Magazine Diario personale

Quel profumo di rose.

Da Michele Orefice @morefice73

Ogni tanto mi torna in mente quell’episodio. É rimasto nascosto nelle piaghe della mia mente e ogni tanto riaffiora. Già piaghe , come a ricordare una ferita sempre aperta, da cui zampilla sempre un po’ di sangue, un po’ di dolore sempre vivo. Ero là in ospedale al fianco di Virginia, mia figlia che ora é un angelo. Non so poi se proprio la posso chiamare “mia” …. Diciamo che Dio me l’aveva prestata per un po’. Comunque ero là, nel suo letto, al suo fianco. Eravamo entrambi immersi in un lenzuolo rosso cupo. Gli strumenti che indicavano le funzioni vitali ci facevano da sottofondo. Io li tenevo d’occhio. Erano diventati quasi una condanna in quel periodo perché improvvisamente, senza nessun preavviso i battiti del cuore andavano a zero. Io muovevo un po’ Virginia, il cuore ricominciava a battere. Quindi dopo qualche secondo scendeva la percentuale dell’ossigeno nel sangue, suonava un allarme e le infermiere accorrevano. Mi chiedevano se tutto era a posto, davano un’occhiata alla bimba che vedendole piangeva un po’ e poi tornavano fuori in punta di piedi, quasi fossero entrare in un tempio. Già, il nostro tempio del dolore personale. La stanza due del primo piano.

Ero al suo fianco quindi a farle qualche coccola. La grossa TV sulla parete di fronte mandava immagini a cui non prestavo attenzione. Sentivo la necessità. Sentivo il bisogno di pregare. Su un comodino vicino al letto vidi la corona del Rosario. Una di quelle fatte di piccole pietre che avevamo comprato a Medjugorie qualche giorno prima. Sapevo teoricamente come si diceva il Rosario ma la pratica è a volte lontana dalla teoria. Sapevo che erano 5 decine di “Ave Maria” e tra l’una e l’altra si diceva un Padre Nostro altro non mi ricordavo. Nella mia infanzia avevo detto a volte il Rosario in chiesa ma era tutto sepolto dal tempo. Virginia dormiva serena al mio fianco, iniziai quindi con il segno della Croce , un Padre Nostro e quindi la prima decina. Dopo la prima decina quindi dissi un Padre Nostro, non sapevo tutto quello che oggi so e che si dovrebbe dire fra le varie decine. A metà della seconda decina capitò. Capitò che mi sentii pervaso da una gran felicità e da un gran profumo di rose. Dolce e piacevole. Non sono amante dei profumi, anzi, ma quello mi piaceva, mi penetrava dentro. Per paura che sparisse continuai a pregare. Andai diritto e finii il Rosario. Era la prima volta, la prima volta che lo dicevo da solo, che mi raccoglievo in silenzio. Lá vicini alla mia bimba morente, con i giorni contati.
Speravo. Speravo fosse stato un segno per la guarigione di Virginia e invece no. Era un segno per la mia guarigione. Speravo forse che tutto sarebbe tornato alla normalità, ma Dio, il mio Dio, è un Dio geloso, che prende e sempre di più pretende e chiede. Da allora tutto è cambiato, la gioia mi è nata dentro, mi ha dato lui la forza di vedere Virginia in una cassa bianca che stringe nelle mani due pezzi di Lego. Mi ha dato la forza di non ammattire, di capire che non era una fine ma un evolversi, un andare oltre. Da allora sento il bisogno quando sono da solo di pregare. Vado a correre, mi guardo intorno e vedo tutto quello che Lui ci ha dato della natura e che ci ha concesso di godere e quindi prego. Dico il Rosario. Mi sento con Lui e con Maria. Purtroppo quel profumo non è più tornato. Come fosse stato un attirarmi o un piccolo dono per aver intrapreso finalmente il giusto sentiero. Mi sento fortunato. Penso a tanti che magari non potranno sentire queste cose, persi nel combattere le piccole e grandi battaglie quotidiane per … Già … Per cosa?
Quindi scrivo qui con mia moglie per dare un segno di cosa Lui ha fatto, per attirare altri su questa strada ma tanti sono persi e lontani come non volessero sentire, come se quello che abbiamo passato e superato fosse qualcosa di estraneo , di impossibile. Come se fosse la storia letta su un libro di fantasie, un libro dimenticato o da dimenticare. Perché come tanti mi dicono : “la vita va avanti”…. Ma nessuno che si chieda “avanti dove?”. Non scrivo queste poche righe con la rabbia ma con incredulità. Con meraviglia. La meraviglia che ho a testimoniare come quello che sta scritto nel Vangelo si avvera ogni giorno. Come quello che Gesù ha fatto e detto 2000 anni fa sia oggi di un’attualità spiazzante. Questo mi stupisce e mi meraviglia. Sta scritto:
Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30 E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31 Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».”

Estratto di: AA.VV. “La Sacra Bibbia.” 199eBook.com.


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