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Quello che lei sognava – 1^ parte

Da Blanca Persaltrove

martha

Lo andava a trovare nei suoi sogni. Tutto era cominciato per caso, per consolazione, per riempire il vuoto che aveva dentro.
Aveva cominciato a pensare a Joshua l’autunno precedente, dopo che la mamma l’aveva battuta con la scopa per aver rovesciato il caglio. Martha era stata mandata a letto senza cena, con le gambe graffiate e livide, mentre il profumo della minestra le solleticava le narici e udiva il sommesso mormorio dei commensali – suo padre, i fratelli e la donna che si diceva sua madre.
Quando subiva un castigo, Martha si convinceva che quella non fosse la sua vera madre, non voleva ammettere la somiglianza tra di loro, chiudeva gli occhi alla realtà delle cose, immaginando che il suo posto fosse da un’altra parte, con un’altra famiglia; e in quella sera fredda del 1698, Martha desiderò vivere alla fattoria degli Haagen.
Hans Haagen, l’olandese, era arrivato a Marblehead un anno prima, accompagnato dalla giovane sposa e il figlio neonato, e si erano stabiliti in un casolare vicino al fiume. La comunità puritana li aveva accolti e, sebbene si dicesse che la donna avesse abbracciato la vera fede soltanto dopo il matrimonio, nessuno aveva mai trovato in lei segni di caduta.
Quando a febbraio il povero Joshua, imparentato con gli Haagen di Lynn, era rimasto orfano, era stato accolto in casa dalla giovane coppia e tutti avevano apprezzato l’ospitalità caritatevole e disinteressata.
Sei anni prima, quand’era un bambino, era stato imprigionato a Boston con i genitori, durante il processo alle streghe di Salem, e alla liberazione si era stabilito a Marblehead con il padre. La prigionia non aveva giovato al loro benessere, e se il padre si era gravemente ammalato, il bambino era rimasto un sempliciotto trasognato. Crescendo non era cambiato, tanto che i ragazzi lo deridevano ingiustamente ma anche se aveva tutta la forza per mandarli a gambe all’aria con uno spintone, il ragazzo comunque sorrideva.
Aveva sedici anni – tre più di Martha – e lei non credeva che fosse matto: stava attento alla funzione, era rispettoso e calmo, molto più gentile dei figli di suo padre che, se all’apparenza sembravano irreprensibili puritani, si accoppiavano con le pecore nella stalla, quando nessuno li vedeva.
Martha li aveva scorti e li aveva sentiti benedire il sole di settembre che avrebbe tardato il freddo, periodo in cui tutta la famiglia si scaldava al fianco degli animali e sarebbe stato impossibile sfogare i propri istinti.
Si era confidata con la cugina Abby, che aveva confermato che tutti i maschi avevano quella febbre in corpo, ma non certo Joshua: lui era bello, aveva occhi limpidi e mani grandi, il sorriso sincero di chi è incapace di fare del male. Senza saperlo Martha si era aggrappata all’idea di lui come amico,come salvatore, come fratello protettivo, e non le importava null’altro che coricarsi presto, per sognare un destino migliore.

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