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Recensione "Ogni giorno, ogni ora" di Nataša Dragnić

Creato il 20 giugno 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,ecco una sorta di ricetta per avvicinarvi a questo libro: prendete tutti gli stereotipi del sentimentalismo, quelli sulle “anime gemelle”, sull’amore a prima vista, sul colpo di fulmine etc. etc.; epurateli della banalità e fate decantare il tutto per pochi minuti, tornando con la memoria ai primi innamoramenti dell’infanzia ed immergetevi nella lettura…

Titolo: Ogni giorno ogni oraAutrice: Nataša DragnićEditore: FeltrinelliCollana: I NarratoriPagine: 256Prezzo: 15 Trama:Primi anni sessanta a Makarska, piccola cittadina di mare in Croazia. Luka, cinque anni, vede arrivare la nuova compagna di scuola. I capelli neri, lunghi e ondulati. Una borsa a righe bianche e blu. Il sorriso aperto. Non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Intanto Dora varca speranzosa la soglia della classe e si guarda attorno. Un bimbo grande la osserva: è il suo principe, ne è sicura. Da quel momento Dora e Luka diventano inseparabili. Non esistono altri bambini, amici, passatempi. Solo una distesa infinita di giorni trascorsi insieme sul loro scoglio a osservare le nuvole, a parlare e sognare. Finché, un settembre, la famiglia di Dora si trasferisce in Francia e l'idillio si spezza. Sedici anni dopo, il destino regala a Dora e Luka un'altra chance: inaspettatamente si incontrano a Parigi. Sono cresciuti, ma nulla è cambiato e il loro amore ora diventa adulto, carnale, assoluto. Eppure qualcosa spinge Luka a fuggire… Dalla Croazia alla Francia, dal porto di Makarska ai teatri di Parigi, con una scrittura ipnotica e potente Nataša Dragnić racconta la storia d'amore fuori dal tempo di due anime indissolubilmente legate. Una passione fatta di baci che sanno di acqua salata. Di respiri, luci, colori. Di addii e ricongiungimenti. Una storia unica eppure universale, semplice e travolgente come le parole con cui è narrata.
RECENSIONEQuando ci si trova di fronte alla descrizione di sentimenti ed emozioni regressivi – nel senso buono del termine – non è facile eludere la banalità ed il sentimentalismo smielato. Nataša Dragnić ci è riuscita in pieno, ed è ancora più difficile descrivere cosa si prova nel leggere un libro così delicato, che riporta quasi maieuticamente alla memoria sensazioni che tutti noi abbiamo provato, da piccolissimi, soprattutto i primi giorni di scuola. Il distacco dalla mamma e dalla famiglia, la nascita di un fratellino o di una sorellina, la sensazione strana e nuova del primo innamoramento, una sensazione sopraffacente. Tutto come succede a Luka, il protagonista: il padre lo portava sempre a pescare su una barchetta, con sé i suoi preziosi colori e tanti indovinelli ai quali lui sapeva sempre rispondere. Poi la scuola materna, la nascita della sorellina Ana, i genitori che si allontanano, lui si rifugia in quello che ama più fare: colorare e disegnare. Un bel giorno ecco che arriva a scuola Dora, Dorice come la chiama affettuosamente sua madre ed è talmente forte l’emozione che dopo averla fissata fino a farsi lacrimare gli occhi sviene. E’ difficile spiegarsi cosa succede a cinque anni quando si stanno facendo i primi passi fuori casa e quando l’affetto prende forme diverse da quelle ristrette della famiglia. Sono quegli sconvolgimenti che normalmente sfociano in un arrivare a casa e rimanere in silenzio, conservare il segreto per sé oppure andare dritti dalla mamma e dirle che ci si è fidanzati, unilateralmente si sa (l’altro/a non sa niente di essere fidanzato con te!). Se si è maschietti e particolarmente coraggiosi, si chiede alla mamma se può regalarci un suo anello – un fidanzamento