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Raccogliere storie, leggere paesaggi

Da Postpopuli @PostPopuli

 

di Gianluca Bonazzi

“Raccogliere storie, leggere paesaggi”

Questa espressione esprime la mia appassionata opera plurale e variegata rivolta al paesaggio italiano e ai temi ad esso collegati, tra cui il principale, quello del camminare.
È una visione simile a un sogno, ma è pure condita di realtà, perché ha le radici ben piantate nel tempo della cultura italiana e della mia personale.
“Ogni cammino dona il tempo della consapevolezza: l’anima, specchiandosi nel paesaggio, si apre al futuro”: una mia riflessione in continuo divenire nello spazio, capace di creare per me una realtà più lenta, più profonda, più dolce.

Rallentando non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente, ho appreso il significato della Bellezza paesaggistica a portata di mano, quella dell’hic et nunc, del “qui e ora”, della storica provincia italiana, sempre uguale e diversa da se stessa, nel bene e nel male, stratificata come un fossile geologico.
Mi ha nutrito corpo, cuore e mente durante la mia ventennale gioventù, prima dell’avvento distruttivo e dorato dei devastanti oneri di urbanizzazione. Il collante di questa ricerca incessante è la memoria, che io definisco muscolo dell’anima. Nel mio sogno, o, per meglio dire, utopia reale, io mi definisco un raccoglitore di storie, cioè colui che aiuta a leggere un paesaggio attraversato, una sorta di libro intessuto, le cui pagine infinite sono costituite dalle radici culturali che l’impregnano.

 

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Foto di Meinolf Wewel (da Wikipedia)

Lo sono partendo dall’ascolto, per creare in me una sorta di sorgente primigenia da cui possono sgorgare parole buone, capaci di tessere relazioni col mondo circostante.
In questo caso il raccogliere, uno dei gesti antichi e concreti del mondo umano, si sublima in un atto invisibile ma pieno di sostanza vitale.
È essenziale comprendere il motivo di questa scelta etimologica.
L’atto del raccogliere, come tanti altri, era uno dei tipici gesti del mondo contadino, il quale impregnava l’umanità in modo sottile e simbolico con una cultura e un linguaggio oltre il verbale, che, mediato poi dall’esperienza e dal ricordo, influenzava la percezione della vita e delle relazioni umane.

Raccogliendo storie, da quella di un filo d’erba a quella di una nuvola che scorre nel cielo e a quella di un viandante incontrato per caso, cerco di stimolare una lettura continua, la più intrecciata possibile, consapevole del fatto che, più che in ogni altra nazione, in Italia, giovane e immatura di costituzione, ma dal cuore antico e ricco, ancor oggi c’è sempre qualcosa da scoprire, come fosse un fiore delicato e piccolo alla vista, ma dalle infinite radici nascoste, da lasciar incantati e sorpresi alla scoperta.

Si legge il paesaggio non solo camminando, anche viaggiando, ma con attenzione, per rivolgersi alla cultura nel senso più nobile del termine, dal basso dei racconti orali per irradiarsi all’alto delle espressioni artistiche più svariate.
Non è lo sguardo del tuttologo ciò che intendo, ma quello del “volo d’uccello” che propone ai partecipanti di un cammino, ad esempio, il campo delle opzioni possibili, senza troppi approfondimenti, lasciando a ognuno la libera volontà di scelta.
Proporre la lettura di un paesaggio significa il tentativo di stabilire un legame con esso che parta dall’emozione, passi per la conoscenza del bello e del brutto, per arrivare alla tutela e alla salvaguardia della sua Bellezza.

Credo pure che tale tipo di relazione sia quanto mai necessario e doveroso, per far fronte agli effetti di una crisi economica senza precedenti e per sanare le nostre ferite dell’anima.
Quando proviamo un sentimento per qualcuno e/o qualcosa che sta male, dobbiamo fare tutto e il contrario di tutto per custodirlo e tramandarne l’intima essenza.
L’Italia, nazione paese, il Belpaese, com’è definito da noi e all’estero, amato follemente per i suoi tesori mai abbastanza conosciuti, è una Grande Madre malata che ha bisogno di cure e di vicinanza.
Raccogliere, tramandarne le storie vuol dire allungarLe la vita, recando salute a noi stessi.

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