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Pippe mentali del novello scrittore

Da Emanuelesecco
sottofondo: Eddie VedderHard Sun

macchinascrivere

A volte, mentre sono impegnato nella scrittura, mi chiedo cosa voglio in realtà trasmettere ai pochi ma buoni lettori ai quali sottopongo le mie creazioni. Fin qui tutto bene… è pienamente legittimo e non può destare alcun dubbio.
Però, come per incanto, arrivano le domande che mi arrovellano il gulliver già impegnato nella stesura di una storia che possa apparire per lo meno decente, ed è proprio in questi momenti che le mie dita si fermano e il cervello corre avanti e indietro ponendosi mille problemi e perdendosi in mille pippe mentali quali, fra le più gettonate, “piacerà?” o “forse non è un po’ troppo?” oppure ancora “non è che adesso mi prendono per un esaltato?”. Poi finisce tutto, e il piacere per la scrittura prende il sopravvento rendendo futili tutti questi dubbi.

Provate a pensarci: non vi è mai capitato di pensare, mentre siete lì ormai da ore a trascrivere quella trama che faticosamente avete elaborato nella vostra testa, se quello che state scrivendo sia o no lo specchio di voi stessi?
Vi siete mai chiesti se mentre scrivete vi sentite qualcun’altro?
Vi siete mai chiesti se lo scritto che volete proporre al vostro pubblico rispecchi anche solo in minima parte l’umiltà che sentite dentro di voi?

Quello che posso dire è che non scrivo per farvi pensare ad argomenti elevati (non ho di certo questa pretesa) o per mettermi in mostra ed erigermi a guida spirituale della nuova generazione di intellettuali (cosa che odio in un blogger), ma per divertire prima di tutto me stesso; per buttare giù anche solo il più sintetico degli incipit di quelle storie che ho sempre voluto e che non ho mai avuto la possibilità di leggere o di vedere (perché non le ho ancora scoperte o perché non sono mai state prese in considerazione da altri autori o registi).
Certo è che, però, il fatto di scrivere una storia (per corta che sia), pubblicarla e vedere che la gente la apprezza… beh… ti fa sentire bene, portando via anche solo per un momento i sentimenti di inutilità che qualche volta ci assaltano. Anche solo un buon commento può cambiarti la giornata (se poi l’apprezzamento arriva dai tuoi amici, non può non essere il massimo).
Vedere che il lavoro in cui metti tutto te stesso e nel quale cerchi di essere il più sincero possibile è la più grande gratificazione che si possa ricevere.

Quindi, il mio invito è: siate il più sinceri possibile con me, se vi fa schifo ciò che scrivo ditemelo pure, sono qui anche per incassare le critiche (troppo facile che tutto vada bene al primo colpo) e magari, se la critica è buona, migliorare grazie a essa.
Bon, ho finito.

Voto all’inutilità di questo post: 10+

 

E.


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