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Piazza Palmina Martinelli, per non dimenticare

Creato il 10 ottobre 2011 da Trame In Divenire @trameindivenire
Piazza Palmina Martinelli, per non dimenticare

Piazza Palmina Martinelli, resta fra le nuvole

La firma da parte mia a sostegno della petizione simbolica è concreta al tempo stesso della mia volontà e di quella dell’amministrazione comunale, di individuare un’area della città, verificheremo se una via o una piazza, alla povera Palmina di cui ho un drammatico e commovente ricordo, dal momento che fui proprio io ad essere chiamato, come medico chirurgo dell’ allora ospedale di Fasano, per intervenire, subito dopo il tragico episodio,  verificando le disperate condizioni della piccola Palmina che decidemmo di trasferire subito al Policlinico di Bari nel reparto dei grandi ustionati. (Cit. Gofasano.it – Lello Di Bari, sindaco di Fasano, 23 dicembre 2010)

 

Quando la memoria è un affare avverso

C’è una strada per tutto e tutti, eventi e persone. In genere intitolare una strada o una piazza serve a conservare e trasmettere la memoria di eventi e persone alle generazioni future.

Lo scorso luglio, l’amministrazione comunale di Fasano ha intitolato ben 10 strade alla memoria di artigiani, imprenditori, politici e artisti locali. C’è stata una via anche per Francesco Di Bari, primo sindaco dell’epoca repubblicana e padre dell’attuale sindaco Lello Di Bari. Una via anche per Lord Robert Baden Powell, ufficiale inglese, massone e fondatore degli Scout. Che avesse parenti oriundi?

Di Palmina Martinelli, nonostante la parola data, nemmeno a parlarne. Del resto s’è trattato di una proposta politica che, seppure vada ben oltre l’aspetto simbolico, viene dalla parte politica avversa. Il 23 dicembre dello scorso anno, infatti,  il circolo di Sinistra Ecologia Libertà di Fasano consegnò al sindaco Lello Di bari, la petizione popolare per intitolare una piazza a Palmina Martinelli, arsa viva l’11 novembre 1981 a 14 anni perché rifiutava di prostituirsi.

Memoria e storia, maestre di vita?

Si dice che la storia è maestra di vita, un immenso patrimonio di conoscenze ed esperienze che ha la funzione di tramandare le gesta “umane e progressive”, poiché su queste si fonda la ricchezza e la forza del domani. Intitolare una strada o una piazza, spesso, fa al caso della storia, lascia una traccia e permette di rispondere alle imperiture domande: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?

Ma, nella storia, (ahinoi!), ricorrono anche fatti e persone che hanno segnato il passo al disagio, al degrado, al dolore, alla violenza, alla sopraffazione. C’è da trarre insegnamento anche da questo, non solo dagli esempi di gloria, soprattutto per affrancarsi da cause ed effetti che rappresentano un freno alle sorti evolutive. Conoscere le cause significa risolvere gli effetti. Salvo poi che non si preferisca rimuovere dalla memoria fatti e persone, per il solo motivo di non averne il necessario coraggio, la forza morale e la dignità intellettuale di riconoscerle come un impedimento o un errore e assumersi il carico, individuale e collettivo, di risolverle.

Un impegno che è anche un dovere, dei singoli e delle comunità. Impegno e dovere che passa anche e soprattutto attraverso la politica a cui è affidato il mandato di elaborare percorsi e risolvere impedimenti e ostacoli, sociali, culturali e politici stessi, in piena condivisione con la comunità di appartenenza. E’ il modo migliore perché la memoria serva a conseguire una più ampia consapevolezza, non solo individuale.

Il guaio è quando, alla mancanza di coraggio e di dignità, si aggiunge la pressoché totale colposa indifferenza della classe politica a cui fa da sponda l’indolente generalizzato costume della comunità stessa. Ancora peggio quando l’indifferenza è sostenuta dalla ragione della parte politica avversa. Un ricatto più che una ragione dialettica. Un torto alla comunità, più che alla parte politica avversa. E’ il segno che ci si è avviati verso il pericoloso e drammatico vicolo cieco e sordo allo stesso tempo, in cui non avendo visione e ascolto, non avendo coscienza del presente e del passato, non si scorge alcun futuro. Memoria e storia in queste condizioni non hanno nulla da insegnare. Altro che sorti umane e progressive!

 

giuseppe vinci

 pubblicato su www.gofasano.it 


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