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Recensione “L’ampolla scarlatta” di Monique Scisci

Creato il 14 novembre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Valentina Coluccelli Recensione “L’ampolla scarlatta” di Monique Scisci Titolo: L’ampolla scarlatta Autrice: Monique Scisci Casa editrice: CIESSE edizioni Pagine: 336 Prezzo: 18,00 euro Data di uscita: Luglio 2012 Sinossi: Aurora ha tutto ciò che desidera, è di animo puro e semplice, la vita le sorride. L’amore è alle porte, ha una famiglia serena e sicura alle spalle. Tutto crolla sotto i suoi piedi, eventi tragici la surclassano e lei soccombe, impossibilitata a reagire, il destino spietato l’attende. Ma il tormento non ha fine, perché il cambiamento radicale a cui non può sottrarsi, non è ancora avvenuto. Chi la sta osservando e perché? Cos’è l’Ordine, di cui ha sentito bisbigliare alle sue spalle? Sta succedendo qualcosa al suo corpo, o sono effetti collaterali delle gocce vermiglio dell’Ampolla Scarlatta che il medico le ha prescritto? Un lupo bianco, creature della notte e segreti di famiglia mai svelati. Ce la farà ad affrontare l’arduo percorso che l’aspetta?
RECENSIONE Leggere un libro di un autore esordiente è un po’ come aprire la scatola di cioccolatini di Gumpiana memoria: non sai mai quello che ti capita. È per questo che amo leggerli e, spesso, li prediligo: ogni volta è una sorpresa, ogni volta è un incontro con la persona che sta dietro al testo (perché il primo libro ha sempre tanto del suo autore, è dotato di una trasparenza e di una genuinità che vengono man mano scemando, “mascherate” dall’elaborazione dello stile, dalla ricerca di nuovi contenuti) e ogni volta è l’esperienza dell’impegno e dell’entusiasmo che vi si respirano. Tutti fattori, questi, che mettono parzialmente in ombra possibili lacune, errori e ingenuità dovuti all’inesperienza (possibili, ma non inevitabili, perché ho letto libri di esordienti di una ricchezza e di una integrità sorprendenti) e che invitano a un giudizio onesto (e ci mancherebbe!), ma anche conciliante e incoraggiante.
Non fa eccezione questa opera prima di Monique Scisci, che si inserisce nell’animato alveo dello urban fantasy a tema vampirico, ma coronando con il successo lo sforzo di originalità. Originalità che, già lodevole di per sé, diventa anche il punto forte del libro che, pur essendo evidenti l’impegno e l’entusiasmo di cui sopra, obiettivamente avrebbe avuto bisogno di maggiori cura e maturità stilistica. L’autrice smarrisce spesso il ritmo della narrazione e offre caratterizzazioni dei personaggi un poco sbiadite; oscilla nel medesimo contesto tra un linguaggio eccessivamente colloquiale (ad esempio “spazzolare un panino”) e uno didascalico o tecnico con impiego di termini improbabili (come “ancestrale forza propulsiva” o “euritmia”); troppo spesso, poi, utilizza termini errati o impropri (ad esempio, “a dorso nudo” invece di “a torso nudo”, “ferrata” invece di “serrata”, “imperterrito” invece di “impietrito”); infine, non riesce a far chiarezza su tutto, lasciando alcune affermazioni apparentemente infondate (ma questo potrebbe facilmente trovare giustificazione nei volumi che seguiranno a questo primo) e riservando alla protagonista pensieri e reazioni non sempre credibili. Si tratta, come detto, di errori e ingenuità perdonabili in un’opera prima, ma che comunque vanno a influenzare l’organicità del testo e, di conseguenza, il piacere della lettura. Ma Monique Scisci sa anche aggiudicarsi diversi punti grazie alla già citata originalità. Il world building è interessante: i vampiri indotti – cioè umani trasformati in seguito a un morso e, grazie al proprio retaggio, capaci di astenersi dal bere sangue umano e di mimetizzarsi nella società –, per mantenere al sicuro il segreto dell’esistenza di esseri sovrannaturali, raccolti sotto l’egida dell’Ordine, si organizzano per combattere (e