senza anello… Vogliamo scherzare? – se si è femminucce si dice, come Dora, che il bambino di cui si è innamorate “è il nostro principe azzurro”, lo “amiamo”, e dopo essere andate in giro per giorni e giorni incuranti di avere la faccia sporca di gelato, guarda caso cominciamo a scegliere un vestitino piuttosto che un altro… Dora, nello specifico, cresce man mano insieme a Luka, il suo principe. Ed il mare, che amano tanto, fà da sfondo alla loro crescita ed alla loro separazione: lei a Parigi, diventa una attrice affermata, lui, dopo la morte della madre, accetta il consiglio di una insegnante che lo spinge a coltivare il suo talento e diventare un pittore. Non una volta si ritrovano, e si separano, ma tante: quando lui la raggiunge a Parigi (si sono incontrati per caso ad una mostra) e non riesce a distaccarsene e quando lei ciclicamente torna in Croazia: lui ha fatto un matrimonio sbagliato, lei ha la sua vita ma non riescono a dimenticarsi, sono un tutt’uno da quel primo giorno d’asilo. Fino all’epilogo, all’ennesima volta che si ricongiungono, dopo sedici anni dall’ultima. Sarà quella definitiva? L’autrice ha formulato un vero e proprio incantesimo: ha evocato ricordi tra i più belli e condivisi da tutto il genere umano; quelli che riviviamo attraverso foto che ci ritraggono con il grembiule ed il fiocco, seduti ai banchi di scuola (parlo di chi, come me, è nato negli anni sessanta, da dove inizia la storia di questo libro). Ricordi che si riaffacciano quando sono i figli ed i nipoti a riproporceli ciclicamente.
Difficili, ripeto, da catturare con le parole in un libro. Piccoli flashback e ripetizione di frasi e parole: Luka che ripete, alla fine di alcuni capitoli “Filiamocela di qui”, ma poi sembra non averne mai il coraggio. La loro non è una volgare storia di adulterio: hanno perso più volte un treno, come si dice in gergo, che per loro sembra comunque continuare a ripassare (cosa che normalmente non succede). Ed ogni volta che lui la rivede è come la prima: una sensazione di vertigine, a volte sviene di nuovo, ma ci viene il dubbio che lo faccia per sentirsi nuovamente ripetere “che è il suo principe”. Nataša Dragnić non è andata a cercare ambientazioni che le fossero sconosciute: ha scelto la sua terra, bellissima e travagliata (negli anni novanta il protagonista parteciperà anche alla guerra che ha dilaniato il suo Paese). Per dipingere le emozioni del passato è stata un’ottima scelta, questa della location, poiché ha permesso forse di interiorizzare maggiormente un “patrimonio” così personale ed intimo, ma al contempo altamente condiviso da riuscire a toccare qualsiasi lettore. Che bello leggere questo libro! Ecco, l’ho scritto proprio come in preda ad un atteggiamento regressivo, ma spero mi perdoniate perché, anche se non faccio nomi, grazie a questo libro, mi sono ricordata di quello che credevo fosse il mio principe azzurro. Se la vostra era una principessa, fà lo stesso: immaginatevi di nuovo con la valigetta dei colori in mano, in cerca di un anellino, magari anche finto, trovato nelle patatine o nelle noccioline (come su Colazione da Tiffany), da regalarle. Quello che conta è l’emozione forte ed incancellabile che “il regale incontro” ha portato con sé.BOOKTRAILERL’AUTRICENataša Dragnić è nata nel 1965 a Spalato, Croazia. Nel 1995 si è laureata in Lingue e letterature straniere e si è specializzata in studi diplomatici. Vive a Erlangen, Germania, dove insegna Lingue nell'università locale. Ogni giorno, ogni ora è il suo primo romanzo, pubblicato in Germania da DVA. Molto conteso a livello internazionale,è in corso di pubblicazione in ventisette paesi. Sito italiano dedicato al romanzo: QUI


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