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Pubblicità sessista: ci dicono cosa è tabù e cosa no

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

La pubblicità sessista, se non esisterebbe bisognerebbe inventarsela. Però nessuno si inventa nulla di nuovo e il nostro Panorama pubblicitario resta fermo ai tempi del Carosello con l’unica differenza è che quest’ultimo era creativo e non ridotto a ripetitive pubblicità senza più genio creativo.

Ripeto dal lontano 2009 che siamo stufe di vedere come il femminile nella pubblicità sia ridotto a ruoli stereotipati come quello della “bambola gonfiabile”, “della massaia che lavora con il sorriso sulle labbra e mai che si ribella sul fatto che il suo lavoro è faticoso e poco retribuito ma che anzi lo fa allegramente con i tacchi a spillo come dire che oltre ad essere una perfetta donna di casa devi essere anche sexy e curata e trovare tempo per farlo. Ma poi come fa a pulire una con scomodi tacchi a spillo? Questi pensano che i lavori domestici fossero leggeri.

Se non siamo allegre massaie allora ecco che entra in azione la “donna chiavica”, mezza malaticcia, con problemi di ogni tipo, piagnucolona e con malattie imbarazzanti come stitichezza e flatulenze, anche perché una fanciulla per bene non deve scorregiare  e non ha la cacca puzzolente è tantomeno entra in ascensore con le incontinenze. Insomma molto in linea con il ruolo alternativo della donna di plastica, se penso che c’è gente che ancora pensa che Belen e le Veline  sono talmente perfette che non possono non cacare rose mi viene un orticaria.

A proposito di prurito, avete presente Vagisil?

In questi giorni, assieme a spot che con l’estate alle porte ci presentano una marea di donne svestitissime, va in onda uno spot con uno scenario che mette profonda mestizia. Se non lo avete visto ve lo racconterò io perché non ho trovato alcun video in rete.

Una ragazzina di età non superiore ai quattordici anni chiama la mamma e le dice con voce timida: “mamma…ho  un fastidioso…emh…prurito..emh… intimo“.

Appena mi si presenta questa scena mi chiedo “come mai questo imbarazzo?”. Va bene che è una ragazzina, non so se questo e’ sufficiente per perdonare quest’ennesimo scivolone pubblicitario, ma chi sono gli ideatori dello spot? Come si permettono a pensare che una giovane donna prova imbarazzo a parlare delle sue zone intime?

Immaginiamoci i pudori della famiglia “idealizzata” dallo spot:  Non si parla mai di sesso, non si affronta la maturità sessuale in corso di una ragazzina, la ragazzina della famiglia-tipo non chiede mai alla mamma come si affronta la prima volta se già prova imbarazzo a riferirle che le prude la vagina.  Non si manda una figlia così giovane dal ginecologo, infatti la poveretta dopo tanta sofferenza in silenzio, si rivolge alla mamma. Roba da milleottocento!

Ma che messaggio veicola lo spot?

“Parlare di organi sessuali è tabù ed è imbarazzante per ogni donna”.

Non proprio. Direi: “parlare di organi genitale femminili DEVE essere imbarazzante e per questo motivo oltre al tono di voce della ragazzina non consigliano alle giovani di andare dal ginecologo ma di usare una crema per ignoti pruriti intimi senza nome e alcuna consultazione medica, come se fosse cosmetica, nascondendo dei sintomi che possono essere anche patologici”.

Altro messaggio: “è un problema imbarazzante  anche se di poco conto“.

Possibile che tutto ciò che riguarda la sessualità femminile è tabù e imbarazzante, mentre da una parte assistiamo alla sovraesposizione di immagini femminili che ti mostrano anche il filo interdentale, come se la rivoluzione sessuale avesse liberato i nostri corpi.

Perché per pubblicizzare una crema anticellulite possiamo mostrare tutto l’”ambarabam” ma poi per parlare di pruriti intimi e mestruazioni non possiamo mostrare le nostre mutande tinte di rosso, non possiamo dire con fermezza e decisione “a me prude la topa, c’hai un rimedio” ?

Ecco che la Rivoluzione sessuale non ha liberato noi donne, che oggi conviviamo con contraddizioni che ci “mostrano” disinibite solo per soddisfare il voyeurismo ma ci vogliono inibite quando dobbiamo recitare la parte delle figlie, mamme, mogli e sorelle.

Mary


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