non siano le commercialate più commercialate, ci si può guardare in faccia e dire se ci sono ancora libri di qualità oppure no, c’è il nulla.

O forse sono io che, contro le brutture, credo funzioni meglio la ricerca della qualità e della bellezza piuttosto che la vana lamentela?

[Se avete anche voi 10 ottimi titoli pubblicati ultimamente, qui si accolgono a braccia aperte!]

*a onor di specificazione viste un paio di obiezioni: il “kattiva” è mio. Il post in merito era tutto ampolloso

:)



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