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Recensione di ‘Seta’ di Alessandro Baricco

Creato il 22 marzo 2015 da Valeria Vite @Valivi92

“Una sera Hélène gli chiese
– Cosa sono?
- È una voliera.
– Una voliera?
- Sì.
– E a cosa serve?
Hervé Joncour teneva fissi gli occhi su quei disegni
- Tu la riempi di uccelli, più che puoi, poi un giorno che ti succede qualcosa di felice la spalanchi, e li guardi volar via.”

Recensione di ‘Seta’ di Alessandro Baricco

Seta è un romanzo di Alessandro Baricco pubblicato nel 1996 da Rizzoli, che ho letto avidamente in un paio di nottate.

Il romanzo racconta la storia di Hervé Joncour, che di professione rifornisce di bachi da seta le filande del paese francese in cui vive e, quando in Europa e in Africa scoppia un’epidemia che rende inutilizzabili i bozzoli, è costretto ad intraprendere lunghi viaggi in Giappone, una terra “alla fine del mondo” da non molto tempo aperta agli stranieri. Qui viene accolto dal ricco Hara Kei, un enigmatico personaggio proprietario di una meravigliosa voliera di uccelli esotici e costantemente accompagnato da una giovane ragazza dagli occhi dal taglio occidentale e il volto da ragazzina. Hervé e la misteriosa fanciulla s’innamorano, ma il viaggiatore ama anche la moglie Hèléne, che lo attende in Francia. La ragazza sconosciuta si dichiara con uno scritto in ideogrammi giapponesi, che Hervé fa tradurre a Madame Blanche, una ricca prostituta giapponese residente in Francia.

Per non rovinarvi la lettura non dirò altro sulla trama del romanzo, meglio soffermarsi sull’analisi dell’opera. Il titolo, che rimanda alla seta, il tessuto più leggero che esista e che in Giappone ha persino la consistenza del nulla, non si riferisce soltanto all’argomento principale del racconto, ma anche alla leggerezza delle sue pagine. Seta è un romanzo breve costituito da altrettanto brevi capitoli (uno di essi è lungo addirittura tre righe) e colmo di silenzi, allusioni e ripetizioni. La narrazione è semplice e oggettiva, basata sulla mera enunciazione dei fatti e avara di descrizioni, eppure l’opera evoca un’atmosfera sospesa e misteriosa, come se l’autore non volesse raccontare tutto; forse il racconto vuole trasmettere le stesse sensazioni che Hervé ha provato in Giappone, una terra inaccessibile e incomprensibile, affascinante e suggestiva.

Seta sembra una fiaba per la sua atmosfera senza tempo, sebbene le coordinate spazio-tempo siano ben definite dall’elenco di eventi storici contemporanei alla vicenda descritti all’inizio del racconto e dalla citazione di vari luoghi geografici nel corso della narrazione. La ripetizione dell’elenco dei luoghi attraversati dal protagonista durante i suoi viaggi trasmette, oltre alla ripetitività annuale con cui il protagonista compie il viaggio, l’epica maestosità dell’impresa compiuta.

Il romanzo ha conquistato su Goodreads una media di tre stelline ma non è piaciuto a due ragazze che conosco: una blogger molto popolare in rete gli ha assegnato una sola stellina e una mia amica mi ha sconsigliato di leggerlo. Nonostante ciò ho concluso la lettura di Seta molto rapidamente e devo constatare che il libro mi è piaciuto. Lo consiglio a coloro che amano il Giappone o cercano una lettura veloce e leggera ma singolare e profonda.


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