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Recensione "L’onore perduto di Isabella De’ Medici" di Elisabetta Mori

Creato il 14 novembre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori oggi vi consiglio un libro storico che, ne sono certa, vi incanterà. Una storia d’amore e morte, entrata di diritto tra le pagine più nere che hanno segnato le vicende del nostro Paese. Nei personaggi descritti ritroviamo tutta la potente passione che caratterizza da sempre la vita del popolo italiano e anche lo spiccato senso dell’onore e della dignità di due importantissime casate italiane, il cui sangue si è mescolato in un inscindibile legame di amore, potere e sangue.   Titolo: L’Onore Perduto di Isabella De’ Medici Autore: Elisabetta Mori Casa editrice: Garzanti Collana: Collezione Storica Garzanti Numero pagine: 423 Anno di pubblicazione: 2011 Prezzo: 25 euro Trama: Per secoli gli storici hanno dipinto Isabella, la bellissima figlia di Cosimo de' Medici, come una donna priva di freni morali e dedita a "illecite passioni", giustificate solo dalla scarsa considerazione che il marito Paolo Giordano Orsini avrebbe avuto per lei. Tanto che alla fine lui, già macchiatosi di molti altri delitti, l'avrebbe uccisa, esasperato dai suoi tradimenti. Quella di Isabella e Paolo Giordano, rampolli di due grandi casate italiane, è una delle più sanguinose "leggende nere" del nostro Rinascimento. La tragica morte di Isabella ha ispirato, nel corso dei secoli, scrittori, poeti e scienziati, dall’elisabettiano Webster al romantico Dumas, da Domenico Guerrazzi a Gaetano Pieraccini. Ora è finalmente possibile riscoprire la verità e restituire a Isabella l'onore cancellato dalle calunnie. Partendo dai documenti originali, a cominciare dalle lettere d’amore tra i due sposi, Elisabetta Mori ricostruisce uno dei grandi misteri della nostra storia. Dipinge un'epoca, i suoi costumi, la sua cultura, oltre che naturalmente le trame politiche dell'Italia cinquecentesca. E ci regala il ritratto vero e commovente di una giovane donna intrappolata tra accordi diplomatici, calcoli politici e sentimenti profondi.
RECENSIONE La tragica morte di Isabella De’ Medici è figlia del suo tempo, non c’è dubbio. Elisabetta Mori fa rivivere con grande maestria e con tratto deciso gli amori, le passioni, i rancori, le gelosie, le smanie di vendetta e gli intrighi che hanno impresso un’orma indelebile nel Rinascimento. L’autrice ha la rara capacità di riportare a galla sentimenti sopiti dal tempo, che sono rimasti incagliati tra le righe di vecchi documenti, in attesa che qualcuno fosse in grado di decifrarli usando la giusta chiave di lettura. La Mori, inoltre, è un’archivista storica e ciò ha dato una svolta decisiva all’opera, che è ricchissima di aneddoti, dettagli riguardanti le vite dei protagonisti, documenti storici, testimonianze, come le lettere appassionate che si scambiarono Isabella e Paolo. La cura per l’aspetto storico, razionale, verificabile è rigorosa, puntuale e molto illuminante non solo per quanto riguarda la vicenda in sé e le vite dei protagonisti, ma anche per quel che concerne l’analisi di un periodo storico fondamentale per l’Italia e per l’umanità interaLeggendo il libro, molte volte, si ha l’impressione che i personaggi stessi siano usciti fuori dal loro tempo attraverso le pagine del libro e che si trovino davanti a noi, in tutto il loro splendore rinascimentale, pronti a raccontarci i loro destini perché possiamo custodirli e tramandarli allenuove generazioni. Ma soprattutto, affinché possiamo conoscerli e, quindi, conservarne memoria.
