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REP. CECA: Vladimír Franz. Se un artista tornasse al castello

Creato il 18 dicembre 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 18 dicembre 2012 in Repubblica Ceca, Slider with 0 Comments
di Gabriele Merlini

JUDr. Vladimír Franz

Mai troppi dubbi sul fatto che potesse riscuotere un decoroso (a tratti elevato e diffuso) consenso la candidatura di Vladimír Franz a presidente della repubblica: è infatti nota la tradizione teatrale ceca e l’amore per l’oscuro, il gotico o quel senso di rottura che filtra osservandolo. Ma è solo apparenza poiché due bonari occhi azzurri si rivelano spesso capaci di fugare ogni preconcetto superficiale e diviene esplicita la connaturata pacatezza dell’individuo, al netto di tatuaggi e piercing. Ma prima due righe per contestualizzare.

Si terranno il prossimo gennaio le elezioni dirette del capo di stato a Praga. Trattasi di sostituire il tempestoso Václav Klaus accompagnandolo alla porta del Castello causa fine mandato: comunque la si voglia vedere e sviando le intemperie, un personaggio centrale nella storia nazionale dalla caduta del comunismo ai giorni odierni.

Metodologia che prende il posto della elezione parlamentare con voto di Camera e Senato (semplicemente Poslanecká sněmovna Parlamentu České republiky a Senát Parlamentu České republiky, sottolinea la pagina informativa) cui dobbiamo notevoli discussioni tra media e istituzioni. Il cambiamento è infatti sostanziale e tra i principali artefici della riforma l’attuale premier Petr Nečas, pressato da movimenti interni alla propria maggioranza come Top09 e Věci veřejné favorevoli e lo scetticismo del principale partito conservatore Občanská Demokratická Strana.

Otto i candidati sui quali fornire ristretta biografia: il senatore psicologo Jiří Dienstbier Jr. appoggiato dai scialdemocratici del ČSSD, l’ex premier tecnico Jan Fischer chiamato nel 2009 a sostituire il dimissionario Topolánek, Táňa Fischerová dei verdi, Zuzana Roithová dei cristiano-democratici KDU-ČSL, il ministro degli esteri e boss del Top09 Karel Schwarzenberg, Přemysl Sobotka dell’Ods, Miloš Zeman del Strana Práv Občanů più il suddetto Franz fieramente indipendente (curioso osservare nelle schede di presentazione la voce «ruolo precedente la Rivoluzione di Velluto», per altro termine non ceco: si può andare da dissidente a comunista passando da emigrato e l’ambiguo nessuno.)

Ad ogni modo scrivevamo di Franz. Risale a giovedì la pubblicazione di quei dati che lo danno graditissimo tra studenti e giovani a discapito del quotato Fischer. Poiché, chiamati ad esprimere una preferenza, circa sessantaduemila ragazzi hanno parlato piuttosto chiaro. Attorno al quarantuno percento di voti per l’eclettico artista mentre l’ex primo ministro aggiusta-guai resta fermo al diciannove. Seguono Zeman e Schwarzenberg.

Niente di determinante. Ovvio. Però indicativo. Sia per la dimensione/diffusione del gradimento (ogni tipologia di scuola e pressoché ovunque nel territorio nazionale) sia perché è speso una elezione capace di smuovere maggiormente gli animi rispetto a politiche o amministrative. Di fatto è noto come la figura del capo di stato racchiuda ovunque più di un semplice profilo politico traslando verso qualcosa di simile alla guida, al saggio della montagna. Non un semplice rappresentante messo lì in attesa che deluda ma un simbolo verso il quale, nella norma, non provare vergogna.

Vladimír Franz nasce a Praga nel cinquantanove e dopo qualche anno di giurisprudenza decide di dedicarsi interamente allo studio dell’arte seguendo corsi di pittura con Karel Souček e Andrej Bělocvětov, composizione con Miroslav Raichl e Vladimír Sommer, storia dell’arte con Jaromír Homolka e della musica con Jaromír Kincl. Oltre il citazionismo, lista che serve a sottolineare quanto Praga fosse decisamente ben popolata nonostante i tempi difficili. Una infarinatura di umanesimo cui segue l’approdo al teatro come scenografo e regista. In parallelo laurea in legge ma con scarso interesse nella prosecuzione della professione di avvocato, quindi pressante impegno nel mondo della creazione. Il totalitarismo che fa perdere stimoli in ambito legale regala linfa sempre nuova per proseguire con l’arte così ecco apparire anche la musica nella vita di Franz: dalla sonorizzazione teatrale ai vertici del settore presso la Akademie múzických umění v Praze o Accademia di Arte Performativa di Praga e la realizzazione di numerose composizioni. Un interesse crescente verso moltissimi settori e la voglia di misurarsi con materiale rinnovato: resta da capire quanto sia nuovo lo scranno di capo di stato nel Pražský hrad ed i discorsi di fine anno. Per Franz senza dubbio una sfida cui calarsi con l’animo del performer colto e determinato. Cui dedicarsi interamente o almeno stando a quanto promesso in più occasioni.

Ma nello specifico qual’è il programma di Franz? Tanto per cominciare – e non parrebbe l’unico – il candidato si dichiara né di destra né di sinistra. Si dichiara – e non parrebbe l’unico – deluso dalla politica e – non parrebbe l’unico – deciso a mettersi in gioco per conseguenza di uno stato sconsolante delle cose. Lo indicano come tizio senza la spocchia dei professionisti della politica (tipo: gli elettori sono disinnamorati perché gli eletti si sentono i padroni dello stato) perciò innovativo e capace di ascoltare. Nel contesto di una nazione che può vantare solo due capi di stato come Havel e Klaus, tendenzialmente più Havel che Klaus ma il nostro svicola saggiamente da ogni paragone: tesi superficiale e contesti differenti.

Prevedibilmente tollerante ed esposto sui diritti civili e le energie alternative. Prevedibilmente meno prolisso sulla situazione economica, il nucleare o la collocazione della Repubblica Ceca nelle politiche comunitarie e l’Unione Europea: venire dopo un euroscettico o eurodissidente (definizione che adora) dello stampo di Klaus infatti comporterebbe qualche dichiarazione di posizionamento. Ma c’è tempo. Per adesso si riporta solo una lesta indicazione ossia le politiche internazionali dovrebbero non soltanto favorire le grandi nazioni ma pure tutelare le piccole. Una apparente distanza dagli argomenti più battuti tuttavia fornendo motivazione intrigante per contorno: di base le cose in Repubblica Ceca funzionano e se c’è un problema non è strutturale ma morale. In inglese alla emittente radiofonica nazionale: «we live in a country where we have a system and the model works, to a greater, sometimes lesser degree. But it works. The problems, the way I see it, are in human failure. [...] So I see the problem as a moral one, not structural.» Tasto sul quale è possibile battere con maggiore competenza in caso sia eletto un uomo di lettere e arte. Musica e composizione.
Ironico un commentatore britannico che osserva: non molto solida come base. Ma chiunque potrà fare meglio di Václav Klaus.


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