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Recensione "La famiglia Fang" di Kevin Wilson

Creato il 29 settembre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Redazione Titolo: La famiglia Fang Autore: Kevin Wilson Titolo originale: The Family Fang Traduzione: Silvia Castoldi Casa Editrice: Fazi Editore Genere: Narrativa Pagine: pp. 398 Costo: euro 18,00 Data di pubblicazione: 31 maggio 2012 Trama: Come definire la famiglia Fang? Una famiglia costituitasi negli anni Settanta che ha fatto della propria vita un’opera d’arte: Caleb e Camille, i genitori, non concepiscono azione che non sia artistica. I poveri figli, chiamati Bambino A (Annie) e Bambino B (Buster), sono vissuti dai genitori come un’appendice artistica, un ulteriore braccio capace di mettere in atto i loro deliranti e pazzeschi progetti artistici. Annie e Buster da adulti saranno due individui psicologicamente devastati: lei è diventata una nota attrice, ma beve, e lui invece è un giornalista dalle alterne vicende, che vive in solitudine. La famiglia Fang è il crudele ma avvincente ritratto di una coppia tanto squilibrata ed egoista da rasentare la totale distruzione dei figli, ed è un romanzo dedicato alla riflessione sul concetto di arte, sia essa scrittura, pittura, recitazione o “gesto artistico”. Kevin Wilson affronta un tema drammatico attraverso il filtro della comicità, sempre in bilico tra cinismo e ironia, che riesce a rendere lievi anche i passi più duri.
RECENSIONE Quando vidi per la prima volta La Famiglia Fang in libreria, fui colpito dalla copertina. Non riuscivo a classificare il libro che avevo davanti, non riuscivo a capire di cosa si trattasse. Lo lasciai sul bancone. Qualche tempo dopo, lessi su D una simpatica recensione di Francesca Frediani: fu l’unica che mi colpì, nonostante la moltitudine di pezzi usciti su questo libro. Lo comprai. E lo lessi in 4 giorni. Non puoi non rimanere colpito dall’originalità, il ritmo, i personaggi e la storia di questo libro. La famiglia Fang è un mix perfetto di teatro dell’assurdo, ironia spregiudicata e novità assoluta: già perché, almeno per quanto mi riguarda, non ho mai letto nulla di simile. 

A & B, Annie e Buster, ti entrano talmente dentro che non riesci più a farne a meno e quando il libro finisce ti chiedi disperatamente quando esca il seguito. Peccato che il seguito non esista e che Wilson abbia scritto solo racconti, oltre a questo romanzo. La storia è così astutamente sviluppata, che ad un certo punto fatichi a capire se si tratta di realtà o finzione e la voglia di riuscire a scoprirlo è talmente tanta che divori pagine su pagine, desideroso di riuscire a capire se Camille e Caleb Fang abbiano messo nel sacco i loro figli oppure no.
Raramente mi capita di sorridere, entusiasmarmi, stupirmi e preoccuparmi contemporaneamente leggendo lo stesso libro. E altrettanto raramente mi capita di concordare con gli strilli in IV di copertina: da Nick Hornby che lo definisce “Il mio romanzo preferito del 2011” a The Times che titola “Un romanzo irresistibile”, non posso che trovarmi d’accordo.
Perché chi di noi non mette su un teatrino nella vita di tutti i giorni? Chi di noi non si diverte a interpretare varie sfaccettature del proprio io in circostanze diverse? Ottima la scelta degli strilli, dunque, e Fazi Editore si è dimostrato intelligente nel metterle discretamente in IV, rinunciando alla cara, pregiata fascetta che tanto affannosamente ricercano tutti gli altri editori. Perché è proprio così che scovi un buon libro, libero dai vincoli e dalle bugie del marketing editoriale, o almeno, è così che lo scova un lettore forte come me, che tanto odia le fascette e che tanto odia gli strilli in I di copertina. Un ritorno al libro “vecchio stile”, dunque, quello che noti sì sul bancone delle novità in libreria, ma che spicca per la sua umiltà, per la sua non-fascetta, per il suo non gridare “comprami, sono un libro da non perdere”, quanto piuttosto per il suo titolo discreto e sibillino, dalla sua copertina inclassificabile e dai refusi presenti in bandella (Camille Fang viene ripetutamente chiamata Camilla: il correttore automatico di Word non perdona, e l’occhio non vede ciò che Word automaticamente corregge). L’identificazione del lettore nei personaggi wilsoniani è tale che ti si apre un mondo davanti e viene voglia anche a te di mettere alla prova la tua vena artistica. Do un 10. E lo consiglio a chiunque sia stufo di leggere sempre gli stessi libri e abbia voglia di spendere 18 euro in un ottimo investimento culturale. (di Andrea Bresson)

L'AUTORE: 

Kevin Wilson è nato e cresciuto nel Tennessee. Suoi racconti sono apparsi su numerose riviste letterarie americane. Attualmente insegna fiction alla University of the South. Ha esordito nel 2009 con la raccolta di racconti Tunneling to the center of the earth, selezionato dal «Publishers Weekly» tra i migliori dieci libri dell’anno e vincitore del Shirley Jackson Award. 

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