L’Onore Perduto di Isabella De’ Medici è saggio storico e romanzo insieme; infatti, se da una parte possiamo avventurarci tra le pieghe della storia di Isabella e Paolo come fosse una bella storia d’amore senza lieto fine, quasi un romanzo d’appendice, dall’altra la perfetta ricostruzione storica ci dice che siamo di fronte alla pura realtà, che spesso è anche più accattivante della fantasia. L’autrice è estremamente meticolosa quando descrive i personaggi, e gli scenari entro cui si muovono. Per esempio, nella parte iniziale del libro c’è, oltre al necessario albero genealogico delle due casate in questione, anche un paragrafo interamente dedicato agli intricatissimi legami famigliari che hanno sviluppato la complessa ascendenza di Paolo e Isabella. Elisabetta Mori ci tiene ad analizzare questi grovigli genealogici che farebbero invidia anche agli sceneggiatori di Beautiful. Dimostra di conoscere benissimo la materia, frutto di lunghi e accurati studi e sa destreggiarsi con una leggerezza impressionante tra i meandri più oscuri di queste famiglie. Ogni personaggio viene descritto nei tratti salienti e ricollegato alle proprie trame famigliari. Dopo questa parte di analisi, che tesse la ragnatela di potere e ambizione in cui Paolo e Isabella si trovano imprigionati, prende avvio la storia vera e propria.
I nostri due protagonisti vengono uniti dalla ragion di Stato, ma il loro è un matrimonio riuscito, in cui il fortunato e raro connubio tra amore e interesse si è realizzato senza difficoltà. La passione tra i due è bruciante. Paolo scrive alla sua amata: “Vi bacio le mani della cura et amor che mi portate, ma per questo non posso, cor mio, volerti più ben di quel che vi vogli, che ormai il mio mal è penetrato fino all’osso et è, mia cara, incurabile”. Questo è solo un esempio dell’amore struggente tra i due. Amore, passione e violenza. Tre parole chiave che non sono solo caratterizzanti della relazione tra i due protagonisti, ma descrivono un’epoca e un popolo.
Nel prologo la Mori riporta una citazione interessante, di Stendhal. Egli sosteneva che “gli italiani a quell’epoca erano dominati da tali passioni e odi profondi da impedire in loro la nascita di un pregiudizio assai ridicolo chiamato onore al tempo della Signora di Sevigné”. In realtà non è proprio esatta questa teoria. Gli uomini e le donne del Rinascimento avevano, eccome, un senso dell’onore, ma sapevano servirsene. Per loro non era un concetto assoluto, ma relativo, adattabile alle circostanze. Conoscevano le regole dell’onore e sapevano sfruttarle, anche ribaltarle, pur di perseguire i loro scopi. La vicenda di Isabella e Paolo ce lo mostra nitidamente, ma non è l’unico esempio. In tutto il Rinascimento (e non solo a onor del vero) troviamo questa “flessibilità”. Ipocrisia? Opportunismo? Astuzia? Mancanza di scrupoli? Forse semplicemente “arte di sopravvivere” in un mondo impregnato di veleni (spesso mortali) e amori spinti fino al limite ultimo. Comunque sia, il Rinascimento è Storia e noi, che ci piaccia o no, siamo anche figli del Rinascimento e dei sentimenti violenti. Leggendo quest’opera le nostre radici appaiono più chiare che mai, nel bene e nel male.
Elisabetta Mori ha anche un altro pregio: saper descrivere gli ambienti con la stessa dovizia di particolari che usa nel descrivere i personaggi. I ritratti di Roma e Firenze sono indimenticabili e nulla viene tralasciato. Sembra quasi che l’autrice abbia davvero visitato queste città nel Cinquecento. A queste descrizioni si aggiungono quelle, meravigliosamente pignole, dei castelli, delle fortezze e dei possedimenti perduti, acquistati, ereditati da entrambe le casate. Questi averi vengono perfino quantificati, in modo che il lettore moderno possa capirne l’esatto valore in rapporto all’epoca in cui vive. L’aspetto più “materiale” del libro ha anche un altro scopo: spiegare il complesso meccanismo della dote e di quanto questa potesse incidere sulle ricchezze, seppur enormi, di una famiglia del Rinascimento.
