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Recensione: "La camera di sangue" di Jane Nickerson

Creato il 20 febbraio 2014 da Saraguadalupi
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Titolo: "La camera di sangue"
Autrice: Jane Nickerson
Editore: Mondadori
Pagine: 364
Prezzo: 17,00 €
SINOSSI   Sophia Petheram ha diciassette anni quando, dopo la morte del padre, attraversa in carrozza la selva intricata e spettrale che conduce alla tenuta di Wyndriven Abbey, in Mississippi. Qui sta per conoscere finalmente il ricco amico di famiglia che la prenderà in custodia: monsieur Bernard de Cressac. Fin dall'arrivo nella nuova dimora, Sophia si trova a vivere nel lusso più sfrenato, viziata e accontentata nei minimi capricci. La ragazza è affascinata dalla generosità e dal carisma di monsieur Bernard. Lui le impedisce, però, di ricevere visite e, in sua assenza, la affida all'occhio vigile di Odette, una giovane dama di compagnia francese. A spaventare Sophia è il passato del facoltoso tutore, sposato più volte: le sue mogli sono morte in circostanze misteriose e la ragazza ne intravede i fantasmi. Hanno tutte i capelli rossi, con sfumature color bronzo e oro. Proprio come lei... Ma se l'amore è un assassino meraviglioso, Sophia vuole scoprirne il volto. Image and video hosting by TinyPic
Finalmente sono riuscita a leggere questo libro che da mesi campeggiava allegramente sugli scaffali della mia libreria. Dunque: la storia di Barbablù credo che la conosciamo un po' tutti e, posso quasi certamente affermare che, da bambina, è stata la mia prima esperienza con le "pseudo-horror stories". Quanti di noi sono rimasti scioccati da piccoli quando ci veniva raccontato di quest'uomo misterioso con diverse mogli morte al seguito? Eppure, nonostante lo shock iniziale, ammetto di aver letto e riletto la versione originale di questa storia fino a consumare il libro e l'audio cassetta (eh già, avevo anche quella!) - a maggior ragione, quando ho saputo che sarebbe uscito questo libro, non me lo sono lasciato scappare!
Qui, la protagonista, è un'adolescente, Sophia, che, alla morte del padre, si vede invitata a trasferirsi nella dimora del suo padrino Bernard, conosciuto ben poco di persona ma sempre presente grazie ai suoi innumerevoli regali destinati a Sophie ed alla sua famiglia. La generosità dell'uomo è sempre stato motivo di fascino per la giovane abituata ad una vita modesta ma molto dignitosa, per questo, nel trasferirsi a Wyndriven Abbey prova felicità mista a malinconia per l'aver lasciato sua sorella ed i due fratelli in balìa del loro destino nella casa natale: anche quando le vengono regalati abiti nuovi, una nuova stanza ed una dama di compagnia personale, Sophia non può fare a meno di pensare a ciò che si è lasciata dietro le spalle, tanto da intraprendere una fitta corrispondenza con i suoi cari. Sarà proprio questa corrispondenza, misteriosamente interrotta e poi ripresa, che inizierà a far nascere nella ragazza dei dubbi sulla vera natura del suo padrino..per quale motivo un uomo tanto gentile e premuroso con lei dovrebbe nasconderle le lettere dei suoi cari, per ridargliele solo in un momento di particolare sconforto e mancanza familiare?
I misteri di quest'uomo sono innumerevoli e Sophia pian piano inizia a togliere i veli candidi che ricoprono la vita a Wyndriven Abbey, scoprendo il marcio, gli sguardi infuocati, le voci alte, gli ordini e soprattutto i divieti. Saranno i repentini cambi di umore del suo padrino - fino ad allora fin troppo gentile e affettuoso - a lasciare la nostra protagonista sempre più interdetta, con l'eterna paura di parlare, di dire o fare qualcosa di sbagliato (qualcosa che Lui ritiene sbagliato). Eppure, come spesso accade, la curiosità supera di gran lunga la paura, e questo la - e ci - porterà a scoprire una lunga serie di verità, di un passato talmente tanto scomodo da doverlo tenere nascosto a tutti i costi. Perfino attentando alla vita di quella stessa giovane che Bernard aveva accolto in casa come fosse figlia sua.
"Il bon vivant. La bestia. Il bambino ferito.
Chi era il vero Bernard?
Immagino che fosse tutte e tre le cose."
Ammetto di aver iniziato la lettura con diverse aspettative ma, se devo essere sincera, sono rimasta un po' delusa..o meglio, l'espressione più giusta, sarebbe che sono rimasta un po' così..senza niente in mano. L'ho letto quasi tutto in una notte e questo solitamente è un buon segno, se non fosse che alla fine della lettura non ho sentito niente: nessuna mancanza, nessuna emozione, nulla. Noia totale. E' un libro ben scritto, sicuramente, e per questo mi sono rifiutata di dargli solo un cuore, ma non mi ha coinvolta per niente. Parlandone con mia mamma, lei mi ha detto che probabilmente è perchè, per me, Barbablù è un classico e, rileggendolo adesso, ad anni di distanza, mi aspettavo forse qualcosa di un po' "adulto" (quantomeno dal punto di vista delle caratteristiche horror-thriller) : invece mi è sembrato di rileggere esattamente la stessa storia di quando avevo 10 anni e, ovviamente, ad oggi l'ho trovato adolescenziale. Non vi nascondo che la cosa mi ha urtato parecchio ma ho imparato che certe cose è meglio che rimangano nella memoria esattamente come ce le ricordiamo..
"C'era una volta... un potentissimo uomo che aveva case bellissime in città e in campagna, e un maestoso castello, e il suo nome era Barbablù... Era molto bello e affascinante, ma, a dire il vero, c'era in lui qualcosa che suscitava rispetto e un po' di disagio."
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