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Più duri che puri

Creato il 17 maggio 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom

Per analizzare serenamente le incognite che gravano sul futuro politico del nostro paese occorrerebbe, quantomeno, comprendere lessicalmente il significato delle parole, per poi capire, di conseguenza, ciò che siamo chiamati a valutare. Veniamo così alle cronache di questi giorni. Sabato 11 il Pdl è sceso in piazza per esprimere la propria solidarietà al presidente Berlusconi, cui è stato contestato – a più riprese, in verità – il reato di evasione fiscale. La recente condanna ha scosso i vertici del partito, che hanno deciso di adunare il popolo contro la solita magistratura politicizzata. Un trattamento ben diverso rispetto a quello riservato, in altri paesi occidentali, a segretari un po’ più giudiziosi. Ma tant’è. Se una volta “boia chi molla” era il grido di battaglia, adesso, con Bentivoglio Angelino, la sedicente destra si accontenta di un sommesso “boia chi Lo molla”, quasi che il Cavaliere fosse il sosia liftato dell’Arcangelo Gabriele, pronto a rivelare il Verbo.

Più duri che puri

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Lunedì 13 il pubblico ministero Ilda Boccassini, nella requisitoria finale in merito al famigerato processo Ruby, ha espresso profondo sconcerto nei riguardi della condotta morale dell’imputato Berlusconi, denunciando il “sistema prostitutivo” in atto fra Arcore e Palazzo Grazioli. La stessa ha rilevato altresì un’insolita anomalia: la remunerazione, da parte dell’eccellente inquisito, di testimoni della difesa, remunerazione peraltro successiva alla “emersione dei fatti in oggetto”. Secondo gli avvocati del Cavaliere, quel sistema prostitutivo altro non era se non “un insieme di cene eleganti, intervallate semmai da qualche gara di Burlesque”. Ora, non conosciamo il gusto e la classe dell’on. Ghedini, ma immaginare Marysthell Polanco nelle vesti di Obama,  di Ronaldinho o della Boccassini stessa, non appare – con ogni evidenza – come una regola aurea nell’abbecedario del bon ton. A correggere il tiro è stata Lina Barizonte, che ha specificato come i momenti ludici – o promiscui, secondo la tesi dell’accusa – scaturissero al più come reazione a “simpatiche barzellette divertenti”. Già. Immaginiamo la storiella dell’orchidea, ripetuta con aria sorniona, una battuta che nulle tensioni aveva creato nei rapporti col Vaticano. Sobrietà ed eleganza appaiono, pertanto, temi fumosi, su cui Via dell’Umiltà dovrebbe fornire alcune delucidazioni.Concludiamo, infine, con le improbabili interrogazioni parlamentari presentate dalla destra dura e pura nei confronti del ministro Kyenge, rea –  nientemeno – di voler concedere il diritto di voto a tutti coloro che risultano nati sul territorio nazionale. Apriti cielo! La Lega, il Pdl, i Fratelli d’Italia (tutti e 8) e perfino una parte dei Cinque Stelle, insomma l’intero schieramento alternativo alla sinistra si è mosso come un sol uomo. Esistono italiani di serie A e italiani di serie B, distinti – più o meno – dall’albero genealogico e dal colore della pelle. Nei confronti di questi ultimi, si vorrebbe vincolare la cittadinanza alla profonda conoscenza della Costituzione: e verrebbe quasi da ridere, se solo ogni tanto tornassero alla mente le scorrazzate in Transatlantico da parte delle Iene. Ai tempi di Tangentopoli Forlani annaspava di fronte al resoconto dei finanziamenti illeciti della Dc; adesso sedicenti padani, giuridicamente ignoranti, si ergono a difensori dell’amor patrio e della purezza della stirpe, dopo aver confuso la vituperata Costituzione con un ferrovecchio del sistema feudale. Come promemoria: Bossi usava il tricolore per adempiere ad esigenze igieniche dopo bisogni fisiologici, e lo faceva mentre era alleato di La Russa e della Meloni, invocando il dio Po’ o chissà quale altra corbelleria. La Lombardi, invece, voleva un trentenne al Quirinale, giusto per sfatare un tabù, così, per spezzare la gerontocrazia.

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