Paolo e Isabella sono vittime di tutti questi calcoli economici e politici, ma sembrano non preoccuparsene troppo. Il loro focoso amore viene prima di tutto. Tra tutti i personaggi quello di Isabella è di sicuro il più affascinante: la giovane è graziosa, intelligente, vivace, anche un po’ ribelle. E’ terribilmente gelosa di Paolo e ha una mente politica raffinatissima. La sua descrizione è quella che rimane più impressa: ”Gelosa come sua madre e testarda come il padre, aveva un’acuta intelligenza politica che le era difficile soffocare dietro la maschera sottomessa della moglie devota” (Pag.59). “…amò subito Paolo Giordano. Lo amò in modo passionale, geloso, ossessivo…Isabella faceva tutto con passione”. (pag.49).
Per quanto riguarda lo stile, Elisabetta Mori ci accompagna fino al tragico epilogo con una scrittura vibrante, emozionante, ricca ma non prolissa. Il libro si lascia leggere con facilità e mi sento di consigliarlo anche a chi ha una pruriginosa allergia ai saggi storici o non ha grande interesse per il Cinquecento o le storie di questo tipo. All’inizio forse farà un po’ di fatica ad “entrare” nella vicenda, ma con un pizzico di buona volontà la cosa è superabile nel giro di poche pagine: giusto il tempo di penetrare negli oscuri legami famigliari che fanno da sfondo al libro. L’oscura morte di Isabella De’ Medici. La morte di Isabella De’ Medici è il fulcro di tutta l’opera. Le leggende attorno a questa misteriosa fine non hanno mai smesso di appassionare gli studiosi del Rinascimento e di questa emblematica figura di donna. Elisabetta Mori tratta questo delicato argomento senza usare sensazionalismi, senza infittire di proposito la già densa nebbia che ammanta tutta la vicenda. L’autrice, insomma, è stata coerente con se stessa e con il tono storico e scientifico dell’opera. Ci riporta la versione ufficiale, in cui si sostiene che il cuore di Isabella avrebbe ceduto in seguito ad una lunga e sfibrante malattia, forse idropisia. Ma non tutti ci credono, ieri come oggi: si parlò subito di un delitto d’onore commesso da Paolo a causa dei presunti tradimenti della moglie; la Mori, però, non tralascia di riportare anche altre versioni, piuttosto accreditate, che iniziarono a circolare già all’epoca e che vedono Francesco De’ Medici, il fratello di Isabella, come vero mandante dell’omicidio, mentre Paolo ne sarebbe l’esecutore materiale.
Non c’è una verità assoluta in questa storia. Molti studiosi americani sono arrivati addirittura a sostenere che Paolo e Isabella abbiano finto di amarsi, sapendo che ogni loro lettera veniva puntualmente intercettata. In questo modo i loro tradimenti sarebbero rimasti ben nascosti. Il problema di questa teoria è che è stata presa troppo sul serio, come una certezza inconfutabile. Di fatto, però, prove che la confermino al di là di ogni ragionevole dubbio, non ce ne sono. Rifiutando di approfondire la questione e cercando di trarre delle interpretazioni esclusivamente soggettive, gli studiosi avrebbero falsato l’intera storia di Paolo e Isabella, lavorando più in astratto che su documenti veri e propri. Dunque non c’è da stupirsi se le linee della Storia si sono alterate a tal punto che cercare di riannodare i fili con il passato e la verità diventa ancora più difficile. Il libro di Elisabetta Mori ha questo grande pregio: non vuole essere un best seller a tutti i costi, ma un viaggio alla ricerca della verità.
L'AUTRICE: Elisabetta Mori è archivista storica e lavora all’Archivio Storico Capitolino di Roma. E’ autrice di numerosi saggi sull’Italia del Rinascimento e studia da anni la figura di Isabella De’ Medici.  

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