sterminare) i vampiri originari, maggiormente in balia degli istinti della natura vampirica e, quindi, non assimilabili dalla compagine umana. Anche la trama è particolare: dopo il colpo di scena iniziale, la morte dell’amatissimo fidanzato a pochi giorni dalle nozze, che sconvolge la “perfetta” vita della protagonista Aurora nella prima pagina – già spiazzante di per sé – e dopo un’ampia parentesi preparatoria, che abbraccia il periodo di lutto e poi quello del manifestarsi di ambiguità che la portano alla ricerca di risposte, la storia si trasforma in una lunga e ardimentosa fuga, in cui i nostri non lottano solo contro gli imprevisti e gli inseguitori, ma anche contro gli effetti della inesorabile, dolorosa e indesiderata trasformazione che si compie nel corpo della protagonista (altro elemento insolito). I compagni di viaggio di Aurora, pur non godendo di caratterizzazioni a tutto tondo e di completa credibilità, sono lontani dall’essere scontati e dal calcare i cliché soliti: la determinata e pratica sorella Maya, il comprensivo migliore amico veterinario Federico e, nel ruolo di guida, quello che Aurora scopre esser stato il suo protettore segreto da sempre, il vampiro Evan, accanito fumatore (e qui mi va a perdere tutto il sex appeal!) dall’aria misteriosa e dagli intenti nebulosi sino all’ultima pagina. Inutile chiedersi se tra Evan e Aurora nascerà una storia d’amore, come da copione del genere, ma anche qui l’autrice sorprende facendo seguire strade inusuali al loro rapporto e non facendogli raggiungere il coronamento (non in questo capitolo, quantomeno). Persino il finale è inaspettato, shockante quanto l’incipit; non tanto perché tronca sul più bello la storia quando ha finalmente preso consistenza e si è rivestita di un’atmosfera coinvolgente e convincente, quanto per il lapidario epilogo, una breve e solitaria paginetta che compare dopo due bianche, che lascia a bocca aperta. Dalle poche righe, infatti, si deduce siano successe diverse cose – decisive e, appunto, inattese – che l’autrice non racconta, probabile apertura al sequel che promette di essere nuovamente all’insegna della tensione e, indubbiamente, dell’originalità. Nota finale ma indispensabile sul libro è riservata al poco curato editing, che ha pesantemente affaticato e, di conseguenza, influenzato la lettura. Il testo è talmente gravato da refusi (accettabili, si sa, ma talmente numerosi da disturbare), errori grammaticali importanti e ripetuti, incomprensibile uso della punteggiatura, nonché dai già citati termini utilizzati impropriamente, da indurmi a credere – e lo affermo senza traccia di sarcasmo – di aver tra le mani una bozza e non una copia definitiva pronta per la stampa. Convinzione avvalorata dalla professionalità e serietà che ho sempre riconosciuto alla curatrice ed editor della collana del romanzo, e che ha infatti infine trovato conferma dopo un chiarimento con lei e l’autrice. Spero che ad altri lettori siano capitate le copie corrette per gustare appieno il libro. Recensione “L’ampolla scarlatta” di Monique Scisci L'AUTRICE Monique Scisci è nata a Milano il 21 aprile del 1982. Ha conseguito il diploma quinquennale di Liceo Artistico con sperimentazione Michelangelo. Attualmente iscritta alla facoltà di Scienze e Tecnologie della Comunicazione a Milano. Lavora nel reparto commerciale di un’azienda edile. Ha collaborato per un settimanale locale, come giornalista. Da sempre coltiva la passione per i viaggi, la musica, l’arte e soprattutto la scrittura, unico vero mezzo per esprimere e interpretare emozioni profonde. Si avvicina al genere fantasy sin da piccola maturando forte curiosità per il paranormal. Ha letto svariate volte ‘Dracula’ di Bram Stoker che considera la quintessenza del romanzo vampiresco. Fortemente impegnata per la salvaguardia degli animali e per il rispetto dell’ambiente.

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