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Perché proprio a noi?

Creato il 20 febbraio 2016 da Sveva

Perché proprio a noi? Perché? Credo di essermelo chiesta invano infinite volte dopo aver scoperto di non poter avere figli. Mi sono arrovellata, torturata, tartassata per lungo tempo senza tuttavia trovare una risposta sensata. Pensavo di avere il diritto di avere un figlio, di poterlo avere quando desideravo io e secondo i miei piani. Ma scoprii ben presto che non avevo nessun diritto, che niente di quello che avevo sognato ed immaginato sarebbe accaduto. Mi sono sentita punita per lungo tempo da un Dio che allora vedevo come un giudice insindacabile; si dice che i figli sono un dono di Dio ed io non ero quindi abbastanza all'altezza per meritarmi quel dono. Ero una donna il cui ventre non avrebbe mai portato frutto e questo mi faceva sentire menomata, a metà. Osservavo pance di amiche e conoscenti gonfiarsi di vita e seni trasbordare di latte poi guardavo la mia pancia, tale solo per i chili di troppo e mi sembrava di essere un contenitore vuoto. Non avrei mai sentito la vita scalpitare dentro di me.

Perché? Perché proprio a noi?

Venne poi il tempo della pace con quel Dio con cui tanto ero arrabbiata, il tempo in cui lasciai che i perché rimanessero senza risposte, sospesi in attesa di giudizio. Sospesa come mi sentivo io, in bilico tra la nostalgia per quello che non sarebbe mai stato e quello che il futuro mi avrebbe riservato. Mi sentivo spinta verso un altro desiderio di maternità, a tratti mi faceva paura abbandonarmi al pensiero che avremmo potuto adottare un bambino. Se quella strada non fosse giunta al compimento, se qualcosa nel percorso fosse andato storto sarei ancora stata in grado di accettare? La paura di non farcela mi ha accompagnato fino a metà circa del cammino, fino al colloquio con il giudice quando ho avuto la sensazione che quello che mi era stato possibile fare l'avevo fatto.
Il tempo dell'attesa di nostro figlio divenne finalmente il tempo in cui quei perché scomparvero, cancellati da nuove e solide consapevolezze di aver ricevuto non una punizione ma una splendida grazia.


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